Oklahoma, a rischio la legge contro l’aborto approvata dal Parlamento

Il governatore ha opposto il veto alla norma che rende reato l'aborto per la prima volta in America dal 1973. Il padre del testo proseguirà la battaglia?

Aggiornamento: mercoledì 25 maggio 2016 – Come spiega il Los Angeles Times, venerdì il governatore dell’Oklahoma Mary Fallin, ha opposto il veto alla legge contro l’aborto approvata dal Parlamento dello Stato. Fallin, repubblicana e pro-life, ha motivato la decisione ribadendo che il suo desiderio è che la Corte suprema prima o poi si decida a riprendere in esame la Roe vs. Wade, la sentenza che nel 1973 sancì il diritto all’aborto negli Stati Uniti; ma secondo il governatore tale obiettivo non può essere raggiunto attraverso questa legge, che per lei rappresenta solo un «vago e ambiguo allargamento della responsabilità penale». Il padre della norma, il senatore Nathan Dahm, compagno di partito di Mary Fallin, ha tempo fino a venerdì prossimo, 27 maggio, per provare a scavalcare il veto del governatore, operazione per la quale avrebbe bisogno di due terzi dei voti favorevoli di entrambe le camere. Non ha ancora deciso se provarci o meno. Tuttavia, secondo i giornali liberal come il New York Times e lo stesso Los Angeles Times, al massimo Dahm può sperare di ottenere una vittoria di bandiera, poiché difficilmente il suo “bill” sopravviverebbe a un (inevitabile) ricorso davanti alla Corte suprema. Il massimo tribunale americano in tutti questi anni infatti «ha permesso agli stati di imporre restrizioni» all’aborto, ricorda il quotidiano newyorkese, ma sempre «confermando che le donne hanno diritto di abortire fino al momento in cui il feto può sopravvivere autonomamente al di fuori del grembo materno».

* * *

Per la prima volta da quando l’aborto è diventato legge in America, nel 1973, uno Stato è tornato indietro, rendendolo un reato penalmente perseguibile. La «misura senza precedenti», come l’hanno definita i suoi oppositori, è stata approvata il 19 maggio dal Parlamento dell’Oklahoma e già c’è chi invoca l’intervento della Corte Suprema affinché la dichiari incostituzionale sulla base della famosa sentenza del 1973 Roe v. Wade. Il Bill 1552 prevede una pena fino a tre anni di carcere per gli operatori sanitari che praticheranno interruzioni di gravidanza, eccetto nei casi in cui la vita della madre è in pericolo.

L’APPROVAZIONE. A votare a favore del ddl il mese scorso, con una maggioranza di 59 contro 9, era stata la Camera, mentre giovedì è passato al Senato con 33 voti contro 12. La legge entrerà in vigore se verrà controfirmata entro cinque giorni dal governatore dello Stato, Mary Fallin, conservatrice e fra i favoriti alla vicepresidenza nel caso di vittoria di Donald Trump alle presidenziali. Da quando è stata eletta nel 2011, Fallin ha accolto favorevolmente diversi provvedimenti restrittivi in materia di aborto.

PRO E CONTRO. Alla notizia dell’approvazione si è scatenata una bagarre politica. La candidata democratica alla Casa Bianca, Hillary Clinton, ha commentato: «Non possiamo stare a guardare mentre i politici estremisti attaccano i diritti fondamentali delle donne. Non solo è incostituzionale: è sbagliato». Anche Planned Parenthood è intervenuta insieme alla lobby abortista Naral Pro Choice America, che per voce del suo presidente, Ilyse Hogue, ha descritto la misura come «imprudente e pericolosa». Il presidente dell’Associazione nazionale dei medici, Sherri Backer, ha invece definito il voto «un’intimidazione ai dottori di tutto lo Stato». Nathan Dahm, il senatore repubblicano che ha combattuto per rendere l’aborto illegale in Oklahoma presentando la legge, ha invece affermato che «dal momento che la vita comincia fin dal concepimento deve essere protetta e credo che sia un compito fondamentale dello Stato difenderla».

«GOVERNATORE NON COMMENTA». La tempesta mediatica non ha prodotto alcuna reazione da parte di Fallin. Uno dei suoi portavoce, Michael McNutt, si è limitato a dire che «il governatore non farà commenti sulla legge, finché insieme al suo staff non l’avrà analizzata». Se Fallin non firmerà, ma non apporrà neanche il veto, la norma entrerà comunque in vigore. La legge dimostra in ogni caso che in Occidente, nel XXI secolo, è ancora possibile per un Parlamento legiferare e proibire l’uccisione di un bambino nel grembo della madre.

@frigeriobenedet

Foto Ansa

Exit mobile version