Se sei un giornalista non puoi ascoltare Massimo Gandolfini

L'Ordine dei giornalisti di Milano annulla un incontro con il portavoce del Family Day. L'unica che può parlare è Monica Cirinnà?

Prima un articolo sull’Espresso, poi le proteste del Gay Center, infine l’annullamento del convegno. Senza dare alcuna spiegazione. È accaduto a Milano per il seminario “Approccio alla persona con disforia di genere e medicina transgender”, organizzato d’intesa con l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, che però, solo all’ultimo minuto, ha scelto di annullare l’incontro senza fornire spiegazioni convincenti.

Gandolfini non può parlare

Quindi sarà sicuramente solo un caso che l’annullamento è avvenuto dopo la pubblicazione di un articolo dell’Espresso intitolato “L’antigender Massimo Gandolfini insegna ai giornalisti come parlare di persone trans”. Articolo in cui si attacca a testa bassa uno dei relatori, il neurochirurgo leader del Family Day.

Al primo attacco ne è seguito un secondo. Quello di Pietro Turano, portavoce Gay Center: «Chiediamo all’Ordine di fornire spiegazioni e rimuovere Gandolfini dai relatori. Gandolfini è il leader del Family Day e si è espresso negli anni con posizioni omotransfobiche e anti-abortiste, parlando di omosessualità come disagio identitario da poter correggere, di percorsi transgender come assurdità, di aborto come omicidio. (…) La partecipazione di Gandolfini a un simile evento appare incomprensibile e strumentale».

E i corsi della Cirinnà?

Sgomenti gli organizzatori. Il Family Day ha diffuso un comunicato in cui si legge: «Il pluralismo, il confronto democratico, la libertà di pensiero e l’approccio scientifico rigoroso sono stati calpestati dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, che ha annullato un seminario sulla disforia di genere e sulla medicina transgender, organizzato da sigle di giornalisti scientifici e al quale erano stati riconosciuti i crediti formativi. Evidentemente ai guardiani della professione giornalistica, non bastava che ci fossero più voci a presentare un tema così complesso. Secondo l’Ordine dei Giornalisti in merito al gender deve emergere solo il pensiero unico di chi fa apologia del cambio di sesso e della fluidità, senza approfondire le drammatiche conseguenze di interventi chirurgici e terapie ormonali. Si è ritenuto necessario silenziare il sottoscritto anche se le sue osservazioni si basano su una autorevole bibliografia scientifica internazionale».

E ancora: «La scelta risulta ancora più partigiana e in mala fede se si considera che personaggi come Monica Cirinnà ed altri attivisti delle sigle LGBT hanno già tenuto in precedenza corsi organizzati dallo stesso Ordine, ignorando un contraddittorio basato su dati scientifici.. La democrazia e il confronto non trovano ospitalità nella comunicazione, questo è quello che si vuole insegnare alla categoria dei giornalisti, che vanno indottrinati secondo una impostazione ideologica che non ha il coraggio di affrontare con lucidità e chiarezza i tanti punti critici che riguardano l’identità di genere e la disforia di genere».

Foto Ansa

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