Scontri a Roma: parlano poliziotti e carabinieri tra comprensione e richieste di giustizia

Sui forum delle Forze dell'Ordine, poliziotti, carabinieri e soldati parlano degli scontri di sabato e di quelli in Val di Susa. Viene citata più la parola educazione che repressione: «Ora occorrono leggi speciali antiterrorismo per trattare questi delinquenti come terroristi, perchè altro non sono. Una volta debellata questa mala pianta è assolutamente necessario investire nel sociale, nella scuola, nella cultura, per crescere una nuova generazione»

«Ieri (sabato, ndr.) le Forze dell’Ordine sono state date per l’ennesima volta in pasto ai delinquenti e solo grazie alla loro professionalità si è evitato il peggio. Ma fino a quando dobbiamo andare avanti in questo condizioni? Fino a che punto poveracci in divisa devono rischiare la pelle senza poter reagire con diritto? Quando uno Stato è debole, i vigliacchi, i violenti, i prevaricatori ne approfittano per far esplodere tutta la loro ignoranza in danno delle persone civili, che con tutti i diritti scendono in piazza per manifestare». A scrivere così nel pomeriggio di domenica su uno dei forum a cui accedono le forze dell’ordine (questo è quello del sindacato autonomo di polizia) è un poliziotto, “polgiufco” il nickname sul web. Devono mantenere il riserbo per il lavoro che svolgono. Ma anche “gli sbirri”, i “caramba”, “gli Acab” – All-cops-are-bastards, l’acronimo lasciato sul furgone dei carabinieri mandato al rogo in piazza San Giovanni è il modo con cui sono chiamati da ultras e anarchici – anche le forze dell’ordine, hanno una voce che vogliono far sentire. Non chiedono più repressione: raccontano cosa vedono dall’altra parte della barricata.

Continua “polgiufco” sul forum: «Questa situazione è figlia di anni ed anni di imbarbarimento di valori sociali, di carente istruzione civica, di mancanza di rispetto per tutto e tutti. 
Ora occorrono urgentemente leggi speciali antiterrorismo per trattare questi delinquenti alla stessa stregua dei terroristi perchè altro non sono. Una volta debellata questa mala pianta è assolutamente necessario investire nel sociale, nella scuola, nella cultura, per aiutare a crescere una nuova generazione che abbia valori morali in grado di emarginare ai lati della società tutti gli elementi che conoscono solo la violenza come unica loro forma di espressione». Queste parole non grondano “rabbia” come ci si potrebbe immaginare, forse, dall’esterno, ma solo amarezza; invece che “repressione” la richiesta che si legge sui forum è “educazione“. Forse dall’esterno non si immagina nemmeno che non c’è condanna per le idee dietro la manifestazione di sabato, anzi. I motivi della protesta pacifica sono condivisi, da qualcuno anche partecipati in prima persona.

Su un altro forum frequentato soprattutto da carabinieri, c’è ad esempio il racconto di un maresciallo in prima linea sabato a Roma. Il nickname che usa sul web è “fatality“: «Nessuno di noi confonde la parte sana (almeno il 95 per cento) del movimento con la minoranza violenta che nulla c’entra con la legittima, comprensibile e giustificatissima indignazione di tutta la nostra generazione. Lo abbiamo dimostrato evitando di caricare, consapevoli del fatto che quei vigliacchi non appena vedevano i reparti di polizia avanzare, immediatamente andavano a cercare la “pancia” del corteo per confondersi e raggiungere il proprio obiettivo, ovvero metterci gli uni contro gli altri. Ma la nostra generazione, nonostante quello che pensano in tanti, è fatta di ragazzi con il cervello e che è capace di informarsi».
Sul forum fioccano gli interrogativi. Partecipa anche qualche soldato dell’esercito, come “ocelum“: «È andata come 10 anni fa a Genova? Ieri non ho percepito grosse differenze in termini di gestione operativa. O siamo un pò “lenti” nel capire le cose, o non abbiamo fondi e mezzi per gestirle a dovere, o non le vogliamo gestire, punto».

