“Sì all’Europa, per farla”, l’appello di Mcl e Esserci

Popolarismo, sussidiarietà, economia sociale di mercato. In vista delle Europee Esserci ed Mcl lanciano un manifesto politico

«Noi continuiamo a guardare con speranza all’Europa, confidando che la sua radice fatta di democrazia, promozione della pace, dello sviluppo e della solidarietà possa essere recuperata e che l’Europa unita possa così rispondere alle giuste esigenze di libertà, identità e sicurezza sociale». Forti di questa concezione positiva e liberi nel riconoscere con preoccupazione i limiti di «un’unità incompiuta e burocratizzata, dimentica delle sue radici», due autorevoli interpreti cattolicesimo politico, Giancarlo Cesana (storico leader laico di Comunione e Liberazione) e Carlo Costalli (presidente del Movimento Cristiano Lavoratori), in vista delle elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento, lanciano un appello per innescare un nuovo protagonismo dei credenti nella costruzione di un movimento popolare europeista.

IDEA POPOLARE

Significativamente titolato “Sì all’Europa, per farla”, l’appello non si attesta stancamente su un retorico europeismo indistinto e rassegnato allo status quo, piuttosto invita al creativo recupero della visione dei «padri fondatori, De Gasperi, Schuman e Adenauer, basata su un’idea popolare e condivisa di unità culturale e politica, da cui far discendere gli aspetti economici e organizzativi». Un modello che «voleva soprattutto armonizzare la politica estera e di difesa, far crescere la solidarietà e l’integrazione tra le nazioni e le persone con un sistema libero di mercati ed economie differenziate» e può ancora essere il cammino da perseguire per dare concretezza all’Europa dei popoli.

SCELTA DI CAMPO

C’è una precisa scelta di campo: quello europopolare. A cui, però si chiede una riscoperta della propria originalità: «Siamo per un Ppe attento alle nuove esigenze di riforma a favore del rispetto delle culture nazionali e popolari e per un’economia sociale di mercato, capace di equilibrare il liberismo e la finanza senza regole; siamo lontani, invece, da proposte che mettono paradossalmente insieme collettivismo ed estremismo identitario, egualitario e giustizialista».

AFASIA CATTOLICA

Il manifesto ha avuto il via libera definitivo sabato scorso a Firenze, in un noto ristorante a pochi passi dal Duomo e da Piazza della Signoria, dove i due hanno riunito un buon numero di autorevoli amici, anch’essi determinati a non rassegnarsi all’afasia politica dei cattolici. In ciò accogliendo il pressante invito che papa Francesco rivolse, proprio dalla città dei Medici che non ha mai sterilizzato l’arte facendola solo museo, a «non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico. Le mani della vostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento. E così sarete liberi di accettare le sfide dell’oggi, di vivere i cambiamenti e le trasformazioni».

CANDIDATI E PREFERENZE

Sfide che i promotori del manifesto-appello rivolgono «alle forze politiche» chiedendo «di promuovere: una concezione della cosa pubblica sussidiaria, capace di valorizzare il protagonismo della persona e il suo potenziamento attraverso le associazioni e gli altri corpi intermedi; un’attenzione alla famiglia come fondamentale fattore di stabilità personale e sociale; una politica che metta al centro il lavoro e il suo significato, con investimenti speciali per i giovani; una libertà di educare a partire dalle convinzioni e dai valori che sono consegnati da una ricchissima tradizione popolare; il rispetto dell’identità anche religiosa dei popoli, certi che questa è in grado di accogliere ed ospitare, con equilibrio e realismo; una ripresa del ruolo centrale dell’Europa nel mondo, attraverso una politica estera e di difesa comune; il rafforzamento delle competenze Parlamento europeo».
Questioni che non vengono meramente evocate, ma saranno criterio di una scelta precisa, poiché «apriamo una discussione su questi temi, fino ad individuare – nelle liste a noi più vicine – candidati a cui attribuire le nostre preferenze».

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