L’orchestra, la sinfonia di Brahms, l’ovazione per il bis. E si alzano in piedi le violiniste. Sortilegio alla Scala

Una cosa mai vista è successa il 5 settembre nel teatro della Milano bene: orchestrali che si cimentano nel canto. Nel silenzio meravigliato della Scala

Milano, 5 settembre, Teatro alla Scala. La stagione riapre con la Budapest Festival Orchestra diretta da Ivan Fischer, per la rassegna di MiTo. Nella serata tiepida la Milano bene prende posto in platea. Brahms, stasera: la Terza e la Quarta sinfonia.

L’orchestra schierata nel suo ordine, nella lucentezza dei fiati ricorda la parata di un esercito. Quando il silenzio è assoluto, il maestro chiama la prima nota. Il Brahms della Terza, la Renana, ci avvolge in un paesaggio di brume e orizzonti grigi e incombenti. Nella Quarta, sull’armonia severa dei violini si abbatte improvvisa e tonante la potenza dei fiati, come un’ira di Dio.

Lunghi applausi pretendono il bis. Allora le violiniste depongono il violino, e prendono in mano uno spartito. Una cosa mai vista: orchestrali che si cimentano nel canto. Cantano una Serenata notturna di Brahms. Le voci si stagliano chiare nel silenzio meravigliato della Scala. Brevissima Serenata: eppure crea per un momento un sortilegio. (Niente, nemmeno i più superbi violini uguagliano, pensi, la voce umana).

Cosa c’è al fondo dell’incanto che ghermisce la sala? Voci di donne, eco di remote ninne nanne, o, prima ancora, del timbro che il bambino nel buio del grembo riconosce. Poi voci di sorelle, innamorate, figlie. Voci eternamente sussurranti la vita. Sortilegio alla Scala: nell’attimo di silenzio prima degli applausi cogli nella platea matura, elegante e viziata, un istante di commozione vera.

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