Tempi duri, abbiamo bisogno di voi. Abbonatevi e fate abbonare gli amici

Abbiamo un piano economico da lacrime e sangue. E cordoni delle borsa stretti come una corda al collo dell’impiccato. Per questo ci serve il vostro aiuto. Grande. E subito.

Questo è l’editoriale del numero del settimanale Tempi da oggi in edicola (qui la pagina degli abbonamenti) – Caro amico lettore, ci serve una mano. Una mano grande. E se puoi dare mille, sia lodato il “santo benefattore”. Ma non siamo diventati matti. Con i tempi che corrono, quanti possono sottoscrivere un abbonamento al prezzo di mille euro? Ok. Noi speriamo nel miracolo. Ma intanto, ben venga la riattivazione di un abbonamento rimasto in sospeso. Ben venga l’abbonamento nuovo o regalato a un amico. Ben venga l’infiammarsi del cuore dei lettori e lo scatenamento della fantasia per moltiplicare il numero degli abbonati. Dopo di che, siano pochi o tanti, strapelati o pettinati, mettici tutta la generosità che può il tuo portafoglio.

Ne abbiamo bisogno. Bisogno urgente. Per affrontare i tizzoni ardenti della crisi, per uscire a riveder le stelle, per andare avanti altri vent’anni.

Ne compiamo venti giusto quest’anno. Ma non è facile mantenere in volo giornale e sito web con equipaggio e tirature tanto costosi quanto ridotti all’osso. Eppure noi continuiamo a crederci in questo resto di popolo delle notizie ragionate e dell’approfondimento. Tempi non è un algoritmo. E non è il criceto che corre sulla ruota dei clic. Ciò detto, lo shakespeariano motto «non basta parlare, bisogna parlare seriamente» che marchia la nostra storia fin dagli inizi (31 agosto 1995), comporta sacrificio. I nostri limiti? Li vediamo bene. Ma vediamo soprattutto il valore di una voce libera, radicata in una educazione. L’educazione cristiana.

Ragione, verità, amicizia. È tutto vero. Perciò, voghiamo controcorrente. E sono vent’anni. Vent’anni che ci proviamo e resistiamo. Vent’anni che imbarchiamo amici, storie e parole per rifare popolo. Fattori di bene.

È vero, non è mai stato facile. Nel 1995 non avevamo una lira ma avevamo tre amici al bar. Uno ci prestò un monolocale. L’altro un Apple di prima generazione (ricordate il parallelepipedo che sembrava una cassetta per le ceneri del morto?). Un altro ci allungò un assegno. Siamo andati avanti senza i soldi di un miliardario e di nessun altro che non fossero di imprenditori e aziende. Certo, di imprenditori e aziende che hanno condiviso i nostri ideali e il nostro fare giornalistico. Per il resto ci siamo sostenuti con gli abbonamenti e l’edicola.

A partire dal 2008, però, anno in cui scocca la crisi economica planetaria, cominciamo a soffrire. E con gli anni a seguire il conto economico di Tempi è entrato in sofferenza. Nulla di tragico se non avessimo registrato un calo dei ricavi pubblicitari fino al 50 per cento.

Eppure andiamo avanti, grazie all’impegno e al sacrificio di tutti. E guardiamo avanti, con una fiducia che non è mai venuta meno. Tutto è diventato una sfida da brividi. Abbiamo un piano economico da lacrime e sangue. E cordoni delle borsa stretti come una corda al collo dell’impiccato. Per questo ci serve il vostro aiuto. Grande. E subito.

Ci contiamo. E avanti per altri vent’anni. Grazie.

@LuigiAmicone

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