Rosario Crocetta (Pd): «Non temo Grillo, sono io la novità per la Sicilia»

Intervista al candidato del centrosinistra per la Regione Sicilia. «Grillo guadagna consensi, ma non lo temo. Mi è pure simpatico. Come io so di essere simpatico a Grillo»

Rosario Crocetta, classe 1951, è stato parecchie volte etichettato come “il primo”. Primo sindaco comunista (Pdci) a Gela tra il 2002-’09, nella Sicilia granaio elettorale del Pdl (il secondo mandato Crocetta lo ha vinto con un plebiscito: 64 per cento dei voti). Primo politico siciliano dichiaratamente gay. Dato che faceva le gare d’appalto davanti ai Carabinieri e licenziava i dipendenti in odor di mafia, è in pole position anche nell’elenco di Cosa Nostra dei politici da eliminare (tre gli attentati sventati, nel 2003, 2008, 2010). È stato il primo sindaco comunista siciliano a vantare una solida collaborazione con un vescovo e la rete dei volontari cattolici. Oggi è leader della prima coalizione Pd-Udc-Psi e, almeno a dar retta ai sondaggi, appaiato al candidato del centrodestra Nello Musumeci (che intervisteremo nei prossimi giorni).

Concertazione sociale e programmazione dal basso. Concretamente cosa significano questi suoi pilastri del programma?
Molto semplice. L’autonomia siciliana ha dato alla Sicilia un potere immenso ma senza controlli. In un contesto del genere, per far funzionare l’autonomia senza trasformarla in fattore di corruzione, la Regione deve gestire sempre di meno. Questo non a favore dello Stato centrale, ma delle autonomie locali. La nuova regione dovrà fare più controlli ma anche più programmazione per le attività. E la programmazione voglio innovarla fortemente coinvolgendo gli enti locali, le parti sociali, imprenditori e associazioni sindacali, il mondo del volontariato. Così si tarano gli interventi regionali sulla base delle effettive esigenze delle città. Anche i fondi andranno gestiti in modo diverso: se una parte di essi dovranno per forza essere destinati a progetti sovracomunali, un’altra parte può essere decentrata e affidata direttamente all’iniziativa dei nostri comuni per farli rivivere.

Se già oggi occorrono anni per la programmazione, così non si allungheranno ulteriormente i tempi di approvazione dei progetti?
Assolutamente no. L’attuazione dei programmi sarà affidata ad una cabina di regia e le tempistiche rigorosamente controllate.

Trentacinquemila posti di lavoro persi in un anno, altri 49 mila lavoratori in cassa integrazione e 600 aziende fallite dal 2011. Quali le sue leve per il rilancio dell’occupazione e dell’imprenditoria?
Prima leva: le richieste di fondi che attendono autorizzazioni valgono l’8 per cento del pil, cioè 6 miliardi di euro. Sblocchiamole. Seconda leva: attraverso conferenze dei servizi permanenti velocizzeremo l’approvazione dei progetti, e contribuiremo ad eliminare la corruzione con controlli serrati su chi partecipa alle gare. Terza leva: contiamo di sbloccare circa 5 miliardi e mezzo di euro di fondi per la produzione di energie rinnovabili, che aspettano solo di essere usati, con l’avvio del patto dei sindaci: ciò porterà ulteriori risparmi per le amministrazioni locali per 2 miliardi di euro e la creazione di circa 24 mila posti di lavoro, secondo le stime di Bruxelles. Queste sono le prime tre cose che farei, le più concrete e necessarie, se venissi eletto.

Uno dei punti del suo programma è anche il rilancio del Turismo. Bello, se non fosse per  “piccoli” problemi concreti. Un’assoluta cecità sulla destagionalizzazione da parte degli enti locali, la carenza di servizi che valorizzino i beni culturali (spesso e volentieri i musei sono chiusi, i monumenti abbandonati o inaccessibili). Che intende fare?
Il turismo può dare ulteriori risorse all’occupazione siciliana: abbiamo un immenso patrimonio di beni culturali, e un clima estivo per otto mesi all’anno. Si tratta di usarli in modo corretto: all’estero nei musei ci sono caffetterie e ristoranti. Da noi invece musei e monumenti sono spesso realtà morte. Io propongo di cambiare i sistemi di gestione e che la durata delle stagioni turistiche non sia decisa dagli assessori locali. Bisogna liberare il mercato da tutti i vincoli che oggi gli enti locali impongono. Ad esempio, le concessioni del suolo pubblico hanno cifre allucinanti e un giovane che voglia avviare una piccola attività, un bar con dei posti all’aperto, oggi deve superare ostacoli insormontabili. Questo va cambiato. In merito al lavoro dei giovani, credo che il maggiore sviluppo verrà da un’idea di Sicilia dove si punta sul mix green economy-ricerca-turismo. Occorre introdurre il concetto di impresa etica: per le imprese che hanno valore sociale, come quelle di giovani

