Donne, bambini, anziani. Chi scappa dall’Ucraina verso la Moldavia

Reportage da Palanca. Le file chilometriche, i taxi, la rete del contrabbando. «Ora prenderò un autobus per la Romania e poi verso la Germania o l’Italia»

Palanca (Moldavia). Sfollati in fuga dall’Ucraina

A soli cinquanta chilometri da Odessa, nella propaggine più meridionale della Moldavia, si trova Palanca, uno dei confini più caldi nel fronte sud della guerra in Ucraina. Il confine è tra i principali punti di approdo in Europa non da Odessa (non ancora attaccata dall’esercito russo) ma soprattutto da Mykolaiv da giorni sotto assedio.

Prima di arrivare al confine dalla Moldavia la polizia ferma tutte le auto per identificare le persone a bordo. Domandiamo il motivo del controllo e ci dicono che, oltre ai volontari arrivati per aiutare, ci sono taxi illegali che chiedono fino a 300 euro per portare i rifugiati a Chisinau (il costo di un taxi regolare è di circa 50 euro).

200 euro per 50 chilometri

C’è un fenomeno esploso insieme al conflitto ma sottaciuto dai media ed è la corruzione al confine ucraino per lasciare il paese. Molte persone facoltose sembra paghino per saltare le fila chilometriche e uscire più in fretta possibile o, se uomini, per evitare l’arruolamento.

Tutto ciò è reso possibile appoggiandosi alla rete che in tempi di pace gestiva il contrabbando e che ora, alla tradizionale attività, ha aggiunto il passaggio illegale della frontiera. Non ci sono cifre certe, alcuni ci dicono chiedano intorno ai 10.000 euro per far uscire gli uomini dall’Ucraina, altri cifre inferiori ma tutte le persone con cui parliamo, sia ucraini sia moldavi, ci confermano l’esistenza del fenomeno.

Ci sono poi i taxi illegali anche in Ucraina, il costo per arrivare da Odessa al confine di Palanca è di circa 200 euro (per 50 chilometri), cifre sempre da rapportare al costo della vita in Ucraina.

Auto targate Odessa

A Palanca si trovano centinaia di persone e, a differenza di altri confini dove ci sono lunghe code di automobili, qui la maggioranza degli ucraini è entrata a piedi ed è in attesa di un trasporto verso l’Europa. Sono praticamente tutte donne, bambini e anziani e quando arriviamo aspettano i pulmini predisposti dal governo moldavo e dalle Ong per poi prendere gli autobus verso i centri di smistamento.

Il principale di questi centri si trova a due ore di macchina da Palanca a Chisinau, capitale della Moldavia. Sulla strada ci imbattiamo in numerose automobili targate Ucraina, molte con la targa di Odessa ma anche di Kiev.
Arriviamo al Pala Expo, in origine un polo fieristico convertito prima in un centro Covid e pochi giorni fa in un centro di accoglienza dei rifugiati.

«A Kiev situazione terribile»

Qui incontriamo Anastasya, una ragazza di Kiev: «Sono arrivata al confine in macchina e poi fino a qui in autobus. Tra poche ore prenderò un autobus per la Romania e da lì verso la Germania o l’Italia». Mentre sorseggia una bevanda calda ci racconta che «la situazione in alcune parti di Kiev è terribile, sono state distrutte molte parti della città, tanti stanno lasciando la città in particolare verso la Polonia o Leopoli».

Pochi minuti dopo incontriamo un’altra giovane di venticinque anni che arriva dalla città Mykolaiv da giorni sotto attacco, è con un cane che riposa al suo fianco: «Devo arrivare in Germania e poi in Danimarca. La sera non riesco ad addormentarmi perché sento il rumore delle sirene nelle orecchie».

Sono molte le storie che ascoltiamo, tutte a loro modo toccanti e diverse, ma ci colpisce la dispartirà di condizione tra chi ha amici e parenti nell’Europa occidentale, risorse economiche ed è riuscito ad uscire dall’Ucraina con una propria automobile e chi invece non sa dove andare e si appoggia al sistema di accoglienza. Disparità che nemmeno un conflitto riesce a cancellare.

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