Il carabiniere dal nick “fatality” cerca di raccontare quello che succede dietro le quinte: «Gran parte dei violenti verrà assicurato alla giustizia (non parlo a vanvera. So quello che sto dicendo e sarà poi compito della giustizia decidere se e a che pene condannare gli autori dei saccheggi e dei tentativi di omicidio di massa di inermi cittadini e forze dell’ordine). Lavoriamo per voi prima di tutto, e per quanti di noi hanno subito aggressioni, violenze e sono ancora in ospedale con arti fratturati ed altri problemi gravi fisici di cui nessuno parla. Mentre invece il ragazzotto che a suo dire “volevo spostare i bastoni dalla strada per fare un po’ di pulizia e un blindato della polizia mi ha investito” è già una star televisiva! (Ci sto credendo che il giovanotto all’improvviso è stato preso da una mania di pulizia e da senso civico nel bel mezzo di una manifestazione di violenza…). Alla domanda “perchè non si è intervenuti prima?”, rispondo che in questi mesi abbiamo presentato all’autorità giudiziaria centinaia di posizioni di anarco-insurrezionalisti e quest’ultima ha ritenuto di volta in volta di adottare i provvedimenti sui quali la polizia non ha il potere di discutere. Alla domanda: “Perchè non si è intervenuti durante la manifestazione”? rispondo che se si fosse intervenuti durante la manifestazione, arrestando tutti coloro che avevano caschi, felpe con cappuccio e zaini si sarebbe prima di tutto creata una carneficina e poi si sarebbe operato in modo illegittimo. Inoltre in considerazione della preparazione para-militare dei violenti, e della loro vigliaccheria dimostrata nel confondersi nella folla pacifica (di cui personalmente condivido gran parte delle rinvedicazioni e dei motivi di protesta) non appena i reparti di polizia si avvicinavano, sarebbe stato impossibile non coinvolgere (anche solo indirettamente tramite il fuggi fuggi) negli scontri tante persone che non avevano alcuna colpa e responsabilità. Quindi ancora una volta facendo leva sulla saggezza, sulla preparazione e sul buon senso di dirigenti ed operatori, si è deciso di intervenire solo quando le condizioni lo ritenevamo possibile».

Su un forum della polizia scrive invece Max64, 47 anni, ispettore della Squadra mobile di Torino. Racconta la vita quotidiana del reparto, utilizzato per mantenere l’ordine pubblico in manifestazioni come quella romana: «Divise che mancano o solo quelle obsolete e di misure a caso, protezioni passive che non mi spettano, maschere antigas da condividere con altri colleghi, ubot di misura più larga perché quelli nuovi sono dati solo al personale dei reparti e quelli vecchi ti si sfarinano in testa; eppure io “dirigo” (come da circolare esplicativa Ministeriale …) i servizi in prima fila e mi espongo prima di loro, mezzi inidonei, quali la Fiat Stilo o la Fiat Punto, tutte sgangherate. E poi le indennità: 50 giornate in turni per servizi al cantiere TAV di Chiomonte (To) con oltre duecento ore di straordinario, o forse più, chi se le ricorda. 
Indennità percepite ad oggi: poco più di 60,00 euro, con pranzi al sacco a mie spese». Max64 non era a Roma, sabato, ma appunto è stato in prima linea a Chiomonte, lo scorso luglio. Non è un’altra storia, quella della Tav di Susa. Non solo perché per chi è in prima linea rischia lo stesso che a Roma. La vicenda piemontese infatti è solo un’altra tappa del percorso “esploso” sabato a Roma, come hanno rivelato in queste ore i rapporti Digos e Ros che spiegano come i black bloc giunti nella capitale si siano “addestrati” anche e proprio a Chiomonte (oltre che in Grecia).

Prosegue Max64: «La mia situazione è più o meno quella di altre centinaia di colleghi con cui condivido falò e grappa di notte per scaldarci nei boschi della Valsusa (a me manco piacciono), dove verso la benzina nelle torri faro che accendo la notte per illuminare i luoghi, dove ho imparato ad usare le manichette idrante che pompano acqua lorda della Dora per respingere gli “indignati” che mi bombardano con tutto quello che possono, poiché i “pompieri” hanno lasciato il campo in quanto sindacalmente (come da loro comunicati!!) hanno detto che mica potevano rimetterci la loro dignità con i residenti, mica erano poliziotti e quindi via da lì. Vorrei lanciare a tutti una previsione: 
il 23 ottobre, giornata della “spallata” dei No Tav, come ampiamente annunciato da circa quindici giorni su siti, incontri, pagine di quotidiani, nelle scuole pubbliche segusine dove i ragazzi TAV sono minacciati di morte da quelli NO TAV, il cantiere sarà teatro di scontri, sicuramente gravi, più gravi di quelli romani: 
vedrete, anche allora i media e i benpensati di ogni ordine e categoria, potranno solidarizzare con le forze dell’ordine. E bla, bla , bla … aspettando il “morto”, …cazzo è una vita che ne parlano ma che sfiga ancora non c’è stato, peccato, ma magari tocca proprio a me!! Pensate che bello!! Che fortuna, così si risolverà il problema delle accessorie!! 
Io sarò li in un bel 13,00/19,00 (il turno, ndr.), come il 27 giugno ed il 3 luglio scorsi, dove ho tenuto i lividi senza dichiararmi ferito, come tanti altri, oltre ai duecento che invece lo hanno fatto e come tutti gli altri giorni succedutisi passati gratis in quei posti, con i miei valorosi ed instancabili colleghi (sempre le stesse facce da oltre venti/venticinque anni), i miei pensieri, pochi soldi ed il “mio male di vivere”. 
Della solidarietà non so che farmene. 
Buoni pensieri e buon lavoro a tutti!!».

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