Per promuovere «un mondo migliore» le scout non vogliono più i cookies Ogm (che esse stesse vendono per autofinanziarsi)

Una ragazzina di dieci anni promuove una sottoscrizione perché i biscotti venduti per raccogliere fondi non siano prodotti con prodotti transgenici. «Ma è l'unico modo che abbiamo per sostenerci»

Ha appena dieci anni Maya Fischer, ma la sua battaglia contro gli Ogm l’ha resa celebre in tutto il Canada come un’ambientalista dall’età navigata. A muovere la sua raccolta firme c’è il sostegno della madre, Linda Cirella, come lei membro delle Girl Guides, movimento scoutistico femminile diffuso in tutto il Paese. E bersaglio della petizione che la ragazzina sta portando avanti sono le caratteristiche scatole di cookies con cui il gruppo ogni anno raccoglie fondi per i propri progetti. In quattro mesi ha già ricevuto più di 28 mila sottoscrizioni on-line per chiedere alla direzione nazionale delle Girl Guides di imporre alla Dare Food, l’azienda che produce i biscotti, di non utilizzare organismi geneticamente modificati negli impasti del prodotto, ma solo colture biologiche.

«SONO DANNOSE PER L’UOMO». Le motivazioni di tale battaglia sono presto che dette, e non si limitano semplicemente all’accusa che gli Ogm sono dannosi per l’uomo, poiché provocherebbero, dicono loro, infertilità, problemi al sistema immunitario, invecchiamento precoce e danni agli organi. Madre e figlia fanno leva anche sul motto delle Girl Guides, che dice: «Prometto di dare il meglio di me, di essere leale con me stessa, le mie convinzioni e il Canada; mi muoverò per un mondo migliore», dove ovviamente, sempre secondo loro, gli Ogm non devono essere coltivati. Da molto tempo ormai Maya e Linda hanno bandito dalla loro tavola cibo ogm e ora non intendono certo venderlo. Questo perché il movimento scoutiscito chiede a ogni guida di vendere 24 scatole all’anno per sostenere i propri progetti. Di qui l’opposizione di mamma e figlia: «Vogliamo vendere cookies sani, sicuri per la terra, e di cui le Girl Guides possano essere orgogliose».

I BISCOTTI “ECO-SOSTENIBILI”. A differenza di quanto accade in molti Paesi europei, in Canada la coltivazione di Ogm è lecita e, anzi, il ministero della Salute segue una politica molto trasparente in merito, inserendo sul mercato prodotti geneticamente modificati solo dopo almeno dieci anni di test in laboratorio. In Canada non vi è neppure l’obbligo di indicare sulla confezione se un ortaggio è nato da coltivazioni Ogm o meno, e ancor di più per questo motivo la sottoscrizione di Maya chiede che si faccia chiarezza sui famosi biscotti. Che, va detto, negli ultimi anni sono stati già resi più sani e rispettosi dell’ambiente, in un bizzarro inseguimento alla misura più “eco-sostenibile”. Prima ne sono stati rimossi gli acidi grassi insaturi, poi ci si è accertati che le confezioni fossero realizzate con carta 10 per cento riciclata, infine si è arrivati a chiedere (anche qui con una petizione on-line) che nella produzione non si facesse uso di olio di palma, la cui estrazione porta alla distruzione della foresta pluviale.

«MA NON SONO SIGARETTE». In attesa che la petizione di Maya arrivi a quota trentamila firme, le prime reazioni dalla direzione delle Girl Guides sono già arrivate. Perché va bene essere «a favore di un mondo migliore», ma la vendita dei cookies è il solo modo che le ragazze scout hanno per raccogliere fondi, e c’è ben poco da fare per produrli “Ogm-free”, ha spiegato al Times Colonist Laurie Hooker, che tiene le pubbliche relazioni delle scout. Nel solo Canada, si vendono 5 milioni e mezzo di scatole di cookies, al prezzo economico di 5 dollari, cifra che non potrebbe essere mantenuta con l’impiego di prodotti non Ogm, sempre più difficili da reperire. «Le Girl Guides vendono gli stessi cookies che si trovano in qualsiasi negozio di alimentari del Paese. Non sono sigarette».

@LeleMichela

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