Te Deum, Xiao Xiao: Perché mi hai voluto tuo servitore

Xiao, seminarista cinese, racconta il suo cammino verso l’ordinazione. «Il regime ha messo in isolamento molti preti e insegnanti. Ma Tu, Padre celeste, non ci hai mai abbandonato». Pubblichiamo l'articolo che appare sul numero 52 di Tempi, in edicola dal 29 dicembre

Come ormai tradizione, Tempi chiude l’anno con un numero monografico di Te Deum. Qui pubblichiamo quello del seminarista cinese Xiao Xiao, che appare sul numero 52 della nostra rivista, in edicola dal 29 dicembre.

C
aro Padre celeste, come stai?
Il tempo vola e la campana che annuncia la mia ordinazione, e l’uscita dal nostro seminario maggiore, rintoccherà nei prossimi mesi. Riflettendo sulla strada che mi ha portato a compiere la mia vocazione religiosa, fatta di giorni pieni di gioia e miserie, mi accorgo che Tu mi sei stato accanto e mi hai consolato quando ero triste e impotente. Ora mi trovo nella cappella del seminario, da solo, a guardare il mio passato e a offrirTi la mia vita come preghiera.

Signore, grazie per avermi fatto venire al mondo 25 anni fa, come primogenito di una famiglia tradizionale della campagna cinese. I miei genitori e i miei parenti aspettavano un erede, colui che avrebbe portato la responsabilità dell’intera famiglia sulle sue spalle e assicurato la discendenza. Io ho ricevuto molto amore e tante cure dai miei genitori. Quand’ero ancora un bambino piccolo, l’improvvisa morte di mio padre ha rattristato tutti, lasciando mia madre sola a crescerci. Con grande fede, lei portava tutte le sere me e mio fratello alla chiesa del nostro villaggio per pregare. Incoraggiato da lei, sono diventato chierichetto, membro del coro e lettore delle scritture durante la Messa. Quando ho espresso il desiderio di diventare prete, i miei parenti si opposero ma mia madre mi appoggiò e spinse perché entrassi nel seminario diocesano minore dopo la scuola primaria. È stata grande.

Anche se il seminario era vecchio, fatiscente e povero, noi seminaristi eravamo in grado di superare le difficoltà di tutti i giorni e abbiamo cominciato a renderlo più simile a una casa. Sono grato di quella esperienza, dove abbiamo condiviso i nostri ideali per la diocesi. Abbiamo vissuto là per sette anni, poi siamo entrati nel seminario maggiore.

È sei anni che sono qui, sono affezionato a ogni cosa e a tutti gli angoli del seminario. Non vorrei lasciare questa “casa”: i tredici anni di vita passati a seguire una disciplina e regole precise sono stati pieni di gioia e hanno portato moltissimi frutti, anche se a volte la strada verso l’ordinazione può essere monotona e piatta. Oltre alle lezioni e alle normali attività, molti fatti sono rimasti impressi nella mia memoria. Una volta, il nostro seminario aveva bisogno di fondi per alcune riparazioni e per costruire una strada. Abbiamo ricevuto una donazione da una cattolica anziana e sola. La donna di 75 anni ha donato mille yuan (120 euro). Una piccola somma paragonata all’intero progetto, ma era tutto quella che aveva. Proprio come in quell’episodio del Vangelo dove la povera vedova offre tutti i suoi risparmi. Dio, con il Tuo amore tutto può succedere, anche l’unità tra tutte le persone.

