Simone. I tre miracoli dello “scopino” di San Vittore

Il racconto di un addetto alle pulizie del carcere. Il marocchino e il giorno di riposo, il dialogo con l'appuntato e la vincita del ladro di biciclette. Trentanovesima lettera dal penitenziario milanese

Trentanovesima lettera inviata a tempi.it da Antonio Simone, detenuto nel carcere di San Vittore a Milano. Qui trovate la lettera che monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, ha scritto a Simone (la lettera può essere sottoscritta). Qui l’intervista di Simone al Corriere della Sera. Qui gli articoli di Simone pubblicati sul Foglio (1 e 2).

Nel mondo dei lavoranti, dove ora mi trovo, ci sono gli incroci più incredibili di personalità e nazionalità. Certe cose, naturalmente, non cambiano mai: ad esempio, nei giorni scorsi durante l’ora d’aria, un marocchino le ha prese («’sti marocchini si stanno allargando troppo», dicono da queste parti). In ogni caso, qui si lavora insieme bianchi, scuri, neri e abbronzati. Tutti vengono chiamati per la funzione che svolgono. Se l’assistente urla «passeggi» esce dalla cella chi deve pulire dove si cammina; se urla «moff» escono idraulici, elettricisti e muratori; se urla «scrivano» esce chi deve consegnare avvisi. C’è poi lo «spesino» che esce per distribuire la spesa. Ho chiesto a uno «scopino» dei “passeggi” una testimonianza. Ecco cosa mi ha scritto.

«Caro Antonio, di professione, fuori, faccio l’imprenditore nel campo della comunicazione; qui dentro, per legittima scelta personale, faccio da un mese lo “scopino”. Ti voglio raccontare tre piccoli miracoli accaduti qui, a San Vittore.

MIRACOLO N. 1. IL MAROCCHINO. Come sai, stanno ristrutturando i corridoi interni, e tutti sporcano continuamente fregandosene di chi, a lavori finiti, dovrà prontamente ripulire bene tutto… noi, i mitici scopini! Visto il disastro, ho deciso di lavorare anche gli ultimi due giorni, sebbene per me fossero di riposo. Non l’ho fatto perché sono grato all’istituzione, ma per solidarietà al mio compagno di reparto, un venticinquenne marocchino sfinito dal ramadan. Inizialmente, il tipo non sembrava gradire molto il mio gesto (forse lo considerava una “ruffianata” verso gli agenti), ma poi, vista la mole di lavoro, mi ha assecondato. Passata una settimana, anche per il marocchino è arrivato il primo giorno di riposo, ed ecco il primo miracolo: ore 7.00, armato di scopa e paletta mi presento nel seminterrato pronto a pulire e… tac! Indovina un po’ chi trovo? Il marocchino. Sorridente mi dice: “Tranquillo zio, tu mi hai aiutato la scorsa settimana, adesso tocca a me!” (e poi dicono che i marocchini sono cattivi e sfaticati).

MIRACOLO N. 2. L’APPUNTATO. Dopo aver pulito il seminterrato, come tutte le mattine, verso le 8,15 è riecheggiata la voce dell’appuntato di turno: “Passeggi!”, ha urlato. Cosa vuol dire passeggi? Vuol dire che la mitica coppia di scopini deve uscire a pulire le aree di passeggio. Fra una ramazzata e l’altra mi sono avvicinato all’appuntato e gli ho detto: “Appuntato, molto umilmente mi permetto di farle presente che il mio compagno (il marocchino), nonostante oggi sia il suo giorno di riposo, sta lavorando”. Pausa di silenzio. “Ah! – ha esclamato quello, con faccia sorpresa e stupita – ma pensa te”. E si è allontanato. Sono passati cinque minuti e l’appuntato mi si è riavvicinato. Mi ha fissato e detto: “Maaaaaa scopino, tu cosa hai fatto durante il giorno di riposo?”. E adesso cosa gli rispondo?, ho rimuginato io. L’appuntato, come tutti i suoi colleghi, è sempre stato gentile ed educato, quindi ho deciso di fare quello che ho sempre fatto in vita mia per stare tranquillo: ho detto la verità. “Ho fatto la stessa cosa”, ho risposto. L’appuntato: “Mmmmh, allora vi aiutate reciprocamente?”. Io: “Sì”. Lui: “Ok!” (sorridendo).

