Papa Francesco: «Spogliamoci dei nostri idoli per mettere al centro Cristo»

Papa Francesco nell'omelia della Messa a San Paolo Fuori le Mura: «Gesù ci ha scelti per annunciarlo, testimoniarlo e adorarlo»

Nell’omelia della sua prima Messa a San Paolo Fuori le Mura, papa Francesco è tornato a sfidare ogni cristiano, domandando che cosa significa mettere al centro della propria vita Cristo, testimoniarlo e adorarlo. Il Santo Padre ha infatti spiegato le Scritture utilizzando tre verbi: annunciare, testimoniare, adorare.

L’OBBEDIENZA DEGLI APOSTOLI. Come aveva già fatto in mattinata prima del Regina Coeli, papa Francesco ha sottolineato la forza degli apostoli nel sopportare ingiurie e persecuzioni in nome di Gesù. «Pietro e gli Apostoli annunciano con coraggio, con parresia, quello che hanno ricevuto, il Vangelo di Gesù. E noi? Siamo capaci di portare la Parola di Dio nei nostri ambienti di vita? Sappiamo parlare di Cristo, di ciò che rappresenta per noi, in famiglia, con le persone che fanno parte della nostra vita quotidiana? La fede nasce dall’ascolto, e si rafforza nell’annuncio».

QUELLE VITE CAMBIATE. «L’annuncio di Pietro e degli Apostoli – ha continuato Bergoglio – non è fatto solo di parole, ma la fedeltà a Cristo tocca la loro vita, che viene cambiata, riceve una direzione nuova, ed è proprio con la loro vita che essi rendono testimonianza alla fede e all’annuncio di Cristo. Nel Vangelo, Gesù chiede a Pietro per tre volte di pascere il suo gregge e di pascerlo con il suo amore, e gli profetizza: «Quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi» (Gv 21,18). È una parola rivolta anzitutto a noi pastori: non si può pascere il gregge di Dio se non si accetta di essere portati dalla volontà di Dio anche dove non vorremmo, se non si è disposti a testimoniare Cristo con il dono di noi stessi, senza riserve, senza calcoli, a volte anche a prezzo della nostra vita. Ma questo vale per tutti: il Vangelo va annunciato e testimoniato. Ciascuno dovrebbe chiedersi: Come testimonio io Cristo con la mia fede?»

LE NOSTRE VITE NEL DISEGNO DI DIO. Francesco ha spiegato che ogni vita, ogni persona, ogni «dettaglio» ha un posto nel grande disegno di Dio, «anche la tua, la mia piccola e umile testimonianza, anche quella nascosta di chi vive con semplicità la sua fede nella quotidianità dei rapporti di famiglia, di lavoro, di amicizia. Ci sono i santi di tutti i giorni, i santi “nascosti”, una sorta di “classe media della santità”, come diceva uno scrittore francese, quella “classe media della santità” di cui tutti possiamo fare parte». Un pensiero particolare da parte del Papa è andato a chi paga il prezzo della vita per testimoniare il Vangelo. «Ricordiamolo bene tutti: non si può annunciare il Vangelo di Gesù senza la testimonianza concreta della vita. Chi ci ascolta e ci vede deve poter leggere nelle nostre azioni ciò che ascolta dalla nostra bocca e rendere gloria a Dio! Mi viene in mente adesso un consiglio che san Francesco d’Assisi dava ai suoi fratelli: predicate il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole. Predicare con la vita: la testimonianza. L’incoerenza dei fedeli e dei Pastori tra quello che dicono e quello che fanno, tra la parola e il modo di vivere mina la credibilità della Chiesa».

TESTIMONI PERCHE’ SCELTI. Ma perché i cristiani possono essere testimoni? Perché «Lui ci ha chiamati, ci ha invitati a percorrere la sua strada, ci ha scelti». Come fecero gli apostoli, così devono fare i cristiani di oggi, ha detto il Papa: «Vivere un rapporto intenso con Gesù, un’intimità di dialogo e di vita, così da riconoscerlo come “il Signore”». È questo che significa infatti “adorarlo”. «Significa imparare a stare con Lui, a fermarci a dialogare con Lui, sentendo che la sua presenza è la più vera, la più buona, la più importante di tutte. Ognuno di noi, nella propria vita, in modo consapevole e forse a volte senza rendersene conto, ha un ben preciso ordine delle cose ritenute più o meno importanti. Adorare il Signore vuol dire dare a Lui il posto che deve avere; adorare il Signore vuol dire affermare, credere, non però semplicemente a parole, che Lui solo guida veramente la nostra vita; adorare il Signore vuol dire che siamo convinti davanti a Lui che è il solo Dio, il Dio della nostra vita, il Dio della nostra storia».

SPOGLIARSI DEGLI IDOLI. «Questo – ha concluso il Papa – ha una conseguenza nella nostra vita: spogliarci dei tanti idoli piccoli o grandi che abbiamo e nei quali ci rifugiamo, nei quali cerchiamo e molte volte riponiamo la nostra sicurezza. Sono idoli che spesso teniamo ben nascosti; possono essere l’ambizione, il carrierismo, il gusto del successo, il mettere al centro se stessi, la tendenza a prevalere sugli altri, la pretesa di essere gli unici padroni della nostra vita, qualche peccato a cui siamo legati, e molti altri. Questa sera vorrei che una domanda risuonasse nel cuore di ciascuno di noi e che vi rispondessimo con sincerità: ho pensato io a quale idolo nascosto ho nella mia vita, che mi impedisce di adorare il Signore? Adorare è spogliarci dei nostri idoli anche quelli più nascosti, e scegliere il Signore come centro, come via maestra della nostra vita».

 

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