Padre Spadaro e l’eroismo dei pionieri. La CyberTeologia diventa un Corso alla Gregoriana

 

Il coraggio di essere pionieri è spesso eroico, tanto più se ci si lancia in territori impervi e costellati di pregiudizi. E così, magari, ciò che all’inizio appare a tanti solo un pallino personale, un ghiribizzo modernista, alla fine diventa scienza, strada aperta da far percorrere, insegnamento.

Quando, pochi anni fa, il gesuita Padre Antonio Spadaro, direttore della rivista La Civiltà Cattolica, smise i panni di critico letterario per lanciarsi capo e collo nello studio della rete, difficilmente avrebbe potuto immaginare che quell’avventura intellettuale sarebbe diventata non solo l’argomento di qualche bell’articolo o libro, ma addirittura una materia di insegnamento. Ebbene, dal prossimo Anno Accademico l’Università Gregoriana ospiterà un corso dal titolo “Cyberteologia: pensare il cristianesimo al tempo della rete”, tenuto dallo stesso Padre Spadaro. Non una riflessione religiosa sul tema, ma una vera e propria teologia.

Spadaro si occupava, dicevo, principalmente di letteratura. In fondo non è cambiato molto, perché l’apertura alla bellezza e alla potenza del dolore che ha scorto negli autori da lui amati (stupende alcune sue pagine sulla letteratura in tempo di guerra), è la stessa con cui ora ha provato a scrutare la rete con i suoi “abitanti”: immergendovisi, facendosi guidare dalla sua logica, direi quasi “incontrandola”.

Ma cosa c’è al cuore di questa novità chiamata Cyberteologia? Difficile dirlo in due parole. Meglio usare le sue, che la intende come “l’intelligenza della fede al tempo della rete”. […]

Si presuppone, mi pare, che dalla fede promani un’intelligenza, cioè una capacità di guardare e leggere le cose da un particolare punto di vista, quello di Dio. Perciò si tratta di capire come la nuova logica conoscitiva posta dalla rete e dalla sua condivisione totale sfidi il modo stesso di conoscere di un cristiano, quello che lui chiama “l’impulso conoscitivo che la fede sprigiona da sé”. Mi sembra un punto di domanda entusiasmante. Della fede, in fondo, mi ha sempre colpito questo suo originare un nuovo modo di conoscere, un nuovo punto di vista, quello di Chi ha fatto tutto e tutto ama. Chi, in fondo, può trattare meglio le cose, le persone, tutto, se non chi compie questo sforzo di immedesimazione? Oggi il Papa ha dettoAndate a mostrare il nostro amore che è l’amore di Dio». Penso si possa dire lo stesso anche dell’intelligenza (non intesa come quoziente intellettivo ma come strumento di conoscenza).

Al di là di questa mia (tentata e personale) incursione nello “Spadaro-pensiero”, la notizia è che dopo anni di scontate riflessioni cattoliche sui pericoli della rete e di più o meno unanime sua demonizzazione intervallata da qualche pomposo evento sulle strategie per “sfruttarla” (che brutto termine!), con lui è entrata nella Chiesa una cosa nuova, che rilancia la questione da una prospettiva assolutamente ribaltata, “altra”. Si può dirla in sintesi con altre parole del suo libro: la rete sarebbe da concepire non come strumento, ma come ambiente; non come macchina, oggetto di mero utilizzo, ma luogo di vita, come una stanza o una casa, luogo di espressione e arricchimento dell’io. “Se i cristiani riflettono sulla rete – scrive a pag. 11 del suo libro Cyberteologia edito da Vita e Pensiero – non è soltanto per imparare a usarla bene, ma perché sono chiamati ad aiutare l’umanità a comprendere il significato profondo della rete nel disegno di Dio”.

Spadaro non  ha fatto tutto questo col vezzo dello studioso d’Accademia, che osserva il web dall’alto e lo critica col ghigno di chi non può e non vuole sporcarsi con certe cose, ma si è messo in gioco fino in fondo: un profilo Twitter, Facebook, Google +, Linkedin , dialogo fitto con personalità autorevoli sul tema (Gianni Riotta, per esempio) o semplici utenti curiosi, e il ricchissimo blog CyberTeologia.

Naturalmente, quando ci si implica tanto in un terreno di “immediatezza” quale è la rete, si rischia di commettere anche qualche errore di giudizio o valutazione, ma ne vale la pena, se poi si tratta di aprire strade come questa, che per ora è anzitutto una strada di grandi domande. Spadaro ha contribuito ad aprirla e molti altri, nel tempo a venire, potranno percorrerla. Anzi, direi proprio che dovranno percorrerla.

Pino Suriano

@PinoSuriano

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