Per trent’anni hanno pregato davanti a una croce dipinta sul muro. Ora avranno una chiesa

Accade in Egitto, dove una comunità di 250 famiglie cattoliche ha finalmente ottenuto il permesso di costruire l'edificio. «Colpa di burocrazia e fanatismo»

Sono ormai trent’anni che le 250 famiglie cattoliche di Kom Boha, villaggio a 60 chilometri da Assiut nell’Alto Egitto, attendono di poter avere una Chiesa.

La comunità cattolica è composta da 1500 fedeli e finora la messa è stata celebrata in un piccolo spazio messo a disposizione da una famiglia. La comunità è costretta a riunirsi per pregare davanti ad una croce dipinta sul muro.

Ora finalmente, grazie ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, i fedeli di Kom Boha potranno avere una Chiesa, che sarà intitolata a San Giorgio. Così quel terreno che con fatica la comunità aveva acquistato ben 22 anni fa, non resterà più vuoto. La comunità ha già iniziato i lavori, gettando le fondamenta della struttura, che sarà di 450 metri quadri. ACS li sosterrà, donando loro quanto necessario a terminare la costruzione.

Non sono poche le difficoltà affrontate in questi anni, come spiega ad Aiuto alla Chiesa che Soffre monsignor Kirillos William, vescovo cattolico di Assiut. «Più e più volte abbiamo fatto richiesta per poter costruire la nostra Chiesa, ma l’autorizzazione ci è sempre stata negata. In parte per colpa della burocrazia, e in parte a causa del fanatismo di certi impiegati statali».

In Egitto la legislazione relativa alla costruzione delle Chiese è una delle principale preoccupazioni dei cristiani. Contrariamente a quanto accade per le moschee, infatti, ottenere permessi per costruire altri edifici religiosi può comportare attese anche di molti anni. Per questo, in vista delle prossime elezioni legislative del 18 ottobre, le Chiese egiziane hanno preparato una bozza comune di riforma della procedura di autorizzazione. «Il Parlamento dovrebbe discutere la legge al più presto e speriamo che sia approvata. Noi cristiani desideriamo essere trattati alla stregua di tutti gli altri cittadini e desideriamo delle leggi che riflettano la Costituzione e che siano approvate dal parlamento. E non accettiamo più di essere considerati cittadini di seconda classe».

Tratto da Acs

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