Repubblica scarica il “narcisindaco” De Magistris. Ma lui: «Con me è tornata l’acchiappanza»

Un "ritratto" su Repubblica demolisce l'immagine del sindaco di Napoli, che promuove grandi eventi ma sta portando al dissesto la città

“Il narcisindaco di Napoli” è il titolo con cui un ritratto pubblicato sul Venerdì di Repubblica tratteggia la caduta, anche nei cuori della redazione, di Luigi De Magistris. Che i suoi concittadini chiamavano Giggino a’ manetta, prima appunto del soprannome attuale, o ‘narcisindaco. Sebbene l’articolo dia spazio alle repliche dello stesso De Magistris alle accuse che gli vengono fatte, il sindaco risulta indifendibile persino da Repubblica.

MIRAGGIO LEGALITÀ. Nell’articolo ad esempio si ripercorrono alcuni degli ultimi eventi. Gli autobus che il 29 gennaio non possono uscire dalla rimessa perché mancano i soldi. Le fiamme che il 4 marzo divorano la Città della Scienza. I commercianti che dalla fine di marzo ad aprile protestano per la Ztl che blocca il lungomare, fino alla serrata del 10 aprile, con una protesta sfociata davanti al municipio (in cui scappa anche qualche bomba carta). Di fronte a tutti questi eventi, ammette lo stesso giornalista, «De Magistris intravede il tassello del complotto che lo circonda».
Sebbene il sindaco ribadisca che «in ogni rivoluzione c’è una controrivoluzione», si imprimono meglio le parole di uno storico dell’arte napoletano, Tommaso Montanari, che ha denunciato uno scandalo avvenuto in questi mesi alla storica biblioteca dei Girolamini, dove il direttore rubava gran parte dei libri preziosissimi custoditi: «In tanti speravamo che De Magistris portasse finalmente un po’ di legalità, perché a Napoli la legge non esiste proprio, ed è la prima causa del disastro. Invece anche lui butta soldi in quei cinepanettoni della cultura che sono i grandi eventi, come l’America’s cup».

«QUI C’È L’ACCHIAPPANZA». E a Repubblica che fa notare che Napoli è “la terza città d’Italia, la più giovane, la più disoccupata”, il sindaco risponde: «Ho restituito ai napoletani il loro lungomare. Prima era un’autostrada e un parcheggio, ora l’ho riempito di biciclette e di famiglie. Si è tornato a sentire il profumo del mare e finalmente i ragazzi si esercitano nell’“acchiappanza”, lo struscio, il rimorchio. Come lo chiamate voi?». Una soluzione che non basta a far svoltare una città che, perfino Repubblica lo ammette, è in pre-dissesto.

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