Papa Francesco e la rinuncia di Benedetto XVI: «Farò come lui. Chiederò al Signore che mi illumini»

In un'intervista a un quotidiano spagnolo, il Pontefice ha parlato a tutto campo di economia, cristiani perseguitati, Pio XII e anche di come vorrebbe essere ricordato

Papa Francesco ha rilasciato una lunga intervista al giornale spagnolo La Vanguardia. In essa il Pontefice parla a tutto campo dei più diversi argomenti. Povertà, Pio XII, cristiani perseguitati, il rapporto con gli ebrei e, in tono scherzoso, anche di Mondiali di calcio e papamobile. Vatican Insider ha proposto una sua traduzione, di cui, di seguito ne riportiamo alcuni.

Cristiani perseguitati
«I cristiani perseguitati sono una preoccupazione che mi tocca da vicino come pastore. So molte cose di queste persecuzioni che non mi sembra prudente raccontare qui per non offendere nessuno. Però ci sono luoghi nei quali è proibito avere una Bibbia  o insegnare il catechismo o portare una croce… Quello che voglio chiarire è questo: sono convinto che la persecuzione contro i cristiani oggi è più forte che nei primi secoli della Chiesa. Oggi ci sono più cristiani martiri che in quell’epoca. E non è fantasia, sono i numeri.

Archivi vaticani e Pio XII
«L’apertura degli Archivi porterà molta luce. Su questo tema ciò che mi preoccupa è la figura di Pio XII, il Papa che ha guidato la Chiesa durante la Seconda Guerra Mondiale. Sul povero Pio XII è stato tirato fuori di tutto. Ma dobbiamo ricordare che prima lo si vedeva come il grande difensore degli ebrei. Ne ha nascosti molti nei conventi di Roma e di altre città italiane, e anche nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Là nella casa del Papa, nella sua camera da letto sono nati 42 bambini, figli di ebrei e di altri perseguitati rifugiatisi lì. Non voglio dire che Pio XII non abbia commesso errori – anch’io ne commetto tanti – però il suo ruolo deve essere letto nel contesto di quel tempo. Era meglio, ad esempio, che non parlasse perché non venissero uccisi più ebrei, oppure che lo facesse? Voglio anche dire che a volte mi prende un po’ di orticaria esistenziale quando vedo che tutti se la prendono contro la Chiesa e Pio XII, e si dimenticano le grandi potenze. Lo sa lei che conoscevano perfettamente la rete ferroviaria dei nazisti per trasportare gli ebrei ai campi di concentramento? Avevano le foto. Però non hanno bombardato queste linee ferroviarie. Perché? Sarebbe bene parlare un po’ di tutto».

Ebrei e cristiani
«Tu non puoi vivere il tuo cristianesimo, non puoi essere un vero cristiano, se non riconosci la tua radice ebraica. Non parlo di ebraico nel senso semitico di razza ma in senso religioso. Credo che il dialogo interreligioso debba approfondire questo, le radici ebraiche del cristianesimo e il fiorire cristiano dell’ebraismo. Capisco che è una sfida, una patata bollente, ma lo si può fare da fratelli. Io prego tutti i giorni l’Ufficio divino con i Salmi di Davide. I 150 Salmi li abbiamo passati in una settimana. La mia preghiera è ebraica, e poi ho l’eucaristia, che è cristiana».

Fede, scienza e ateismo
«C’è stato un aumento di ateismo nell’epoca esistenzialista, forse per l’influsso di Sartre. Ma poi è arrivato un passo in avanti verso la ricerca spirituale, l’incontro con Dio in mille modi diversi, non necessariamente legati alle forme religiose tradizionale. Lo scontro tra scienza e fede ha raggiunto il picco nel secolo dei Lumi, ma non è poi così di moda oggi, grazie a Dio, perché ci siamo resi conto tutti della vicinanza che c’è tra una cosa e l’altra. Papa Benedetto XVI ha un buon magistero sul rapporto tra scienza e fede. In generale, la maggior parte degli scienziati ora è molto rispettosa della fede e lo scienziato agnostico o ateo dice: “Io non oso entrare in quel campo”».

La rinuncia di Benedetto
«Papa Benedetto ha compiuto un gesto molto grande. Ha aperto una porta, ha creato una istituzione, quella degli eventuali Papi emeriti. Settant’anni fa non c’erano vescovi emeriti. Oggi quanti ce ne sono? Bene, siccome viviamo più a lungo, arriviamo a un’età nella quale non possiamo andare avanti con le cose. Io farò lo stesso che ha fatto lui, chiederò al Signore che mi illumini quando arriva il momento e che mi dica ciò che devo fare. Me lo dirà di sicuro».

Quando pensavo di ritirarmi con i preti a riposo
«Avevo una stanza riservata per me in una casa di riposo per sacerdoti anziani a Buenos Aires. Io avrei lasciato l’arcivescovado alla fine dell’anno scorso e avevo già presentato la rinuncia a Papa Benedetto quando ho compiuto i 75 anni. Ho scelto una stanza e ho detto: voglio venire a vivere qui. Lavorerò come prete, aiutando nelle parrocchie. Questo sarebbe stato il mio futuro prima di essere Papa».

Come mi piacerebbe essere ricordato
«Non ci ho pensato però mi piace quando uno ricorda qualcun altro e dice: “Era un buon uomo, ha fatto quello che ha potuto, non era così male”».

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