«Scompariranno i pesci». Repubblica traduce male e le spara grosse sul global warming

Uno studio canadese afferma che per colpa del global warming «entro il 2050 il peso massimo medio [dei pesci] diminuirà del 14-24%». Repubblica traduce: «Il 14-24% delle specie ittiche scomparirà».

«Un quarto dei pesci presenti nel mondo potrebbe morire a causa del cambiamento climatico. A rivelarlo è uno studio della University of British Columbia, in Canada, secondo il quale entro il 2050 il 14-24% delle specie ittiche scomparirà per effetto del riscaldamento globale». La notizia, pubblicata da Repubblica, ha del sensazionale e potrebbe cambiare seriamente le nostre vite. Peccato che sia falsa.

MA QUALI SPECIE ITTICHE? Come infatti fa notare il blog del Foglio “Cambi di stagione”, lo studio citato parla di global warming, parla di pesci, parla di grosso pericolo ma non parla affatto di scomparsa delle specie. Ecco che cosa dice davvero lo studio della University of British Columbia: «Noi mostriamo come il peso massimo medio [dei pesci] diminuirà globalmente tra il 2000 e il 2050 del 14-24%. (…) Questi risultati permettono di comprendere sotto un nuovo profilo l’entità dell’impatto del cambiamento climatico sugli ecosistemi marini».

L’HIMALAYA SCOMPARE. Ora, se è vero che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio quando si tratta di previsioni catastrofiche degli scienziati in materia di cambiamento climatico – ricordando la pubblica ammenda fatta nel 2009 dalla Commissione internazionale sul cambiamento climatico dell’Onu (Ipcc), che nel 2007 aveva annunciato che i «ghiacciai dell’Himalaya si scioglieranno entro il 2035» –  nel caso di Repubblica fidarsi è sicuramente peggio.

DOPO FUKUSHIMA, IL GLOBAL WARMING. Dopo le tante balle, qui documentate, pubblicate dal quotidiano di Ezio Mauro in merito al disastro nucleare di Fukushima, ecco che arrivano quelle sul cambiamento climatico. Perché per tradurre «assemblage-averaged maximum body weight is expected to shrink by 14-24%» con «il 14-24% delle specie ittiche scomparirà» non c’è bisogno di una laurea in inglese, basta l’ideologia.

@LeoneGrotti

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