«Porterò in Consiglio a Trento la voce degli agricoltori, i primi difensori della natura»

Lettera di Rosina, candidato alle Provinciali del 22 ottobre con Fdi: «Per l’ambiente meglio concretezza dei contadini che l’ideologia del Green Deal europeo. Priorità a famiglia e autonomia»

Caro Direttore,

nella nostra terra di passaggio e di confine si avvicinano le elezioni provinciali. Sia Trento che Bolzano andranno infatti al voto il 22 ottobre.

Il transito, il passaggio è cosa naturale in agricoltura: l’alternarsi delle stagioni, il cambiamento dei mezzi di produzione, il susseguirsi delle lavorazioni toccano da vicino il mio lavoro. Da agricoltore, nato e cresciuto a Isera, un piccolo paese di fronte a Rovereto, terra di Marzemino, mi candido proprio per portare in Consiglio provinciale la voce e la concretezza degli agricoltori. D’altronde, la politica condivide con il nostro mestiere i tempi lunghi delle scelte. Piantare una vite oggi, deciderà dei prossimi vent’anni della mia azienda; scegliere ad ottobre una certa politica, inciderà sul futuro di chi vivrà il Trentino per le prossime decadi.

L’agricoltura è anche esperienza di confine e di limite. Il tempo non infinito, il limite della natura, la forza degli eventi atmosferici segnano e condizionano il fare quotidiano. Di fronte a questa variabilità, l’uomo ha sempre pensato e agito per assecondarla e contenerla. Oggi, non è più così.

L’ideologia imperante del “verde a tutti i costi”, legata soprattutto al Green Deal europeo e alla sua legge sul ripristino della natura, o dello “stile di vita senza carne e vino”, con le sue etichettature discriminatorie per i prodotti tipici della nostra agricoltura, incidono fortemente sul modo in cui noi lavoriamo giornalmente la terra. Utilizzare meno prodotti fitosanitari, dismettere aree agricole, assimilare le piccole imprese alle grandi in termini di sicurezza e obblighi ambientali deteriorano la natura perché deprimono l’attività del suo primo difensore, il contadino. Solo il contributo della ricerca e dell’innovazione potranno rendere sempre più sostenibile la produzione agroalimentare.

Senza passaggio non c’è scambio, relazione, cultura. Perché il Trentino viva, deve vivere e crescere la sua gente. Per questo oggi le priorità sono la natalità, la famiglia e l’autonomia. È infatti da un luogo di relazioni stabili che si può generare e possono costruirsi rapporti positivi tra generazioni. Il Trentino è secondo solo all’Alto Adige per tasso di fecondità (1,42 vs 1,71, contro una media nazionale di 1,24) eppure ancora lunga è la strada da fare. L’assegno provinciale, ad integrazione dell’Assegno unico nazionale, deve essere mantenuto e aumentato, in particolare per le famiglie con 3 o più figli; va semplificato il doppio requisito della prova dei mezzi (Isee nazionale e Icef provinciale); le politiche familiari territoriali, fiori all’occhiello da oltre 15 anni del Trentino, con i loro marchi family-friendly e i Comuni amici della famiglia, vanno ancora espanse e fatte conoscere soprattutto alle imprese. Solo un popolo genera ed educa una persona.

Senza confine non c’è identità, popolo, nazione. Eccoci all’autonomia. Tutti i trentini sono autonomisti: vogliono e chiedono che le competenze che possiamo gestire sul territorio rimangano qui. Eppure, non tutti i politici trentini hanno capito che l’autonomia è innanzitutto una visione antropologica, e non un neo-centralismo provinciale. L’auto-organizzazione della società e la sua valorizzazione sono la base senza la quale non è possibile pensare la devoluzione e il mantenimento delle competenze amministrative. Le famiglie che costruiscono e sostengono una scuola a Rovereto, un gruppo di amici che crea una cooperativa per i ragazzi svantaggiati delle case popolari di Trento, una rete di imprenditori che si scambiano servizi e clienti vanno sostenuti e incoraggiati, non bloccati da analoghe iniziative pubbliche o da burocrazie insostenibili. Oltre la sussidiarietà orizzontale, va chiarita anche la funzione dell’ente Provincia. Il suo è un compito innanzitutto di regolazione e coordinamento, non di iniziativa espansiva. La Provincia deve dimagrire per far crescere l’iniziativa privata; anche questo vuol dire autonomia.

La sfida sembra epocale, eppure non arrivo solo in questa corsa. Ormai da alcuni anni, insieme ad un gruppo di amici provenienti da diversi movimenti ecclesiali lavoriamo per ricostruire uno spazio vivo e vivace per chi ha a cuore la sfera pubblica. Dopo l’elezione alla Camera dei deputati di Lorenzo Malagola, di Matteo Forte in Regione Lombardia e di Chiara Iannarelli in Regione Lazio, ho accettato la sfida di mostrare che anche in provincia di Trento esiste una presenza originale e creativa, una forza propulsiva che non ha paura della sua storia e che vuole incidere nella sfera pubblica. E allora, mi auguro e ci auguro buona campagna elettorale!

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