Per le Pmi la ripresa ha perso slancio, ma i bilanci sono sempre più solidi

Le piccole e medie imprese italiane danno segnali positivi su riduzione dell'indebitamento e rafforzamento patrimoniale. Anche se il potenziale di crescita non è sfruttato appieno

Redditività in leggero calo e fatturato in aumento in termini nominali per le nostre Pmi, che tuttavia restano solide e potrebbero finanziare investimenti importanti nel breve termine. Cresce il valore aggiunto, a ritmi più contenuti dei costi del lavoro, con effetti lievemente negativi sulla produttività e sui margini. I tempi e ritardi nei pagamenti sono di nuovo peggiorati, dopo una lunga fase di miglioramento: la ripresa delle Pmi ha perso slancio, eppure, nonostante la congiuntura poco favorevole, le nostre aziende sono finanziariamente sempre più solide. 

Vi è una forte presenza di Pmi, spesso ex microimprese, che dimostrano un potenziale di crescita notevole, ma non sfruttato pienamente, che potrebbero assicurarsi condizioni più favorevoli per l’accesso al capitale di debito tradizionale o di finanza alternativa. La distribuzione del fatturato vede una netta crescita delle piccole e medie imprese a discapito delle micro.

Un segnale positivo è quello relativo all’indice di indebitamento, che rappresenta il totale delle passività rispetto al patrimonio netto. Il leverage finanziario mediano passa dallo 0,97 allo 0,80, e anche questo è un indice positivo, poiché rappresenta un dato sulla riduzione all’indebitamento finanziario. Parallelamente le Pmi hanno rafforzato il proprio capitale a ritmi decisamente più sostenuti. 

La ripresa delle redditività lorda si è quasi fermata: i margini sono cresciuti di poco sopra l’1 per cento (era il 3,2). Guardando ai livelli pre-crisi le nostre Pmi hanno livelli di margine operativo lordo ancora inferiori al 10 per cento a quelli del 2007. Nonostante però il rallentamento della redditività, anche l’incidenza degli oneri finanziari sui margini ha raggiunto un minimo storico (13 per cento).

Gli score assegnati ai bilanci delle Pmi riflettono questi miglioramenti strutturali: la quota delle aziende con un bilancio “solido” ha raggiunto un livello massimo, mentre quella delle aziende con un bilancio “rischioso” è scesa al minimo.

In crescita gli investimenti: la dinamica risulta particolarmente sostenuta nel settore del manifatturiero che ha beneficiato degli incentivi di Industria 4.0. Nonostante questi miglioramenti, i livelli di investimento delle Pmi rimangono però inferiori a quelli pre-crisi: le Pmi più solide non hanno difficoltà a reperire capitali ma spesso preferiscono ricorrere a risorse generate internamente o a capitale proprio.

In futuro le attese sono di una crescita dell’economia debole; secondo le previsioni, i fatturati dopo una leggera frenata dovrebbero accelerare nel prossimo triennio e la redditività lorda crescerà a ritmi lenti. La resilienza del nostro sistema di Pmi caratterizzerà anche i prossimi anni: il rafforzamento patrimoniale e il calo della rischiosità dovrebbero proseguire, anche se a ritmi più lenti rispetto al passato.

Francesco Megna, autore di questo articolo, è commerciale settore banking

Foto pxhere.com

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