Il tutto con una lucidità straordinaria, che l’ha assistita anche quando – come provano le sue parole su Facebook – sapeva di avere davanti l’ultima prova: «Non sempre la vita ci riserva solo belle sorprese. Da una settimana sono ritornata a Verona per ricaduta malattia. Ora di nuovo fuori gli artigli, bisogna lottare tutti insieme. Ci sarete vero? Ci conto. Vi voglio bene». Ora, come poteva questa donna conciliare così l’amara consapevolezza di una vita che non «ci riserva solo belle sorprese» con la voglia di tirare «di nuovo fuori gli artigli»? Rassegnarsi sarebbe stato normale, comprensibile, umano. Ma Veronica non era sola e, oltre che sulla vicinanza della famiglia, contava ed ha contato, fino all’ultimo, su quella più alta: quella della fede.
Recitava ogni giorno il rosario ed aveva voluto dinnanzi a sé, in camera da letto, una lettera incorniciata di papa Francesco – il «mio papa», lo chiamava – che il fratello le aveva portato di ritorno dal Vaticano, dopo si era recato per chiedere al Santo Padre preghiere per lei. Che sabato scorso, purtroppo, è morta. Dunque il sacrificio di questa mamma è stato vano, un mero annullamento di se stessa? Potrebbe sembrare anche così. Gli occhi di Matilde ed Alice, l’altra figlia, del marito Federico e del fratello Davide, però, hanno visto molto di più. E se qualcuno si rattristerà al pensiero che Veronica se ne sia andata sapranno ricordargli la verità, e cioè che neppure oggi, nel regno del provvisorio, tutto finisce. Soprattutto se si tratta dell’abbraccio di una mamma.