Torino-Lione e Frejus. Per i No Tav c’è “buco e buco”

Pochi conoscono la vicenda del raddoppio del tunnel autostradale del Frejus che collega l’Italia alla Francia. Eppure in Val di Susa si discute molto anche di questo. Dividendosi ulteriormente.

“C’è buco e buco”. Verrebbe da dire. Tunnel che scatenano la protesta ed altri che incontrano il plauso. O una opposizione quantomeno (auto)silenziata. E c’è chi si concede la battuta: questi No Tav sono abbastanza Sitaf (riferendosi alla società che gestisce l’autostrada ed il traforo del Frejus).
La vicenda è il raddoppio del tunnel autostradale del Frejus che collega l’Italia alla Francia. E non si stupisca chi, lontano dalla Valle di Susa, scopre di saperne poco o nulla: la vicenda non ha certo avuto il risalto mediatico della Torino-Lione. Si parla di intervenire sulla costruendo galleria di sicurezza per renderla una “seconda canna” percorribile. Una soluzione che il presidente della Comunità Montana, Sandro Plano approva. «Come operatore del settore (dipendente Sitaf, ndr) – dichiara – penso che separare i flussi di traffico sia l’unico modo per garantire la sicurezza del traforo».
Il leader del fronte istituzionale che si batte contro la Tav, quindi, non ha nulla da eccepire sul raddoppio del tunnel per il trasporto su gomma. L’unica “prescrizione” di Plano è che lo stesso intervento si faccia anche al Monte Bianco, che altrimenti resterebbe una galleria di serie B cedendo quote di traffico, ulteriore, al tunnel della Val di Susa.

«Il fatto che contro il Frejus i No Tav non scatenino la rivoluzione è indice di maturità – aggiunge -: e non c’è rischio che raddoppino i mezzi pesanti sotto il traforo: i traffici sono in calo e ci sarà un boom solo perché le gallerie sono due. Quindi questi ecologisti dell’ultim’ora sventolano spauracchi e basta». Il riferimento è al presidente della Provincia Antonio Saitta, compagno di partito di Plano e come lui ex-popolare, che annuncia di volere «convocare gli altri soci pubblici di Sitaf per porre il tema: non possiamo raddoppiare i passaggi. Poi starà al Governo la decisione finale: io chiedo da subito norme per contingentare il numero dei Tir».
Forse anche all’onorevole Stefano Esposito che non ha perso l’occasione per, ancora una volta, “incrociare  le lame” con il presidente di Comunità Montana eretico rispetto alla posizione di partito sulla Tav. Dice il deputato: «Costruire la Tav per spostare il traffico su ferrovia deve essere un impegno strategico, non un’opinione passeggera. Tutte le istituzioni locali devono opporsi alla possibilità che la galleria di sicurezza diventi galleria di transito. In caso contrario, faremmo il gioco dei No-Tav».

L’apertura al traffico del secondo tunnel divide anche gli amministratori della Valle. Non sono d’accordo con Plano né il sindaco di Sant’Antonino Antonio Ferrentino, né quello di Villar Dora Mauro Carena: «È una vergogna – dice quest’ultimo -. ci avevano assicurato che sarebbe servita solo per la sicurezza: così si distruggono l’ambiente e il turismo». Sulla vicenda interviene anche l’assessore ai Trasporti della Regione, Barbara Bonino (Pdl): «Campioni della disinformazione – punge – sono scesi in campo, con il presidente della Provincia Saitta e l’onorevole Esposito. Evidentemente al Pd non sono bastati i danni fatti in passato dalla Bresso sulla questione della Torino-Lione con la diffusione di allarmi ingiustificati. Ora si persevera anche in tema di seconda canna del Frejus. Eppure dovrebbe essere chiaro a tutti che bisogna attuare tutte le misure possibili per aumentare la sicurezza delle gallerie, soprattutto se, come in questo caso, i lavori sono autorizzati e finanziati. Ed è evidente che l’unico modo per rendere più sicuro questo traforo sta nella separazione dei flussi di traffico in due canne distinte. Le previsioni per l’ultimazione dei lavori al Frejus sono di cinque anni, mentre il completamento della fase 1 della tratta internazionale della Torino-Lione ne richiederà diversi in più. È evidente che il raddoppio del Frejus non inficia il trasferimento modale delle merci, che rappresenta il nostro obiettivo finale». Questione di buchi, evidentemente. Che dividono. Ora più, ora meno rumorosamente.

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