Tutti i rischi del Codice antimafia. «Gravemente danneggiati alcuni diritti e l’economia»

Il punto critico, sostiene Migliucci dell'Unione delle camere penali, è l’equiparazione di reati contro la pubblica amministrazione a quelli di associazione mafiosa. «Si rischia l’incostituzionalità»

«Noi dell’Unione camere penali lo abbiamo ripetuto più volte: con il Codice antimafia si rischia l’incostituzionalità». Beniamino Migliucci, presidente dell’Unione, è molto critico verso la modifica delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, diventata legge il 27 settembre con l’approvazione alla Camera. La riforma punta a una maggior velocità nella confisca di beni, un maggior controllo sulle infiltrazioni mafiose nelle aziende e alla riorganizzazione dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati. Il punto critico, sostiene Migliucci, è l’equiparazione di reati contro la pubblica amministrazione, come concussione e corruzione, a quelli di associazione mafiosa. «Vengono estese norme eccezionali, disegnate per colpire fenomeni criminali ben specifici, a reati che nulla hanno a che vedere con la criminalità organizzata».

BASTA IL SOSPETTO. La confisca dei beni, prosegue Migliucci, era stata prevista per i reati di mafia perché si ritiene che la criminalità organizzata accumuli dei patrimoni illegalmente. Ora la misura viene ampliata per altri reati: con il nuovo Codice un soggetto anche solo sospettato (ma non sottoposto a condanna o addirittura già assolto) di fare parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione o induzione indebita può vedersi sottratti i propri beni. Le stesse misure di prevenzione possono essere applicate anche in casi di stalking, favoreggiamento della latitanza e terrorismo. «Si porta tutto su un unico piano, senza distinguere le singole tipologie di reato e senza tenere conto del criterio della pericolosità e abitualità che consente di applicare le misure di prevenzione». La Corte europea dei diritti dell’uomo, ricorda Migliucci, ha segnalato come queste norme siano arbitrarie, eccessivamente discrezionali e in contrasto con gli standard convenzionali.

PRIVATI E AZIENDE. «Innanzitutto bisognerebbe capire chi è l’organo che decide in quali casi applicare queste misure e con quali criteri, e come far sì che l’Agenzia nazionale per i beni confiscati lavori con efficienza. Ma si capisce che alla fine ad essere gravemente danneggiati saranno alcuni diritti e l’economia» dice Migliucci. Non c’è nessuna attenzione verso le garanzie: le indagini possono durare anni, anche con il ricorso alle intercettazioni, ma il proposto alle misure di prevenzione ha a disposizione solo dieci giorni per comparire in aula e dieci giorni per potersi difendersi. «Non solo i privati rischiano di essere rovinati, ma anche le aziende, che, se sospette, rimangono sotto tutela da uno a tre anni».

AGGIRARE CODICE PENALE. Il motivo per cui si è votata questa riforma, spiega Migliucci, è probabilmente un tentativo di aggirare le norme di procedura penale. Anche il Codice penale infatti prevede la possibilità di confische, però occorre come presupposto che vi sia una condanna. «L’estensione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali a reati diversi è un modo per raggiungere un risultato là dove il percorso ordinario non lo consente». Migliucci ricorda un episodio emblematico: «A un convegno un magistrato, rispecchiando una convinzione generale, disse: “Con il processo penale certi obiettivi non si riescono a raggiungere, con le misure di prevenzione sì”».
Già il penalista Franco Bricola, ricorda Migliocci, sosteneva che le misure di prevenzione configgono con il principio istituzionale della presunzione di innocenza. «Se però si stabilisce che queste misure non vengano inficiate di incostituzionalità, si doveva agire in modo opposto: restringere il campo di applicazione e aumentare le garanzie del procedimento. La riforma però si preoccupava solo di dare un’effetto simbolico di lotta ai reati contro la pubblica amministrazione e di aggirare le norme di procedura penale».

COSTITUZIONALITÀ. L’Unione camere penali ha perciò raccolto l’appoggio di autorevoli accademici come Fiandaca, Verde e Maiello e ha redatto un documento contenete le critiche alla riforma.«Cercheremo, per quanto possibile, di incidere anche sulle determinazioni della politica per ottenere delle modifiche. Come avvocati nelle aule, cercheremo di proporre, nelle giuste occasioni, la questione della costituzionalità».

@fra_prd

Foto Ansa

Exit mobile version