Quante balle nei cannoni di chi vuole legalizzare la cannabis

Dietro alla proposta di referendum ci sono interessi economici che negano gli effetti dannosi della droga "leggera" che leggera non è. Intervista al neuroscienziato Giovanni Serpelloni

Che sarà mai, Luigi Manconi su Repubblica scrive che un bel sì al referendum sulla cannabis permetterebbe la coltivazione di quattro piantine di marijuana. Mica si tratta di legalizzare, epperò con quattro piantine in casa la criminalità è spacciata: niente più ricorso alla «manovalanza criminale» e calo drastico dei consumatori (cita il Portogallo e il Colorado dove, sostiene, da quando la detenzione di cannabis è stata depenalizzata si consuma molto meno che in Italia).

Praticamente una manna per i proibizionisti anche perché, scrive, «nessun antiproibizionista serio ha mai affermato che “la cannabis non fa male”», qui si tratta solo di liberalizzare «l’espressione di uno stile di vita e un piacere desiderabile e sostanzialmente innocuo». Anche se, certo, «meglio legale. Che è anche un principio di filosofia morale: ovvero dare un posto al disordine, farlo emergere dalla clandestinità, regolamentarlo, per meglio contenerne i possibili effetti negativi».
Serpelloni: «Non...

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