«Silvia ha subito il lavaggio del cervello». Il governo non doveva usarla

I parenti la definiscono «completamente fuori di sé» e la comunità musulmana di Milano non crede alla sua «libera» conversione.

È difficile comprendere chi insiste a prendersela con Silvia Romano per le dichiarazioni a proposito della sua «libera conversione» e del trattamento ricevuto dai terroristi islamici che l’hanno rapita in Kenya, trasferendola poi in Somalia. Allo stesso modo, le uscite rabbiose (e zeppe di castronerie) di personaggi come Enrico Mentana contro chi mette in dubbio la sincerità dell’adesione all’islam della giovane cooperante sono fuori luogo. Soprattutto se perfino Mahmoud Asfa, presidente del consiglio direttivo della Casa della cultura islamica di Milano, ha dichiarato: «Mi chiedo come sia possibile considerare libera l’adesione a una religione mentre sei da mesi nelle mani di sequestratori tanto violenti come quelli di Al Shabaab. Poi, il fatto che abbia scelto di diventare musulmana dopo aver letto il Corano in italiano… Io stesso, che sono madrelingua arabo, spesso faccio fatica a comprendere cosa c’è scritto nel Testo sacro».

«LE HANNO FATTO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO»

Ieri, come riporta la cronaca della Stampa, Silvia è apparsa ai parenti e agli amici più cari «completamente fuori di sé». Nessuno sa che cosa abbia passato la giovane durante il sequestro durato 18 mesi, ma non serve un indovino per immaginare che il vero volto dei tagliagole di Al Shabaab non sia quello offerto dalla dichiarazione: «Mi hanno cucinato anche gli spaghetti». Illuminanti a proposito le parole dello zio, Alberto Fumagalli: «Non sappiamo bene neanche che cosa abbia passato Silvia in questi mesi. Non sembra più lei, le hanno fatto il lavaggio del cervello». Non è una dinamica diversa da quella descritta sempre sulle colonne del quotidiano torinese dall’inviato Domenico Quirico, che nelle mani di rapitori islamisti ha passato cinque mesi.

Ecco perché chi se la prende con Silvia per le parole pronunciate a caldo, una volta scesa dall’aereo a Ciampino, sbaglia bersaglio. Il mirino delle critiche andrebbe piuttosto puntato sul governo. «Nel 2008 furono liberati due cooperanti, un uomo e una donna, rapiti da Al Shabaab. Tornarono in Italia nella più totale discrezione. Bisognava fare così». Queste le critiche all’esecutivo avanzate in un’intervista con Repubblica da Mario Raffaelli, ex inviato speciale del governo per il Corno d’Africa.

SILVIA ESIBITA COME UN TROFEO

Raffaelli critica la decisione del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, di esibire pubblicamente Silvia come un trofeo: «La presenza loro e di tutte le televisioni ha amplificato un evento che meritava privacy. Se ne poteva fare a meno. Questa ragazza riabbracciava la famiglia dopo 18 mesi. Doveva rimanere un incontro intimo e non pubblicizzato».

Il governo si è comportato tutto all’opposto e ci sarebbe anzi stata, come riporta il Tempo, una vera e propria corsa tra Conte e Di Maio per riuscire a dare la notizie per primi. Quando il premier ha infatti annunciato la notizia in un tweet, non solo Di Maio ma neanche la famiglia stessa di Silvia erano stati avvertiti. A proposito, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini si sarebbe lamentato con amici a causa della «gara di presenzialismo» andata in scena a Ciampino. Grazie a questo atteggiamento sconsiderato, ora le immagini di Silvia avvolta nell’hijab fanno già il giro della rete social jihadista accompagnate da commenti di esultanza.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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