Passeggiando in giardino, pregando nei diversi angoli, noi seminaristi scherzavamo, facevamo ginnastica, cantavamo, parlavamo, studiavamo in biblioteca e nelle classi dislocate ai quattro angoli dell’edificio. Abbiamo visto la costruzione di nuovi locali. Questa vita semplice, da scolaro, finirà presto e quella difficile da missionario comincerà. Devo molto a questo seminario e spero che Dio gli darà la grazia di formare molti altri buoni lavoratori della sua vigna. A parte la “normale” vita da seminarista, abbiamo sperimentato in alcuni casi minacce e restrizioni da parte delle autorità cinesi. Credevo che certe cose succedessero solo ai preti o ai vescovi. Mentre ero ancora al seminario minore, un giorno, in cui dovevamo dedicarci alle attività sportive, il programma è stato cancellato quando il nostro prete, nonché insegnante, è stato portato via dai funzionari dell’ufficio per gli Affari religiosi. Ci dissero di pregare a bassa voce nella cappella. Eravamo ancora troppo giovani per capire che cosa stesse succedendo. Io pregavo in silenzio e mi chiedevo se il momento del martirio fosse giunto, ma le cose tornarono alla normalità la sera stessa. Che cosa fosse successo, per me è tuttora un mistero.

Un altro fatto che non scorderò mai è avvenuto durante un’ordinazione episcopale. Noi seminaristi siamo stati chiamati per servire la Messa. Appena siamo arrivati, ci siamo accorti che il clima era estremamente teso: i sacerdoti stavano discutendo con gli ufficiali del governo e con alcuni membri della Chiesa ufficiale su alcune procedure. Poi, abbiamo sentito che i preti erano stati portati in isolamento. Terrorizzati, restavamo in silenzio. Ricordo che stavo dicendo a Dio: «Ti prego, fa’ che il sole sorga ancora». La mattina dopo, siamo stati chiamati in cattedrale, dove l’ordinazione ha avuto luogo senza difficoltà. Io ero euforico, altri piangevano. Sotto la Tua protezione, ce l’abbiamo fatta.

Al seminario maggiore, al termine dei due anni di studio di filosofia, non vedevo l’ora di passare il mio anno di tirocinio in città, previsto per farci sperimentare la vita nella società. Ma mia mamma mi chiese di tornare a casa perché avevano bisogno di aiuto nei campi, visto che si avvicinava la carestia autunnale. Ero contrariato, perché volevo andare in città insieme ai miei compagni di seminario. Ero triste e ho pregato molto e alla fine sono tornato a casa. Dopo qualche settimana, mia madre è stata colpita da un infarto ed è morta. Dio, Tu mi hai guidato per farmi stare con mia mamma nei suoi ultimi giorni di vita, anche se pochi, troppo pochi. Dopo la sua scomparsa ero triste e depresso, e ho pensato a che cosa significasse essere il primogenito in una famiglia cinese: portare la responsabilità della famiglia. Come fare? Che cosa sarebbe successo a mio fratello minore? Quei giorni sono stati difficili, confusi e dolorosi. Non sapevo cosa fare, in fondo avevo solo vent’anni. In quel momento il mio vescovo decise di mandarmi a studiare teologia all’estero. La mia mente era vuota, non volevo più diventare sacerdote. Ma Tu, Dio, non ha mai smesso di accompagnarmi in questa strada accidentata che è la mia vocazione. Una strada piena di svolte e tornanti, salite e discese. Mi hai guidato e mi hai fatto calmare, pregare e riflettere. Sono andato in ritiro e, mio Dio, Tu mi hai aiutato a uscire dalla confusione. Sono rimasto calmo, ho accettato a poco a poco il dolore per la perdita dei miei genitori, ho parlato con mio fratello del suo futuro e ho trovato il coraggio per dire al mio vescovo che non avrei accettato la sua proposta. Così, ho continuato a studiare teologia in seminario.

Non conosco molto del mondo fuori dal seminario, ma so che la Tua grazia non mi ha mai abbandonato. Ho trascorso giorni gioiosi, dolorosi, rumorosi, noiosi e vuoti. Ma li amo tutti. Sono diventato amico dei miei compagni e ho incontrato i miei insegnanti e soprattutto il Signore. Anche se la strada per seguirTi è piena di tribolazioni e difficoltà, qui sono maturato, sono stato educato. Ogni volta che mi sento solo e impotente, Tu ci sei. So che molti parenti e amici pregano per la nostra vocazione: noi stiamo toccando con mano la fede e la vita.
Dio, ti ringrazio e ti rendo lode.

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