Vuole puntare sulla green economy. In un’intervista a tempi.it il vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, ha denunciato il caso del rigassificatore di Priolo: 900 milioni di euro e tremila posti di lavoro andati in fumo senza un perché. Lei cosa vuol fare al riguardo?
È una cosa terribile il caso di Priolo. La Regione a quel progetto ha detto a volte sì, altre volte no, e infine “nì”: così lo ha lasciato chiuso in un cassetto. Io credo che bisogna rivalutarlo: il rigassificatore non è un rischio per l’ambiente. Tuttavia nella zona di Priolo l’ambiente esterno va messo in sicurezza comunque. Credo che si potrebbe obbligare le imprese ad aumentare le misure di sicurezza, un po’ sul modello di Taranto.

Lei vuole rilanciare l’agricoltura, con un ruolo centrale per l’imprenditoria siciliana. Come farlo, in una regione dove le infrastrutture si basano ancora sulla rete borbonica?
Se è per questo, c’è anche il problema dei trasporti su gomma dei prodotti agricoli che sono in mano alla mafia, e oggi comportano rincari del triplo per i consumatori, e scarsissimi guadagni per i produttori. Perciò puntiamo anche all’apertura di un nuovo aeroporto a Comiso, in una zona di grande produzione agricola, che avrebbe un ruolo centrale per i produttori. Vorremmo inoltre puntare sulla ricerca, per rendere l’agricoltura più moderna e permetterle di approfittare del nostro clima. Questo è il nuovo stadio su cui vorremmo approdare. In genere per la nostra imprenditoria c’è un problema di assenza di capitali. Spesso si finisce in mano ad intermediari senza scrupoli: una delle misure urgenti che varerei è quella di garantire i prestiti da parte delle banche.

Dalla relazione del procuratore generale della Corte dei Conti siciliana: «Nel 2011 vi è stato un incremento della spesa regionale di 299 milioni di euro, e le uscite hanno raggiunto l’importo di 19 miliardi 558 milioni di euro». Che intende fare?
Eliminare sprechi e privilegi. Basta società di consulenze esterne come quelle strapagate sinora, valorizziamo le competenze interne tra i dipendenti. Basta stipendi da sceicchi per i dirigenti. Sarà una lotta dura quella che intendo fare, ma non sulle spalle dei poveri. I precari sono aumentati per ragioni clientelari, ma noi allargheremo la base della loro produttività e daremo loro posti di lavoro. Saranno create Energy service company private, ad esempio, dove potrebbero essere assorbiti i dipendenti precari, in cambio della concessione ai privati.

Si invoca una novità per la politica siciliana. Ma con lei, ci sono a sostenerla i Beppe Lumia e gli Antonello Cracolici, maggiorenti del Pd locale che hanno sostenuto Lombardo. Dove sta la sua novità, scusi?
Sono io una novità.

E perché mai?
Tutta la mia vita lo può testimoniare. Ho fatto una battaglia senza precedenti alla mafia e alla corruzione. Raffaele Lombardo è stati eletto dal centrodestra, non dal Pd. È vero che poi il Pd ha sostenuto Lombardo, ma con me è arrivato ad una rottura con l’area di centrodestra. Il fatto è che il Pd ha creduto di poter spezzare il centrodestra sostenendo Lombardo.

Non ha paura di Grillo? È lui che potrebbe conquistare numerosi seggi, se non la maggioranza, nel parlamento regionale.
Paura? Manco per idea. Mi è pure simpatico. Come io so di essere simpatico a Grillo.

Intende coinvolgere il M5S nella sua maggioranza se fosse eletto?
L’avrei coinvolto volentieri. Dai sondaggi sappiamo che nel M5s dovrebbero essere eletti vari deputati. Bene, Grillo e i suoi si dovrebbero porre un problema serio, che oltre ai deputati serve anche un presidente. E lì lo scontro non è tra me e loro, ma tra me e la destra responsabile dei malgoverni degli ultimi anni.

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