Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – «Cessate il fuoco! Cessate il fuoco!». È la scena clou di I figli degli uomini, il film di Alfonso Cuarón (2006) liberamente ispirato al romanzo di P. D. James, distopia in cui si immagina un mondo futuro, sterile e senza bambini. La battaglia si interrompe, ribelli e soldati smettono per un istante di spararsi al passaggio di un neonato avvolto in una coperta e custodito in seno dalla madre. Un soldato si inginocchia e fa il segno di croce.
Non sbaglia l’autore a legare questa stanca infertilità alla perdita del senso del vivere. Tutti i programmi economici che in questi ultimi anni hanno cercato di rivitalizzare la demografia occidentale si sono rivelati insufficienti a motivare una società che è tanto sessualmente libertina quanto procreativamente depressa. È una “peste bianca” che decima la popolazione senza l’aiuto di nessun virus, batterio o guerra. Non c’è nessun assassino o omicida: si tratta di un suicidio per noia.
Sciorinando i numeri impietosi di tutti i paesi europei (più quelli statunitensi e giapponesi), Meotti ci restituisce la nitida fotografia di un Occidente che non ha più alcuna ragione per vivere e dunque per affidare la propria eredità a qualcun altro. Le chiese chiudono e sono trasformate in centri commerciali o beauty farm, al loro posto si erigono moschee. Una nuova società, non cristiana, viene ad abitare il Vecchio Continente, imponendo senza troppi sforzi, ma solo con la forza del numero, nuovi costumi, idee, culti. Esagerazioni? La distopia di P.D. James era ambientata nel 2021.