La solitudine del crearsi da soli. Ecco perché la legge sul doppio cognome è sbagliata e nichilista

Per semplificare le cose, perché non diamo la facoltà ai maggiorenni di scegliersi nome e cognome da zero? Totale libertà. Tanto è solo un'illusione di libertà

La Camera dei deputati ha approvato una legge che regalerà un cognome in più ai nuovi nati. Ci sarà anche quello della mamma. I genitori potranno accordarsi se deve esserci prima quello di uno o dell’altra. In caso di dissidio prevarrà l’ordine alfabetico. Quando il figlio o la figlia (ammesso che fra diciotto anni ci saranno due soli generi grammaticali) raggiungerà la maggiore età potrà stabilire di chi è più figlia o più figlio optando per un cognome a scelta. 1) Quello del padre e basta. 2) Quello della madre e stop. 3 e 4). Quello della madre seguito da quello del padre o viceversa.

Se le famiglie saranno numerose la combinazione dei cognomi della prole sarà gestita da un apposito software.

La legge è passata alla Camera. Dovrà approdare anche in Senato. Poi ci vorrà un anno per creare i regolamenti. Quindi – se le cose vanno all’italiana – campa cavallo. È un po’ come la barzelletta dell’inferno alla napoletana: non si trova mai chi accenda il fuoco e porti le fascine. Ma è una magra consolazione.

Questa legge è un esempio perfetto della volontà europea (la norma promana da una sentenza della Corte di giustizia europea) di trasformare il valore sacrosanto della pari dignità di uomo e donna, padre e madre, in una rinuncia all’idea stessa di amore come dipendenza originaria, dell’essere figli come qualcosa che è stato ricevuto. È una legge sbagliata perché nega l’esperienza.

Il cognome non è una convenzione come l’assegnazione di un numero del telefono. Dice una storia. Dice che la famiglia è una. A me piace moltissimo la tradizione russa di aggiungere al nome il patronimico. È bellissimo essere “figlio di”. A me commuove anche l’uso spagnolo e latino americano di aggiungere al cognome paterno quello materno. Mi andrebbe bene anche il contrario. Matriarcato o patriarcato mi va bene tutto: purché non si inventi la bugia cosmica che l’uomo è figlio di se stesso, decidendo lui di chi si sente figlio! Io sono rimasto a Gioanbrerafucarlo (Gianni Brera figlio del defunto Carlo), senza neanche lo spazio tra i nomi. Invece va così.

Questo è il progresso del nichilismo: la solitudine del farsi da soli. Che è un peso insopportabile oltre che una balla. Lo sradicamento per legge della famiglia. Per carità, sopravvivremo lo stesso. Ma sarà più dura per le generazioni che verranno, e questo glielo vorrei risparmiare, se potessi. La menzogna è faticosa, anche quando si palesa leggera come una fantasia volubile di cognomi.

Tanto vale, per semplificare le cose ed essere liberali a manetta, dare la facoltà ai maggiorenni di scegliersi nome e cognome da zero. Totale libertà. E poi di cambiarlo senza bisogno di permesso, come si fa quando si passa da un telefonino all’altro. Suprema illusione di libertà che è la solitudine di non avere la catena amorosa di un nome.

Tanto non è che potranno scappare. Con quattro cognomi scambiabili, innovabili, ricaricabili, o anche con la possibilità infinita di sostituirli: il dna, il riconoscimento facciale, quello vocale, tutto li inchioderà. Li beccheranno dovunque, le nuove Stasi della scienza e della politica. Non a causa del loro nome e cognome, che porta le tracce di una voce materna e paterna, ma di una sequenza brevettabile da ditte specializzate, e dunque clonabile. Siamo passati dall’unicità della persona, dall’io irripetibile, alla replicabilità dei cognomi e alla loro clonazione seriale.

Comunque, confido che qualunque legge sradichi gli alberi della genealogia (anche nei Vangeli di Matteo e di Luca ce n’è traccia divino-umana) poi una madre saprà dire tu al proprio bambino e dargli quel nome che era impresso prima sul suo cuore.

@RenatoFarina

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