Per Socci con papa Francesco è finito il cattoprogressismo degli anni Settanta

Su Libero lo scrittore attacca chi «divide ancora i cattolici fra intransigenti e conciliatori. La realtà è altrove. Perché nel frattempo la fantasia dello Spirito Santo ci ha donato papa Francesco, che non rientra in nessuno degli schemi mondani»

Su Libero di oggi Antonio Socci dedica un lungo commento al rinnovamento della Chiesa di papa Francesco e alla «fine del mondo del cattoprogressismo degli anni Settanta» . Ne riportiamo alcuni stralci.

Quando sento dire “il prete degli ultimi” io penso al grande e umile Fratel Ettore Boschini, che, lontano da tutti i salotti e riflettori, per anni, portando in giro la statua della Madonna di Fatima e col crocifisso rosso dei camilliani sulla veste, ogni notte nei gironi infernali di Milano raccoglieva, lavava amorevolmente, nutriva e curava barboni, clochard, sbandati, tossici e disperati, in un “rifugio” ricavato nel tunnel sotto la stazione centrale di Milano. (…) Mi è tornato in mente molte volte in queste settimane, sentendo ripetere a papa Francesco l’esortazione ai cristiani ad uscire dalle sacrestie e andare per le strade a portare la carezza del Nazareno a tutte le creature ferite dalla vita. (…) Certo, nelle mani di fratel Ettore si trovava il rosario, non la sciarpa rossa, il sigaro e il pugno chiuso esibiti invece da don Gallo, il personaggio che i media di questi giorni osannano come “prete degli ultimi”, ovvero degli ultimi salotti conformisti. Fu un frequentatore acclamato dei potenti salotti del pensiero dominante, che tracimano di arroganza ideologica e di bile anticattolica. Pace all’anima sua. Un prece. Ma i funerali di don Gallo segnano la fine simbolica di un mondo, quello del cattoprogressismo degli anni Settanta.

I VECCHI SCHEMI E LA NUOVA REALTA’. Ci sono ancora vecchi conati di cattoprogressismo, come quelli messi in pagina ieri da Avvenire, dove un certo De Giorgi faceva suo lo strale anticattolico per cui la Chiesa sarebbe «indietro di duecento anni». Ma nulla è più antiquato e ammuffito di queste ideologie clericali, relitti del secolo scorso. Dominano ancora nei giornali dove si continuano a dividere i cattolici fra intransigenti e conciliatori, fra progressisti e conservatori, fra conciliari e anticonciliari. Tuttavia la realtà è altrove. Perché nel frattempo la fantasia dello Spirito Santo ha portato la Chiesa nel terzo millennio e le ha donato un papa, Francesco, che non rientra in nessuno degli schemi mondani e che parla al cuore della gente. I salotti sono sbalorditi e non capiscono. Mentre il semplice popolo di Dio e le persone comuni, affaticate dalla vita, lo capiscono benissimo. E si commuovono quando lui ripete accoratamente «Dio perdona sempre, perdona tutto, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono». Non a caso i confessionali, che già negli ultimi anni stavano tornando a riempirsi (e ci sono statistiche sorprendenti), hanno ripreso ad accogliere più che mai cuori e anime, lacrime e gemiti.

LA CONTINUITA’ CON BENEDETTO. Alcuni polemisti ideologizzati hanno fatto qualche tentativo di contrapporre Francesco a Benedetto XVI, ma si sono dovuti arrendere perché Bergoglio non fa che mostrare, da pastore, da parroco del mondo, da padre quello che papa Ratzinger – col suo limpido insegnamento teologico – aveva raccomandato alla Chiesa (basta con l’autoreferenzialità, il carrierismo, la burocrazia, la mondanità, il clericalismo). Non solo. Fa tesoro di ciò che il predecessore ha scritto per l’enciclica sulla fede e addirittura mette continuamente in guardia dal diavolo, secondo la più autentica via della tradizione cristiana. Arriva perfino a consacrare il pontificato alla Madonna di Fatima (inorridiscono i progressisti). D’altra parte papa Francesco sconcerta pure tradizionalisti e reazionari, quelli che si fissano nelle forme, i velluti e le formule. E – secondo la  dottrina sociale cristiana – spiazza i potenti della finanza e della politica tuonando contro le ingiustizie del sistema economico planetario, in difesa delle sue vittime.

LONTANO DALLE CONTROVERSIE CURIALI. Papa Francesco si sottrae ad ogni schema pure nelle controversie curiali. Basti vedere il candore e la leggerezza evangelica con cui, nei giorni scorsi, ha messo fine a un’annosa diatriba fra Cei e Segreteria di Stato vaticana su chi dovesse tenere i rapporti con la politica e le istituzioni (ovviamente i vescovi, ha spiegato il papa). Con la stessa ponderata serenità si appresta – a giugno, secondo le voci – all’avvicendamento del Segretario di Stato, che ha ormai raggiunto la scadenza del suo mandato e delle proroghe. (…) nni fa Thomas Wolfe ha scritto: «Ciò che più profondamente si cerca nella vita, la cosa che in un modo o nell’altra è stata al centro di ogni esistenza, è la ricerca dell’uomo per trovare un padre. Non soltanto il padre della propria carne, non soltanto il padre perduto della propria gioventù, ma l’immagine di una forza e di una sapienza alle quali la fede e la forza della propria esistenza possano essere unite». Questo è Francesco per il nostro tempo. Un padre. Che poi significa “papa”.

L’articolo integrale è riportato nel blog di Antonio Socci.

 

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