MIRACOLO N. 3. IL LADRO DI BICICLETTE. E così siamo arrivati il pomeriggio. Prima di proseguire nel racconto ti devo presentare (con grande orgoglio) un mio compagno di cella: 63 anni, un metro e sessanta, quattro denti rimasti appesi alle gengive, ex consumatore di sostanze stupefacenti. Professione “fuori”: ladro di biciclette (LDB). Professione “dentro” (udite, udite): scopino. Da anni entra ed esce dal carcere. Per essere più precisi, fa sei mesi dentro e sei fuori. “Cazzo, amico mio – mi dice LDB -, il problema è che mi arrestano sempre i sei mesi sbagliati, cioè quelli estivi, così mi perdo le stagioni migliori per rubare le bici”. Indubbiamente molto simpatico, ma, essendo troppo viziato dagli assistenti delle case di accoglienza in cui vive da anni, lascia a desiderare per ordine e pulizia. Da un mese lo riprendo continuamente, io e gli altri della cella lo manteniamo a livello economico pagandogli la spesa (in attesa del suo primo stipendio), io, soprattutto, lo sgrido spesso su tutto. Siamo al limite della sopportazione (la sua). Forse, ultimamente, ho esagerato, ma penso che in fondo lui apprezzi, ed infatti ecco il terzo miracolo. Avendo il nostro LDB il vizio del gioco, stasera è apparso in cella gridando: “Ho vinto 120 euro di spesa”. Noi: “E bravo ragazzo, adesso ti potrai togliere qualche piccolo sfizio”. LDB: “Eh no, non avete capito. I 120 euro li metto a disposizione di tutti per i bisogni della cella”. Uaoooo!».

Antonio Simone

Lettere precedenti:

38. Anche voi dite: “Ci vorrebbe la pena di morte”

37. Il lavoro, la passeggiata e il mio nuovo soprannome (“zio”)

36. Dio è morto e anche noi non stiamo bene. Ma si risorge

35. Cosa ci sostiene? La coscienza di essere voluti

34. Ho cambiato cella e raggio. E la porta è aperta

33. «Scusa. Sono un pirla. Ti amo» 

32. Quel che ho ricevuto in dono e non riesco a trattenere

31. San Francesco riletto da noi carcerati

30. Il segreto (rivoluzionario) del nuovo compagno di cella

29. Quando Repubblica mi chiederà scusa?

28. La preghiera non è superstizione, ma domanda

27. Leggere “L’annuncio a Maria” dietro mura alte 5 metri

26. Sono un corpo sequestrato perché non dico “tutto”

25. Devo mentire su Formigoni per uscire?

24. L’autolesionismo e una domanda: perché fare il bene?

23. Il carcere può esser casa se l’orizzonte è l’infinito

22. Per le vostre preghiere ho vergogna e vi ringrazio

21. Il gioco dei 30, 50, 70, 100 milioni

20. Lo sciopero della fame, i cani e la spending review

19. Sciopero della fame. Appello da San Vittore

18. Che me ne faccio del prete in carcere?

17. In carcere l’Italia gioca in trasferta e comandano gli albanesi

16. Leggo Repubblica solo per capire se posso chiedere i danni

15. La mia speranza (cosa disse don Giussani nel 1981)

14. Ikea festeggia la condanna definitiva. Festa con incendio

13. «Che differenza c’è tra me e voi fuori? Nessuna»

12. «Sono di Cl non perché sono giusto. Ma per seguire una via»

11. «Amico, posso diventare anche io di Comunione e libertà?»

10. Gli scarafaggi, il basilico e l’urlo nella notte

9. Mi dimetto da uomo. Meglio essere un porco

8. Cresima in carcere con trans. Sono contento

7. Repubblica mi vuole intervistare. Ok, ma a due condizioni

6. In quel buio che pare inghiottirmi, io ci sono

5. La rissa e l’evirazione. Storie di ordinaria follia a San Vittore

4. Io, nel pestaggio in carcere con cinghie e punteruoli

3. «Ezio Mauro, se vuoi farmi qualche domanda, sono pronto»

2. Anche da un peccato può nascere un po’ più di umanità

1. Lettera dal carcere di Antonio Simone. Con una domanda a Repubblica

Exit mobile version