Rimborsopoli, il vero problema sono Le Iene, non i cinquestelle. Il M5s è solo il fratello scemo del grillismo

La radice del problema è la malapianta del risentimento che da anni è coltivata dai mass media e di cui i grillini sono solo l'epifenomeno più chiassoso, effimero e passeggero

Voglio scrivere una cosa contromano e impopolare: il problema non sono quegli sciamannati dei grillini, il problema sono Le Iene. Riassunto per chi si fosse perso la notizia. Le Iene hanno scoperto e sputtanato due parlamentari grillini che hanno presentato per anni bonifici fittizi: fingevano di restituire una parte del loro stipendio, ma, in realtà, dopo aver fatto il versamento, essersi fatti il selfie e aver postato sul sito tirendiconto.it la ricevuta, lo annullavano. Per il Movimento che ha fatto della retorica sull’onestà la propria stella polare è una mazzata. Scoprire di essere come tutti gli altri, per il partito che ha fatto fortuna mandando affanculo tutti gli altri, è la cosa peggiore che potesse capitare.

Va bene, ben gli sta e io godo. Ma terminato l’orgasmo politico per quei marrani dei cinquestelle, che rimane? Rimane il problema di fondo.

Ieri su Repubblica Sebastiano Messina se l’è presa coi “furbetti dello scontrino” pestando nel mortaio delle contraddizioni pentastellate. “Non è vero che restituivano i soldi”, avete visto? “Anche loro sono marci”, vi rendete conto? è il senso del ragionamento di Messina mentre fa l’elenco delle marachelle degli onesti. Così, però, si vagabonda sempre nello stesso labirinto logico: Messina non è nemmeno sfiorato dal dubbio che l’idea del “rimborso” sia una solenne pagliacciata propagandistica in sé, che poi questa venga assolta o meno. È l’idea stessa di poter far politica a costo zero a essere lunare.

Ci sono due truffe, una nascosta e una palese: quella palese, scoperta dalla Iene, è che anche i grillini fanno i furbi con gli scontrini. Quella nascosta è l’idea che se restituisci parte del tuo stipendio da parlamentare, l’Italia andrà a posto. Non è vero. Non è vero perché la politica costa, e se tu non metti in condizione chi la esercita di poterla pagare allora le alternative sono solo due: o la fanno solo i ricchi o il politico dovrà trovare un modo (magari illecito) per sostenere il suo impegno. Si può anche pensare che se togliamo gli stipendi a deputati a senatori, poi il paese riparta, ma è una balla, rendiamocene conto.

Ieri sul Foglio, Claudio Cerasa ha scritto parole di buon senso e condivisibili. Rimborsopoli è l’esempio del «grillismo demolito dai mostri alimentati dal grillismo».

Scrive Cerasa:

«La storia dei rimborsi tarocchi dei due parlamentari Andrea Cecconi e Carlo Martelli – e forse non solo loro – può essere raccontata utilizzando due chiavi di lettura. La prima è quella utilizzata da gran parte degli osservatori che in queste ore ci hanno raccontato che ah, quanto era bello il grillismo delle origini. È una chiave di lettura a sua volta grillina. (…) La seconda chiave di lettura, invece, è più sofisticata. Ovverosia: non esiste una forma di moralizzazione buona e una forma di moralizzazione cattiva e non esiste un grillismo buono e uno cattivo. Esiste, molto semplicemente, una dannosa truffa politica chiamata moralismo, che un pezzo importante del nostro paese ha scelto da anni di considerare non un virus letale ma al contrario un utile antibiotico da somministrare all’Italia per provare a guarirla dai suoi mali».

Ci stiamo avvicinando alla questione. Cerasa fa bene a ricordare il celebre motto di Nenni (arriva sempre uno più puro di te che ti epura) e la saggia osservazione di Benedetto Croce (l’onestà in politica non è altro che la capacità politica), ma qui si vorrebbe provare a spingersi oltre e dire che, quand’anche il partito delle cinque stelle andasse a gambe all’aria; quand’anche a Di Maio capitasse quel che è successo ad Antonio di Pietro, che dopo anni di lotta ai “ladri” fu inchiodato da Report sui suoi affarucci immobiliari; quand’anche Di Battista fosse beccato con le mani nel sacco a non pagare il caffè alla buvette del Transatlantico; ecco, quand’anche accadesse tutto ciò, noi non avremmo risolto il busillis.

Perché il problema – la radice del problema – è costituita dalla malapianta del risentimento che da anni è coltivata dai mass media e di cui i grillini sono solo l’epifenomeno più chiassoso, effimero e passeggero. Il problema sono Le Iene, è Striscia la notizia, è Report. Sono loro che ogni volta soffiano sul fuoco con spirito distruttivo, aizzando gli animi contro “i politici”. Il fenomeno Grillo l’ha inventato il Corriere della Sera, ricordiamocelo sempre. I Cinquestelle sono i figli della propaganda sulla Casta, il libro di Rizzo e Stella.

Accendete la tv, ascoltate la radio, leggete i giornali: di cosa vive oggi l’informazione? Di denunce, di sputtanamento, di fiele riversato contro tutto e tutti. Non sto dicendo che non bisogna dire, scrivere, sottolineare cosa non va. Sto dicendo che esiste ormai un genere letterario giornalistico che fa politica nel modo peggiore possibile. Ed è un genere letterario che ha il solo scopo di disfare, martellare, solleticare istinti di vendetta, ricevere l’applauso della platea e incassare i soldi del biglietto. Il grillismo è più grande e diffuso del M5s, che ne è solo la parte più pittoresca e scalcagnata, la meno furba. Il M5s è il fratello scemo del grillismo.

È ora di iniziare a mettere sul banco degli imputati i corifei di questa mentalità, questo grillismo diffuso che sta fuori dal blog di Grillo e che ammorba l’Italia dai tempi di Mani Pulite (è una vecchia storia, insomma) e che si può permettere di tutto senza mai sentirsi in dovere di ritrattare, chiedere scusa, tornare sui propri passi (la vicenda Stamina, da questo punto di vista, è esemplare). Spremuto il fiele da Di Pietro, sono arrivati i grillini. Spremuti i grillini, ne arriveranno altri. Le Iene continueranno a ridere nel loro cantuccio, aspettando la prossima preda.

Foto Ansa

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