Povero Mario Balotelli, bersaglio del soviet del politicamente corretto

«Balotelli è un imbecille», dice la senatrice del Pd Rosaria Capacchione. Offesissima e sdegnatissima per il fatto che l’attaccante del Milan e della Nazionale non si sente un simbolo anticamorra ma un semplice calciatore. «Vengo a Napoli per giocare», aveva twittato l’incauto rispondendo ai giornalisti.

Apriti cielo. Prima ancora della Capacchione, aveva scagliato il suo anatema l’immancabile prete anticamorra Aniello Manganiello, che in quanto a tolleranza deve aver preso tutto dal cognome: «Mi chiedo se Balotelli abbia ancora diritto a essere convocato nella Nazionale. Credo – ha sbraitato a Radio 24 questo caritatevole rappresentante di Gesù – che i responsabili farebbero bene a prendere iniziative disciplinari a tempo indeterminato». In poche parole, serve una Bossi-Fini calcistica: Balotelli va espulso dall’Italia del pallone. «D’altra parte dopo la visita a Scampia – rincara la Capacchione – la sua è per metà ingenuità, per metà l’arroganza di chi vive al Nord». Anche leghista, oltre che nero e imbecille…

Siamo sinceri: detto da una senatrice, e per di più di sinistra, suona peggio – molto peggio – di un coro di buuu razzisti allo stadio. Per fortuna di Balotelli (ma soprattutto di tutti noi) sono arrivate le parole sagge di uno che la camorra la combatte sul serio, non con insulti e scomuniche non richieste, il pm Antonello Ardituro: «Mario – ha spiegato il magistrato – era felice di essere qui, gli ho parlato: il simbolo anticamorra è la Nazionale, non un solo giocatore».

Fine (almeno speriamo) del nauseante teatrino. Ma non della parodia dello Stato etico messa in piedi dall’esercito della salvezza che sta trasformando l’Italia in un ridicolo soviet del politicamente corretto. Balotelli era ed è quel che si dice un bersaglio predestinato per le guardie dell’etica pubblica: da nero italiano doveva essere il testimoniai ideale di questo Paese buonista e ipocrita. Invece ha osato ribellarsi alle caramellose catene. Non è grave il fatto che non si senta un calciatore anticamorra: di questo non importa un fico secco a nessuno, neanche alla senatrice Capacchione. Per l’esercito della salvezza è grave, gravissimo, insopportabile, quasi un alto tradimento politico, che un ragazzo nero osi essere ricco e impertinente, orgoglioso di sé, vada in giro in Ferrari e pensi più alle ragazze che al catechismo di certi preti e di certi partiti.

È davvero un’Italia malata. Non riesce più a esprimere una élite degna di questo nome, è governata da vecchi, decrepita nelle idee, priva di qualsiasi energia creativa, non ha progetti, non ha fantasia, non ha coraggio, ma crede di salvarsi l’anima bruciando sul rogo l’immagine del ragazzo cattivo Balotelli. Dice Renzi (a proposito di anticamorra e di giovani che pensano con le idee dei vecchi) che la legalità è un valore di sinistra. Difficile definire il sindaco di Firenze. Se fosse di destra, la Capacchione direbbe che la madre degli imbecilli è sempre incinta.

Roberto Casu, l’Unione Sarda, 15 ottobre 2013

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