Ronchi: «Sull’acqua hanno vinto i poteri forti, ma liberalizzare il servizio idrico è ancora necessario»

Intervista ad Andrea Ronchi, ex ministro delle Politiche comunitarie: «Monti se la presa con i deboli: farmacisti, tassisti… Bisognerebbe colpire i grandi potentati del gas, dell'energia e liberalizzare l'acqua»

Secondo il premier Mario Monti, intervenuto a Bruxelles alla riunione dell’Ecofin e dell’Eurogruppo, «ci possono essere cose da guardare con più attenzione, ma in buona sostanza le misure presentate [sulle liberalizzazioni] sono quelle necessarie». Eppure, sono in molti a non essere d’accordo con le azioni proposte dal presidente del Consiglio. Tempi.it ne discute con Andrea Ronchi, ex ministro delle Politiche comunitarie.

Monti sta varando un ampio piano di liberalizzazione. Le trova adeguate?
L’azione di governo non è stata ancora sufficiente e secondo me gli spazi di manovra in cui Monti sta lavorando non sono quelli giusti. Si attaccano, tutto sommato, i più deboli: farmacisti, tassisti… Ma non basta. Bisognerebbe colpire i grandi potentati del gas, dell’energia, dei servizi pubblici locali, dei trasporti. Monti è bravo a parole e il suo governo fa ottime enunciazioni, che però non entrano nel merito. Bisogna passare dalle parole ai fatti. E, a mio parere, bisognerebbe liberalizzare anche il servizio idrico.

L’acqua però non si tocca, c’è stato un referendum.
È vero, ma è anche vero che la scelta degli elettori è stata viziata da un assunto errato. Si è assistito a una grande debolezza dei mass media nel concepire questa sfida, e nello spiegare ai cittadini che liberalizzare l’acqua non significa che essa non sia più un bene pubblico. Privatizzare l’acqua sarebbe come privatizzare il sole: non ha senso. Mentre liberalizzare l’acqua è un’altra cosa…

E sarebbe?
Dare ad alcune strutture la possibilità di intervenire per migliorare il servizio idrico. La rete di distribuzione italiana è tra le più obsolete. Ristrutturarla significa impegnare 60 miliardi di euro. Chi li investe, se lo Stato non lo fa? Nel Sud lo fa la Camorra, ad esempio, nell’illegalità più totale. Vogliamo l’illegalità? Non credo. La mia legge, al contrario, voleva portare legalità.  

Allora, da che cosa si può ripartire?
Io mi auguro che si possa accogliere la mia risposta, che il governo possa sentirla. Altrimenti, noi ripartiremo dal territorio, da quelle persone libere che vogliono aiutarci. Localizzeremo gli interventi. Sono stato minacciato, e alle volte rischiavo anche di essere picchiato. Ma non mi fermo. Faremo un appello al Parlamento per cercare di interrompere i tabù dei poteri forti e delle società municipalizzate.
twitter: @DanieleCiacci

Exit mobile version