Per dar forza ai Popolari in Europa

Con l'accordo tra Noi Moderati e Forza Italia spero si dia spinta a una presenza italiana a Bruxelles. E non capisco la scelta dell’Udc di Cesa di allearsi con la lega di Salvini

Antonio Tajani con Maurizio Lupi, Roma 9 aprile 2024 (Ansa)

E così alle prossime elezioni europee Forza Italia e Noi Moderati si presenteranno insieme, sotto l’egida del Partito Popolare Europeo. È una buona notizia, che va nella direzione giusta, quella di rafforzare la proposta politica dei moderati e dei popolari nel nostro Paese.

Non si tratta di una fusione, né tanto meno di una incorporazione, come hanno prontamente spiegato Maurizio Lupi e Antonio Tajani, ma di un accordo politico teso a rafforzare le posizioni europeiste e centriste in Europa. Proprio per questo è stato auspicato e voluto anche da Manfred Weber, leader del Ppe, che da tempo soffre l’indebolimento delle formazioni politiche che in Italia si riconoscono nei valori e nei contenuti dei popolari.

Sì, perché il Ppe in Europa in passato ha sempre contato su una numerosa pattuglia di europarlamentari italiani che aiutavano in modo decisivo ad assicurare ai popolari la maggioranza nel Parlamento Europeo. Prima la Dc, poi dal 1994 Forza Italia e il Pdl hanno contribuito, fino a una decina di anni, fa in modo significativo al rafforzamento numerico ma anche culturale e ideale del Ppe e al suo ancoraggio alle radici cristiano-democratiche che lo hanno originato.

Purtroppo da una decina di anni il peso italiano si è ridotto e ciò ha concorso a dare forza dentro al Ppe a posizioni politiche più ispirate a un approccio tecnocratico, misto di frugalismo fiscale e liberismo economico, che sono, ahimè, presenti in alcune forze politiche moderate di paesi del nord, come la Finlandia e dell’est Europa. Partiti che aderiscono al Ppe, ma nei quali la cultura politica popolare è meno netta e talvolta viene messa in ombra da un pragmatismo politico che ha radici ideali meno profonde.

Per questo una presenza forte nel Ppe di italiani, tedeschi e spagnoli è così importante, perché in questi Paesi è più chiaro il radicamento nell’insegnamento sociale cristiano come origine del loro impegno politico.

L’Udc con la Lega

Vale la pena ricordare una volta di più, infatti, che il centro esiste come forza politica autonoma proprio nei Paesi di tradizione cattolica. Negli Stati Uniti, come in generale nei Paesi di tradizione anglosassone, non esiste il centro. Ci sono esponenti politici più moderati e centristi sia tra i repubblicani che tra i democratici, come tra i conservatori o i laburisti, ma non esiste una forza politica autonoma e significativa, che agisce come espressione della cultura politica moderata e cristiano-democratica, come invece avviene in Germania con la Cdu, che è ancora il primo partito, o in Spagna, dove il Partido Popular è tornato alle ultime elezioni ad essere il primo partito pur non riuscendo a formare una maggioranza di governo; e come per lungo tempo è avvenuto in Italia ed oggi ancora resiste grazie a Forza Italia, Noi Moderati ed altre piccole formazioni centriste.

Per questo, a mio parere, è positivo che queste forze politiche si presentino insieme alle elezioni europee; ed è del tutto incomprensibile e inspiegabile, se non per ragioni di potere personale e di posti, la scelta dell’Udc di Cesa di allearsi alle elezioni europee con la Lega di Salvini, che in Europa continua a schierarsi ostinatamente con Identità e Democrazia, cioè con il gruppo delle destre europee dove stanno anche i neonazisti e la Le Pen. Scelta legittima ovviamente, ma del tutto opposta a quella che molti, anche nella Lega, auspicavano di un avvicinamento al Ppe. Qui il paradosso è che un partito che si chiama Unione dei Democratici Cristiani si allontana dal Ppe e si avvicina alla destra, anziché attrarre la Lega verso il Ppe. Infine ritengo utile una volta di più ribadire la distinzione tra popolari e conservatori che ho avuto modo di approfondire recentemente da queste pagine.

Obiettivo 10 per cento

Chi ritiene che ci sia ancora bisogno di una proposta politica liberale e popolare, radicata nella dottrina sociale cristiana e nella cultura e storia politica dei popolari, cioè nei valori fondanti che hanno sostenuto la nostra civiltà, dovrebbe guardare con simpatia e sostenere con convinzione questo tentativo.
Un tentativo politico che certo può aprire la strada a ulteriori prospettive future, ma che già nell’immediato potrebbe incrementare il numero di parlamentari italiani nel Ppe e modificare gli equilibri politici nazionali, soprattutto se dovesse riuscire a superare il 10 per cento, come io auspico e come molti analisti prevedono, presumibilmente superando una Lega che nei sondaggi è data in fortissimo arretramento (dal 34 per cento del 2019 a percentuali intorno all’8 per cento).

Dunque un passo avanti nella direzione giusta, che saluto con favore, continuando a indicare l’obiettivo di costruire insieme finalmente una offerta politica popolare e moderata adeguata alle aspettative degli elettori, di cui si sente fortemente il bisogno in Italia e in Europa.

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