Il nuovo Facebook non funziona, secondo me (e pure secondo noi)

Il giornalista Francesco Costa ha scritto sul Post un articolo interessante (Il nuovo Facebook non funziona, secondo me). L’argomento è il social network che ha portato delle modifiche nelle modalità di visualizzazione degli aggiornamenti degli amici o delle pagine cui si è accordato il “mi piace”.

COSA E’ CAMBIATO. «In sostanza – spiega Costa -, dato che gli aggiornamenti dei vostri amici e delle vostre pagine sono molti di più di quelli che la vostra bacheca è in grado di mostrare, Facebook ha deciso di dare precedenza agli aggiornamenti più commentati, più piaciuti, più condivisi, piuttosto che a quelli più recenti. Ovviamente appaiono anche quelli più recenti, non è un interruttore on/off: ma molto meno di quanto facessero prima (anche se voi decidete così tra le impostazioni della bacheca: Facebook fa un po’ quello che vuole)».
Il risultato è che sulla bacheca appaiono in alto le foto, gli articoli, i commenti che hanno ottenuto più interazioni, indipendentemente dal momento cronologico in cui sono stati postati. «Lo stesso accade con le pagine», nota Costa. «Se siete iscritti a quella della vostra birra preferita è più facile che vediate sulla vostra bacheca un aggiornamento di ieri molto condiviso e piaciuto, piuttosto che uno di oggi che non ha ottenuto altrettante “interazioni”».

PERCHE’ E’ SUCCESSO. Perché Facebook ha apportato questo cambiamento? L’idea di fondo è quella segnalare all’utente ciò che ai suoi amici è più interessato. In altre e più banali parole: se i tuoi amici hanno condiviso/commentato questa notizia, ciò significa che è più interessante anche per te. Ragionamento che non fa una grinza, se non fosse, come nota giustamente Costa, che esistono delle «deduzioni successive: se un contenuto non ha un boost iniziale di commenti, like e share, cade nel vuoto; se vuoi visibilità a prescindere dalle tue interazioni, paga».

SI “ROMPE” LA BACHECA. La condivisibile opinione di Costa è questa: «Questo approccio non funziona e rompe la bacheca. Innanzitutto perché per la mia limitata esperienza moltissime persone su Facebook passano una buona parte del tempo a leggere cosa scrivono i loro amici e guardare le loro foto, senza necessariamente interagire. E vorrebbero continuare a farlo. Poi perché le interazioni sono un parametro grossolano nel determinare il valore di un aggiornamento: un mio amico tre giorni fa ha scritto una robina nonsense che ha generato un’infinita discussione altrettanto nonsense che a me non importa, eppure sulla mia bacheca continuo a vederla (al posto di qualcos’altro, sempre di suo, più recente, che potrebbe interessarmi di più)».

CHI DICE COSA MI INTERESSA? Cambierà qualcosa nei prossimi giorni? Costa se lo augura, notando che «il danno più grosso Facebook lo fa a se stesso». Il risultato molto banale è, infatti, che «con la nuova bacheca io stamattina mi trovo davanti un articolo sui pronostici delle partite di Champions League di due giorni fa, o mi trovo davanti un’analisi sullo shutdown due giorni dopo la fine dello shutdown, solo perché all’epoca furono molto commentati e condivisi, e non articoli più recenti – notizie più recenti – e quindi per me più interessanti. Inoltre con le notizie vale una volta di più la regola per cui le interazioni non misurano l’interesse (una notizia può interessarmi molto anche se non la commento o non clicco “mi piace”) né tantomeno la qualità (basti vedere a quanto certi articoli-bufala sono condivisi e commentati su Facebook)».

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