Stati Uniti. «La crisi non è politica, è spirituale»

I docenti americani Paolo Carozza e Joshua Mitchell spiegano al Meeting che cosa c'è alla base della crisi americana: «Se non recuperiamo il senso cristiano dell'uomo, non potremo ricostruire»

L’ascesa e la sconfitta di Donald Trump, l’assalto a Capitol Hill, la rottura di Black Lives Matter e dell’identity politics, la rovinosa ritirata degli Stati Uniti dall’Afghanistan. L’America è in crisi, «ma la crisi è più spirituale che politica» spiega alla platea del Meeting 2021 Joshua Mitchell, docente della Georgetown University, tra i massimi studiosi di Tocqueville. Il professore è intervenuto ieri pomeriggio a Rimini all’incontro Stati Uniti. Democrazia al bivio? insieme a Paolo Carozza, direttore dell’Helen Kellogg Institute for International Studies all’Università di Notre Dame, e il direttore di Repubblica Maurizio Molinari.

«Crisi profonda del senso di colpa»

Mitchell, autore per Tempi di un approfondito articolo sull’avvento del tiranno premuroso, analizza così la situazione americana: «Non è la prima volta che il nostro paese si trova in difficoltà, basta pensare a quanto avvenuto negli anni Sessanta. La differenza rispetto ad allora è che oggi c’è una crisi profonda del senso di colpa». Gli Stati Uniti, come l’Europa, si sentono in colpa «per il colonialismo, i conflitti mondiali, l’Olocausto. Il problema odierno è che l’indebolimento del cristianesimo non ci permette più di affrontare questo senso di colpa. Non sapendo più come espiare la colpa, ci imponiamo di rinunciare alla nostra nazione, alla nostra famiglia, alla nostra storia. Questi sono gli impulsi distruttivi che percorrono la società americana, alimentati soprattutto dalla sinistra».

C’è chi, come Molinari, vede la radice di tutti i mali nell’avvento al potere di Donald Trump e del suo populismo, ma anche Carozza sostiene che il problema della crisi americana non è politico, è pre-politico: «Ci sono sei elementi che alimentano la frammentazione della società: la dissoluzione delle comunità, l’indebolimento della coesione familiare, fonte primaria dell’educazione, sconvolgimento economico dovuto alla globalizzazione, individualismo sempre più atomizzato, declino della religione e un laicismo sempre più aggressivo».

«Bisogna recuperare il cristianesimo»

Davanti a questi problemi, continua Carozza, «non basta demonizzare il nazionalismo, che in una certa misura è positivo, ma bisogna recuperare gli ideali che ci tengono insieme e che sono fondamentali perché la democrazia possa funzionare».

Anche secondo Mitchell è da recuperare «il senso della comunità, perché l’unica alternativa è la violenza. Siamo anche al centro di una crisi di competenza, come dimostra quanto accaduto in Afghanistan. Non bastano gli esperti, è importante credere nella competenza dei cittadini, fondamentale in democrazia. Ma per questo, è necessario ritornare al cristianesimo».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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