Sport scolastici, Trump dà ragione alle donne? “Ennesimo attacco ai trans”

È più discriminante costringere le studentesse a gareggiare (e perdere) contro i coetanei in transizione o impedire a questi di fare sport femminili? Un caso da manuale del cortocircuito politicamente corretto in Connecticut

Attenzione, “ennesimo attacco dell’amministrazione Trump ai transgender”, denunciano gli Lgbtq, “violazione del Titolo IX”. Che ha fatto questa volta l’amministrazione Trump? Ha dato ragione alle donne, in nome ovviamente del Titolo IX. E chi non si preoccupa mai abbastanza di mettere in discussione quel regime binario e limitante rappresentato da “maschi e femmine” ma nemmeno di dare a Trump del predatore, misogino, sessista, ora è un po’ confuso.

Secondo l’Ufficio per i diritti civili del Dipartimento della Pubblica Istruzione degli Stati Uniti d’America, infatti, consentire ai transgender di competere negli sport scolastici con coetanee che transgender non sono, è una violazione della legge federale. Lo dice un documento di 45 pagine datato 15 maggio e inviato in copia all’Associated Press in risposta alla denuncia presentata lo scorso anno da diverse atlete “cisgender” (sic) del Connecticut costrette a gareggiare contro due velocisti fisicamente avvantaggiati.

IL CASO DELLE ATLETE DEL CONNECTICUT

Per il dipartimento, la politica in atto nel Connecticut dal 2013, che consente appunto la partecipazione degli studenti transgender nelle categorie in cui si riconoscono, viola il Titolo IX, legge federale e colonna della giurisdizione egalitaria americana che vieta la discriminazione su base sessuale nei programmi educativi che ricevono assistenza finanziaria dal governo, atletica compresa. Morale, scrivono i giornali, se non cambia qualcosa il Connecticut rischia di perdere il finanziamento dell’istruzione federale.

I VELOCISSIMI MILLER E YEARWOOD

Protagonisti di quello che come al solito diventerà un rompicapo legale sono Terry Miller e Andraya Yearwood. Si chiamano così gli ormai celebri “sprinter” di diciotto anni, due velocisti che si identificano come donne e come tali dal 2017 partecipano (e vincono) tutti i più importanti campionati scolastici e statali di atletica lasciando indietro le coetanee, stabilendo nuovi record, soffiando loro trofei e medaglie. Dei loro successi e patimenti l’America conosce tutto, le loro vittorie hanno scrupolosamente alimentato lo storytelling dello sport che infrange tutte le barriere e tutti i pregiudizi.

LA PROTESTA DELLE STUDENTESSE

Terry e Andraya non hanno mai fornito dettagli sulla loro transizione, di loro si sa che sono sottoposti a trattamenti ormonali e che sono nati maschi. Il che significa una cosa sola, come ha dovuto precisare Alanna Smith, secondo anno della Danbury High School, figlia dell’ex lanciatore della Major League Lee Smith: “Ogni volta che scendiamo in pista conosciamo il risultato prima ancora che inizi la gara. Un’ingiustizia biologica non scompare grazie a ciò che qualcuno crede sull’identità di genere”. Smith è una delle tre ragazze che lo scorso anno hanno intentato una causa federale contro la Conferenza interscolastica di atletica del Connecticut sostenendo che la competizione con atleti che presentano anatomia maschile li avesse private di titoli e opportunità di borse di studio. “Costringere le ragazze ad essere spettatrici nei loro sport è completamente in contrasto con il Titolo IX”, ha affermato l’avvocato Christiana Holcomb della Alliance Defending Freedom che rappresenta le ragazze.”La politica del Connecticut viola questa legge e capovolge quasi 50 anni di progressi per le donne”.

“CORRIAMO PER TUTTI I TRANS”

Preoccupazioni rispedite al mittente dai velocisti: più volte Miller raccontando le discriminazioni subite in ogni campo ha ribadito “sono una ragazza, sono una corritrice”; più volte Yearwood, sottolineando che essere più forte delle coetanee non significa nulla (“se un velocista avesse dei genitori che spendono tantissimo per garantirgli un allenamento personale correrebbe più veloce degli altri”), ha assicurato: “Non smetterò mai di essere me! Non smetterò mai di correre! Spero che la prossima generazione di giovani trans non debba combattere le mie battaglie. Spero che possano essere onorati quando non saranno demonizzati. Corro per la prossima generazione, corro per te!”. “L’idea che la legge protegga solo le persone con cromosomi XX rispetto alle persone con cromosomi XY non si trova da nessuna parte nella storia legislativa del Titolo IX, né in qualsiasi regolamento di attuazione o in qualsiasi altro aspetto dell’interpretazione del titolo IX negli ultimi 50 anni dai tribunali”, ha rincarato il loro avvocato Chase Strangio, dell’American Civil Liberties Union (Aclu).

IL ROMPICAPO DEL TITOLO IX

Tutte le controversie di natura sessuale, di genere, la guerra dei bagni, quella per i safe-space americani o le molestie si sono disputate in nome del Titolo IX, la legge federale sui diritti civili del 1972, che ora in un meraviglioso cortocircuito del politicamente corretto non si capisce se tuteli di più i trans in quanto transgender o tuteli di più le donne in quanto cisgender: secondo la Conferenza atletica interscolastica, che assicura di avere applicato la legge statale non c’è contrapposizione, “gli studenti che si identificano come donne devono essere riconosciuti come donne” e come tali dovrebbero essere tutelati, “fare diversamente non sarebbe solo discriminatorio, ma li priverebbe della significativa opportunità di partecipare ad attività educative, compresi gli sport scolastici, basati su stereotipi sessuali e pregiudizi che si cerca di prevenire col Titolo IX”.

ZITTA, FEMMINA CISGENDER

Sono 18 gli Stati americani (fonte Transathlete.com) che consentono agli studenti transgender di gareggiare senza restizioni, l’Idaho il primo a vietare loro di concorrere negli sport femminili: secondo l’Aclu, che a sua volta ha intentato una causa federale, questo viola la Costituzione, è discriminatorio e rappresenta un’invasione della privacy. Intanto i giornali, dal Nyt a Forbes, ricordano che per ben due volte Terry è stato battuto da una delle ragazze che ha sporto denuncia, “quindi non è così imbattibile”. Insomma zitta, femmina cisgender.

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