Se il sindaco è «omofobo» si può dirgli «testa di c…o». Anzi per il pm l’offesa è «sin troppo contenuta»

Il fatterello passato quasi come nota folkloristica contiene in realtà almeno tre notizie che dovrebbero sgomentare chiunque

Secondo quanto riporta il blog Giustiziami, ripreso tra gli altri anche da Repubblica, il sostituto procuratore di Busto Arsizio Francesca Parola ha richiesto l’archiviazione del procedimento a carico di uno studente dell’università Bocconi che nel 2011 aveva commentato un video pubblicato in internet dell’allora sindaco pidiellino di Sulmona (Aq), Fabio Federico, dandogli della “testa di c…”. E perché non è poi così grave scrivere che l’ex sindaco Federico è una “testa di”? Ma è ovvio: perché Federico è un omofobo.

MASCHIETTI E FEMMINUCCE. In pratica, nel 2011 succede che finisce nel web un vecchio video del politico abruzzese, risalente per l’esatteza al 2006, quando l’uomo era ancora un consigliere comunale di An. Nel filmato (ancora visibile su Youtube) Federico parla a briglia sciolta e in maniera abbastanza confusa dell’omosessualità, associandola a «un’aberrazione genetica» e provando a spiegarsi così: «Se hai i cromosomi XY invece di avere gli XX fai il maschietto, se c’hai l’XX fai la femminuccia. Il contrario è un po’ fuori natura».

L’ONDATA DEI COMMENTI. Il video viene inondato di commenti, parecchi molto offesi e parimenti offensivi, e così il sindaco decide di denunciare per diffamazione aggravata una trentina di persone, tra le quali il bocconiano di cui sopra, che apostrofa Federico così: «Fai la femminuccia… fai il maschietto… come se fosse una scelta! Ma brutta testa di cazzo… il problema della società è la tua ignoranza e il fatto che tu sia sindaco!».

«REAZIONE SIN TROPPO CONTENUTA». Ebbene secondo il pm bustocco il sindaco di Sulmona quell’insulto se lo è meritato. Fabio Federico, spiega il magistrato, «affermava che l’omosessualità sarebbe una patologia di carattere genetico, come la sindrome di Down, che gli omosessuali sarebbero persone da curare in quanto avrebbero fatto una scelta contraria rispetto alle determinazioni della natura». Tutte idee «di chiaro stampo omofobo» (nero su bianco). E «di fronte a dichiarazioni rese in pubblico da un soggetto politico di spicco», continua Francesca Parola, reagire con un bel “testa di” non rappresenta diffamazione bensì solo «l’immediata reazione, anche sin troppo contenuta rispetto alla gravità delle affermazioni». Si meritava anche di peggio, l’omofobo.

SUPERATO IL DDL SCALFAROTTO. In sostanza, sintetizza Repubblica, secondo la procura «insultare via web un omofobo da cui ci si è sentiti offesi è lecito». A ben vedere, però, qualora le cose stiano davvero come le presentano i giornali (e qualora le tesi del pm siano infine accolte), di notizie ce ne sarebbero almeno altre tre.
La prima è che, nonostante il ddl Scalfarotto sia ancora in via di approvazione, il reato di omofobia in Italia esiste già e ha perfino – a differenza del testo in discussione – un «chiaro stampo».
La seconda è la conferma che l’omofobia è un reato di opinione, visto che Federico, per quanto discutibili e persino indifendibili siano le sue parole, fino a prova contraria non ha picchiato né discriminato nessuno (più volte nel video lo si sente precisare che ciascuno è libero di «vivere la sua vita sessuale come meglio crede»), ha semplicemente cercato di spiegare (male) perché è contrario all’introduzione del matrimonio e dell’adozione per le coppie gay.
La terza è che dinanzi al manifestarsi del presunto omofobo ciascuno può ritenersi libero di reagire come crede, a seconda della gravità dell’affronto. Ne sanno qualcosa le Sentinelle in piedi.

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