Simone: Quel che ho ricevuto in dono e non riesco a trattenere

«È un travaso naturale di tutto ciò che ho ricevuto, che mi è stato donato e non riesco a trattenere. Sfora dappertutto come l'acqua del fiume verso il mare». Trentaduesima lettera da San Vittore

Trentaduesima lettera inviata a tempi.it da Antonio Simone, detenuto nel carcere di San Vittore a Milano. Qui trovate alcuni degli articoli scritti su di lui da Marina Corradi, Eugenio Borgna, Giuliano Ferrara e l’interrogazione parlamentare presentata alla Camera da alcuni deputati. Qui trovate le lettere che monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, e Mimmo, ex compagno di cella, hanno scritto a Simone. 

«Ora come ora, sono confuso perché inizio sul serio a credere che mi ci abbia mandato Dio da te. Da quando sono nella tua stessa cella e tu hai cominciato a farmi condividere i tuoi libri, ho cominciato ad aprire gli occhi sui miei errori e, credimi, sono sincero. Stamattina il mio morale era sottoterra e, per l’ennesima volta, senza che nessuno ti chiedesse niente, tu mi hai ridato voglia di aspettare e credere in quel che sto facendo. Grazie a te, la motivazione di trovarmi qui in carcere ha preso realmente la sua nuda forma, dimostrandomi che nessun oggetto o nessuna cosa può darti la voglia e la capacità di affrontare la realtà così come (forse anche senza volerlo) me la stai facendo affrontare tu. Spero tanto che la nostra amicizia continui anche fuori di qui e te lo dico col cuore: grazie, grazie».

Questa è una lettera di un ragazzo che è in cella con me. Me l’ha data stamattina. Alcune note:

1) non so se Dio ti ha mandato qui in cella con me (certi reati non sono associativi), ma certo Dio ha voluto che ci incontrassimo.

2) i libri che abbiamo condiviso sono: L’annuncio a Maria, Cani perduti senza collare, Assassinio nella cattedrale, Sunset Limited e, per ultimo, L’everest dell’umano di Enzo Piccinini.

3) Come tu dici, l’ho fatto senza volerlo. È un travaso naturale di tutto ciò che ho ricevuto, che mi è stato donato e non riesco nemmeno a trattenere. Sfora dappertutto come l’acqua del fiume verso il mare. E qui, io faccio pure fatica a costruire dighe per fermare questo fiume.

Antonio Simone

Lettere precedenti:

31. San Francesco riletto da noi carcerati

30. Il segreto (rivoluzionario) del nuovo compagno di cella

29. Quando Repubblica mi chiederà scusa?

28. La preghiera non è superstizione, ma domanda

27. Leggere “L’annuncio a Maria” dietro mura alte 5 metri

26. Sono un corpo sequestrato perché non dico “tutto”

25. Devo mentire su Formigoni per uscire?

24. L’autolesionismo e una domanda: perché fare il bene?

23. Il carcere può esser casa se l’orizzonte è l’infinito

22. Per le vostre preghiere ho vergogna e vi ringrazio

21. Il gioco dei 30, 50, 70, 100 milioni

20. Lo sciopero della fame, i cani e la spending review

19. Sciopero della fame. Appello da San Vittore

18. Che me ne faccio del prete in carcere?

17. In carcere l’Italia gioca in trasferta e comandano gli albanesi

16. Leggo Repubblica solo per capire se posso chiedere i danni

15. La mia speranza (cosa disse don Giussani nel 1981)

14. Ikea festeggia la condanna definitiva. Festa con incendio

13. «Che differenza c’è tra me e voi fuori? Nessuna»

12. «Sono di Cl non perché sono giusto. Ma per seguire una via»

11. «Amico, posso diventare anche io di Comunione e libertà?»

10. Gli scarafaggi, il basilico e l’urlo nella notte

9. Mi dimetto da uomo. Meglio essere un porco

8. Cresima in carcere con trans. Sono contento

7. Repubblica mi vuole intervistare. Ok, ma a due condizioni

6. In quel buio che pare inghiottirmi, io ci sono

5. La rissa e l’evirazione. Storie di ordinaria follia a San Vittore

4. Io, nel pestaggio in carcere con cinghie e punteruoli

3. «Ezio Mauro, se vuoi farmi qualche domanda, sono pronto»

2. Anche da un peccato può nascere un po’ più di umanità

1. Lettera dal carcere di Antonio Simone. Con una domanda a Repubblica

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