Simone: Sono un corpo sequestrato perché non dico “tutto”

«Mi ritengo innocente rispetto alle accuse che mi sono state fatte. Se dovessero condannarmi per aver commesso reati, pagherò il mio conto». Ventiseiesima lettera da San Vittore

Ventiseiesima lettera inviata a tempi.it da Antonio Simone, detenuto nel carcere di San Vittore a Milano. In coda trovate le precedenti missive. A Simone e alla situazione carceraria italiana è dedicato il numero del settimanale in edicola. Qui trovate alcuni degli articoli scritti su di lui da Marina Corradi, Eugenio Borgna, Giuliano Ferrara e l’interrogazione parlamentare presentata alla Camera da alcuni deputati.

Mi ritengo innocente rispetto alle accuse che mi sono state fatte. Se dovessero condannarmi per aver commesso reati, pagherò il mio conto.

Oggi, dopo quasi tre mesi di galera, ho fatto due interrogatori di cinque ore l’uno prima di essere arrestato, uno col gip dopo l’arresto e la settimana scorsa altre quattro ore con il pm. Saputo dell’inchiesta, sono rientrato in Italia per mettermi a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Ho specificato perché e quanto ho guadagnato, cosa facevo e perché sono stato pagato. Mi credano o no, non è questo il punto, il processo lo deciderà.

Oggi sono un corpo sequestrato, che deve stare in galera perché non ho detto “tutto” né confessato ciò che a loro interessa. La carcerazione preventiva, così interpretata, si trasforma in una condanna preventiva, non prevista da alcuna legge di questo Stato, anzi contraria alla ratio dell’articolo 274 del Codice di procedura penale. Una tortura che niente ha da invidiare alle pratiche staliniane di gestione delle accuse: ti salvi se dichiari il “tutto” che i pm accusatori hanno nella loro testa.

Antonio Simone

Lettere precedenti:

25. Devo mentire su Formigoni per uscire?

24. L’autolesionismo e una domanda: perché fare il bene?

23. Il carcere può esser casa se l’orizzonte è l’infinito

22. Per le vostre preghiere ho vergogna e vi ringrazio

21. Il gioco dei 30, 50, 70, 100 milioni

20. Lo sciopero della fame, i cani e la spending review

19. Sciopero della fame. Appello da San Vittore

18. Che me ne faccio del prete in carcere?

17. In carcere l’Italia gioca in trasferta e comandano gli albanesi

16. Leggo Repubblica solo per capire se posso chiedere i danni

15. La mia speranza (cosa disse don Giussani nel 1981)

14. Ikea festeggia la condanna definitiva. Festa con incendio

13. «Che differenza c’è tra me e voi fuori? Nessuna»

12. «Sono di Cl non perché sono giusto. Ma per seguire una via»

11. «Amico, posso diventare anche io di Comunione e libertà?»

10. Gli scarafaggi, il basilico e l’urlo nella notte

9. Mi dimetto da uomo. Meglio essere un porco

8. Cresima in carcere con trans. Sono contento

7. Repubblica mi vuole intervistare. Ok, ma a due condizioni

6. In quel buio che pare inghiottirmi, io ci sono

5. La rissa e l’evirazione. Storie di ordinaria follia a San Vittore

4. Io, nel pestaggio in carcere con cinghie e punteruoli

3. «Ezio Mauro, se vuoi farmi qualche domanda, sono pronto»

2. Anche da un peccato può nascere un po’ più di umanità

1. Lettera dal carcere di Antonio Simone. Con una domanda a Repubblica

Exit mobile version