Tre indizi (con gaffe) fanno una prova. Berlusconi ri-scende in campo

«Come ha appena detto il qui presente presidente della Repubblica…». Un coro di mormorii e risate ha accolto il lapsus di Angelino Alfano. Freudiano anzichenò, considerando che si riferiva “al lì presente”  Silvio Berlusconi, e che il Cavaliere ha disteso la fronte corrucciata in un timido sorriso solo dietro l’invito del segretario del Pdl, preoccupato di mettere una pezza ad una gaffe che potrebbe essere non priva di conseguenze.

La cornice era quella della conferenza stampa di presentazione della «più grande novità della politica italiana», come l’aveva presentata Alfano prima delle amministrative. Che, in soldoni, si riduce ad una proposta di riforma presidenziale che difficilmente troverà un sufficiente consenso parlamentare, con l’obiettivo di farsi dire no dagli avversari e tornare a votare con il Porcellum e l’argomento elettorale che a non voler cambiare l’Italia sono stati gli altri. Ma sia la main track suonata dal duo Berlusconi-Alfano, sia il lato B, orchestrato sulle note di una Federazione per l’Italia che riunisca «gli innovatori, i liberali e i moderati» d’Italia, sono passate in secondo piano.

La vera notizia e la conferma che il Cav voglia tornare in pista. Una conferma che per il momento arriva tramite battute infelici e risposte diplomatiche. Ma che oggi, di fronte alla meglio stampa del paese accorsa alla sala Koch del Senato, non ha ricevuto mezza riga di smentita.
«Farò quello che mi chiederà il partito», ha risposto sibillino Berlusconi sollecitato da una domanda puntuale sul tema. Se si aggiunge che il Cavaliere ha «espresso la volontà di non ricandidarmi alla presidenza del Consiglio», manca solo il terzo indizio per avere la prova definitiva.

Uno schema realizzabile sia con il tandem Berlusconi presidente e Alfano premier, nel caso passasse la riforma proposta dal Pdl, sia, come è più probabile, si tornasse a votare con il Porcellum. Il Quirinale sarebbe la contropartita ideale di fronte alle richieste dei centristi di Casini di un posto al sole.
Che l’idea dell’ex premier fosse quella di non dilapidare il capitale di consensi che raccoglie il suo nome con una mesta dipartita lontano dai riflettori della ribalta lo ha confermato anche Pierluigi Bersani: «Non ho mai pensato che Berlusconi andasse al mare». Il terzo indizio?

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