Referendum paritarie Bologna. Cazzola: «Sel e grillini vogliono distruggere un modello che funziona da vent’anni»

Il sistema pubblico integrato bolognese delle scuole per l'infanzia fa risparmiare i cittadini. E compone in equilibrio i rapporti tra laici e cattolici in città sulla scuola. In pochi vogliono far saltare tutto. Parla Giuliano Cazzola

Anche Giuliano Cazzola a sostegno delle scuole paritarie, della libertà di educazione e contro l’ideologia dell’istruzione che deve essere prerogativa esclusiva dello Stato. Al referendum del 26 maggio a Bologna, Cazzola, coordinatore provinciale di Lista civica, voterà “B”, come “bambini”, per salvaguardare il sistema pubblico integrato bolognese delle scuole per l’infanzia. Dove istituti statali, comunali e privati concorrono ad offrire il servizio migliore possibile. Un sistema che in pochi (Sel e grillini) vorrebbero distruggere, dopo vent’anni di funzionamento.

Cazzola, come mai ha deciso di schierarsi in prima persona?
A farmi prendere la decisione di scendere in campo sono stati aspetti di carattere sia pratico sia politico. Le convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie private a Bologna, infatti, sono state introdotte nel 1995, quando Walter Vitali (Pds) ricopriva l’incarico di primo cittadino, nel contesto di una situazione politica già assestata fin da quando c’era la Dc e i comunisti governavano la città.
Si tratta di una soluzione che funziona bene da vent’anni e che nessuno si è mai permesso di mettere in discussione. Solo radicali e laicisti fecero casino denunciando il Consiglio comunale alla Corte dei conti che, però, ritenne la delibera che istitutiva le convenzioni corretta e la cosa finì in un nulla di fatto. Oggi qualcuno vuole riprovare a demolire tutto in nome di un’errata e faziosa interpretazione dell’articolo 33 della Costituzione italiana.

Le convenzioni con le private paritarie sono in linea con quanto recita l’articolo 33?
Sì. Oltre tutto, la riforma Berlinguer nel 2000 l’ha confermato: in Italia la scuola pubblica è sia quella statale sia quella gestita da privati e paritaria. Pubblico, infatti, non vuol dire necessariamente statale, come, invece, sostiene il comitato promotore del referendum. Per fare un parallelo, si potrebbe dire che nessuno si sognerebbe mai di criticare il fatto che la previdenza dei liberi professionisti è gestita da un soggetto privato, le casse previdenziali, che, però, offrono un servizio pubblico, erogando le pensioni. Non vedo, dunque, perché mai si debba criticare una scuola privata che offre un servizio pubblico.

«Ma perché dare soldi pubblici a scuole private?», si chiedono i referendari. «Se le paghino le famiglie di tasca propria, se vogliono». Questa sembra essere l’obiezione più diffusa.
Perché fanno risparmiare i cittadini! Con un solo milione di euro e poco più (1.055.500 euro, pari allo 0,8 per cento del totale dei soldi spesi per la scuola dal Comune, ndr) dati grazie alle convenzioni alle scuole dell’infanzia paritarie di Bologna, infatti, il Comune permette ad oltre 1.736 bambini di frequentarle, che sono il 21 per cento dei bambini bolognesi. Se quel milione fosse dato alla scuola statale, non si riuscirebbero a garantire lo stesso numero di posti a parità di spesa e molti bambini dovrebbero restare a casa.
Mi dica lei se tutto questo deve saltare per via dell’approccio ideologico di pochi al discorso su scuola e istruzione, con grave danno per i bambini, le loro famiglie, gli insegnanti (che resterebbero senza lavoro) e il sistema tutto.

C’è da ben sperare per l’esito del referendum?
Ho visto che le parrocchie si sono mosse bene, si sono mobilitati i parroci e i fedeli, e anche il mondo delle associazioni non è stato a guardare. Questo è positivo. I partiti, poi, sono unanimi a sostegno del sistema vigente, anche il Pd (a partire dal sindaco Virginio Merola, ndr) si è impegnato in prima persona e questo è bello. Sono solo Sel e i grillini le due forze legate al Comitato Articolo 33 che si sono schierati contro. Ma non hanno altro obiettivo se non quello di fare guerra al Pd da sinistra e insidiare la sua base, mirano a rompere la composizione tra laici e cattolici che a Bologna si è finalmente raggiunta sul tema della scuola.

@rigaz1

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