Scuola e talento. Che cosa c’è nel numero di gennaio di Tempi

L'intervista al ministro Valditara, l'alternativa all'apocalisse militare, i cristiani perseguitati nel mondo, le proteste in Iran e la crisi della sinistra italiana. Guida ai contenuti del nuovo numero mensile

Nuovo anno, nuovo numero di Tempi, chiuso a dicembre prima della morte del Papa emerito Benedetto XVI e in arrivo a casa dei nostri abbonati full e già disponibile nello sfogliatore per tutti gli abbonati (a proposito, entro il 31 gennaio un nuovo abbonamento costa meno, approfittate dell’offerta!).

Il futuro della scuola italiana e una scuola in Bangladesh

Il 2023 sarà un banco di prova decisivo per il governo Meloni, dopo i primi mesi in cui ha scritto e approvato la manovra. Molti i temi su cui l’esecutivo ha detto di volere intervenire per cambiare le cose, e tra questi c’è certamente la scuola, tanto da avere rinominato il dicastero in ministero dell’Istruzione e del Merito. È lo stesso ministro, Giuseppe Valditara, a raccontare a Tempi, intervistato dal direttore Emanuele Boffi, qual è la sua idea: «Personalizzazione, orientamento, lavoro. Un’istruzione tecnica di serie A e parità reale per le non statali». Di scuola, sul numero di gennaio di Tempi, scrive anche Alberto Mingardi, che chiede «meno sociologhese e più autonomia»; e di “emergenza educativa” parla Massimo Camisasca rispondendo alle lettere dei lettori. Piero Vietti poi racconta la storia di Lino, un fuori casta bengalese che ha costruito scuole nei villaggi più poveri del Bangladesh grazie al suo spirito imprenditoriale e a un incontro con un prete tanti anni fa.

Apocalisse militare e questione morale

Continua la guerra in Ucraina, e la prospettiva di una apocalisse militare si fa vicina: l’alternativa ultima è tra l’avvento di un potere assoluto in grado di distruggere tutti gli altri e la cultura della vita che può venire solo dalla fede, dice il filosofo Henri Hude a Rodolfo Casadei. Si parla anche di Qatargate e di sinistra ancora una volta alle prese con la questione morale, su Tempi di gennaio: ne scrivono Fabio Cavallari, Berlicche e Lorenzo Malagola. Tornando alla politica di casa nostra, Lorenzo Castellani analizza la crescita del Terzo Polo nelle praterie del centro lasciate libere dalla deriva estremista del Pd, e Marco Invernizzi spiega perché la crisi della Lega riguarda tutto il paese e non solo il partito di Matteo Salvini.

Cristiani perseguitati e proteste in Iran

Spazio agli esteri, sul numero di gennaio di Tempi, con le storie di cristiani perseguitati e la World Watch List 2023 a cura di Porte Aperte/Open Doors sui milioni di fedeli cristiani discriminati nel mondo, e l’Iran raccontato da Claudio Fontana, dove un regime sempre più rigido reprime le proteste nel sangue. In un’intervista a Caterina Giojelli, il grande pianista iraniano Ramin Bahrami suona la sveglia per l’Occidente che ormai «ha perso il gusto di quella libertà per cui il mio popolo si sta battendo», mentre Liao Wu, autore dichiarato “nemico del popolo” dal regime cinese, racconta a Leone Grotti la verità sul “virus di Wuhan” e di come Pechino abbia usato la pandemia per realizzare il più avanzato e pervasivo sistema di sorveglianza della storia.

Il cane Micky e Fred Perri che promuove il Mondiale

Infine, su Tempi di gennaio, dopo la curiosa storia del cane Micky raccontata da Emiliano Ronzoni, un libro per riscoprire Peguy e i nostri rubrichisti: Giancarlo Cesana ricorda la lezione di don Giussani sul «cristiano che deve essere per forza uno Spartaco», Fred Perri dice che quello in Qatar è stato un bel Mondiale, Marina Corradi racconta l’attesa del solstizio a Milano, Simone Fortunato parla dei due “infallibili nostalgici” registi Spielberg e Cameron, Pier Paolo Bellini analizza la “meraviglia” nella sua rubrica sulle “Parole perse”, Renato Farina denuncia le Ong politicamente corrette che strozzano l’Armenia, Fabrice Hadjadj racconta la storia di Fifi, una danzatrice più forte di qualunque fatwa.

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