Parlare a un convegno di manager della Confessione seguendo l’esempio del Papa. E vederli contenti

Gli interventi del Papa sono di una semplicità sconcertante ma hanno una consistenza teologica e antropologica solidissima. Il suo insistere sul cuore non è sentimentalismo

In un’università pontificia ho tenuto una relazione a un incontro di manager dedicato all’educazione nell’impresa, nella famiglia e nella società. Il clima era simpaticamente costruttivo e mi ha colpito l’introduzione del sacerdote che ha aperto l’incontro con un discorso esclusivamente culturale. Detto tra parentesi il sacerdote in questione è una delle persone più simpatiche e preparate che conosca. Ciò nonostante, data la circostanza, ha ritenuto opportuno restare su linee generali.

Da parte mia non ho resistito al desiderio di approfittare dell’opportunità per andare giù duro e per affermare che se la creatura non è in pace col Creatore non si può trasmettere agli altri serenità, forza e consapevolezza del significato del proprio lavoro: la cosa migliore per essere buoni educatori è cominciare col confessarsi. Forse non m’inviteranno più a tenere relazioni del genere ma non sono pentito perché i manager si sono mostrati contenti e soprattutto perché questa mi sembra la linea che Papa Francesco suggerisce: parlare chiaramente.

Gli interventi del Papa sono di una semplicità sconcertante ma hanno una consistenza teologica e antropologica solidissima. Il suo insistere sul cuore non è sentimentalismo. Il cuore è il centro della personalità dove avviene la scelta definitiva fra bene e male. La ragione è un’ancella del cuore che lo aiuta ad andare sulla retta via. I santi sono sempre stati persone di gran cuore e mai ideologi senz’anima. Userò sempre la “santa sfacciataggine”!

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