Storia della Madonnina del Duomo. Che ci ricorda che l’eternità è entrata nel tempo

«Le giornate in cui è più bella sono proprio queste di inizio primavera». Intervista a monsignor Gianantonio Borgonovo, presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo

Milanesi e turisti affollano ogni giorno la piazza del Duomo. Ogni giorno migliaia di persone alzano il naso e guardano oltre il marmo bianco di Candoglia la punta dorata della Madonnina. Ma quanti conoscono l’affascinante storia che ha portato la statua sulla Guglia Maggiore? La racconta a tempi.it monsignor Gianantonio Borgonovo, presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo. «Il progetto della Cattedrale di Milano, così come la conosciamo oggi, venne successivamente e prese il posto della antica cattedrale di Santa Maria Maggiore e la basilica di Santa Tecla. Nel 1387 i Visconti espressero il desiderio di avere un’unica sola grande cattedrale, che avrebbe ricordato le grandi costruzioni gotiche già esistenti in Europa e sarebbe stata in marmo bianco. Sarebbe diventata il punto centrale del regno e fu ribadito con fermezza il desiderio di consacrarla alla Vergine».

TRE PROGETTI. Sono dovuti trascorrere ben due secoli, prima che qualcuno ipotizzasse di creare la scultura che rappresentasse Maria. «Nel 1521 l’architetto Cesariano decise che sarebbe stata una buona cosa posizionare una scultura sulla Guglia Maggiore, per andare a completare la perfezione del Duomo. Dove vi sono 52 capitelli, come le 52 settimane dell’anno, dove ogni angolo ha un significato simbolico e cronologico, per aiutare il fedele a fare un viaggio nel tempo fino all’eternità, che è propria di Dio, e che viene incarnata in Maria». Serviranno altri due secoli, fino al 1762, quando Francesco Croce delineò il progetto di una Madonnina, in tre forme diverse. Il primo era davvero grandioso, quasi irrealizzabile per la collocazione stessa, in cima alla Cattedrale. Il secondo posizionava ai piedi della Madonna degli angeli, di dimensioni simili a quelli della Madonna stessa. La terza idea vedeva angeli ai piedi della Madonnina, ma di dimensioni più piccole, ed è quello che poi è stato ultimato.

COPERTA DA UN TELO. «C’erano molti problemi logistici sul come issare la statua, su come renderla stabile e sul come proteggerla dalle intemperie e dai fulmini. Venne fatta cava, con un’anima di ferro, ricoperta di rame dorato. Questo scheletro interno è visibile nel museo del Duomo, perché nel 1967 è stato sostituito con uno in acciaio inox, più resistente. La Madonnina venne svelata ai fedeli solo il 30 dicembre 1774, molti anni dopo l’inizio dei lavori». E da lì la Madonnina non si è più mossa. Nemmeno durante la Seconda guerra mondiale, quando il rischio che fosse colpita dai bombardamenti era alto. Durante gli anni del conflitto la statua è stata coperta da un telo grigio, anonimo, per non farla diventare bersaglio di possibili attacchi aerei, e al tempo stesso non fornire agli aerei coordinate geografiche. La sua bellezza venne restituita ai milanesi nella cerimonia del 6 maggio 1945

UNA FEDELE COME TANTE. Tutte le cattedrali hanno qualcosa sull’estremità più alta, che sia una croce o un galletto segnavento. «La Madonnina è unica anche in questo. Incarna in sé la concezione dello spazio e del tempo, dell’eternità che passa attraverso la figura di Maria, scelta da Dio prima ancora della sua nascita, per renderla la madre di Cristo, e quindi di tutti gli uomini. Maria è anche l’incarnazione del fedele stesso: lei per prima crede alle parole dell’Arcangelo Gabriele, e quindi al messaggio che Dio le ha consegnato per il suo destino. I fedeli devono guardare lei, per credere nel modo giusto. Ha in sé un dogma religioso unico, non è una divinità, ma si fa portatrice del divino».

PROBLEMI DI ALTEZZA. Per molto tempo a Milano non è stato costruito nulla di più alto della Madonnina. Dovendo guardare la città dall’alto, non sembrava giusto oscurarle la vista. «È un divieto risalente agli anni Trenta, ormai desueto per i tempi. Ma è bello che molte delle nuove costruzioni, più alte del Duomo e quindi sovrastanti la Madonnina, abbiano al loro interno una piccola rappresentazione della stessa. Un modo per ricordarla comunque».
La prima volta che la vide, monsignor Borgonovo lo ricorda ancora. «Le giornate in cui è più bella sono proprio queste di inizio primavera, quando il vento spazza via lo smog e l’azzurro del cielo lombardo decantato da Alessandro Manzoni la rende ancora più brillante».

Foto Veneranda Fabbrica del Duomo

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