Nigeria, il massacro dei 500 contadini cristiani. «I villaggi sono come campi di guerra»

Le testimonianze dalla provincia di Agatu, teatro dell'ultimo sanguinoso attacco a opera dei pastori Fulani. Interi centri rasi al suolo, cadaveri sparsi ovunque

Almeno 500 nigeriani in maggioranza cristiani sono stati uccisi secondo l’International Christian Concern (Icc) solo nel mese di febbraio nello stato di Benue, in una serie di attacchi perpetrati dai Fulani, un’etnia a maggioranza musulmana dedita prevalentemente alla pastorizia. Il Morning Star News ha intervistato Steven Enada, attivista impegnato a fermare il massacro dei contadini cristiani della provincia di Agatu, che va avanti dal 2000 e fa ogni anno centinaia di vittime: «Nelle ultime tre settimane – ha detto Enada l’11 marzo scorso – Aku, Odugbeho, Aila, Okokolo e Ikobi sono state totalmente distrutte e oltre 300 persone sono state uccise. Abbiamo trovato cadaveri sparsi sui campi come se fosse stata combattuta una guerra».

«NON CREDEVO AI MIEI OCCHI». L’attacco, cominciato il 22 febbraio scorso, secondo le autorità locali, sarebbe terminato la settimana scorsa con la ritirata volontaria dei pastori Fulani che avevano occupato campi e villaggi della provincia di Agatu. Ma secondo lo stesso Enada e altri testimoni molti Fulani non se ne sono andati. Al bilancio di 300 morti citato dal Morning Star News, infatti, l’Icc aggiunge altre 200 vittime. I sopravvissuti e gli sfollati non hanno il coraggio di ritornare alle loro case. Anche Ikwulono John Anthony, un abitante dei villaggi colpiti, dice che i Fulani sono ancora lì: «Mi sono preso il rischio di andare ad Agatu con la delegazione inviata del presidente della Nigeria, abbiamo visitato Obagaji, Egba, Aila, Adagbo, Okokolo, Akwu, Ugboju, Odugbeho e Odejo». L’uomo dice di aver visto «interi villaggi bruciati» con «moltissimi cadaveri di cristiani sparsi e proprietà saccheggiate (…). I pastori Fulani si sono stabiliti nei villaggi rasi al suolo. Non potevo credere ai miei occhi».

SCONTRO ETNICO-RELIGIOSO. La tensione fra l’etnia Fulani e i contadini cristiani è storica, come spiega al giornale nigeriano l’avvocato Emmanuel Ogebe. Ogebe racconta che i Fulani hanno giustificato gli ultimi omicidi accusando la gente di Agatu di avere ucciso 10 mila capi delle loro mandrie. Ma secondo l’avvocato «ci vorrebbero settimane per fare un macello simile, le carcasse delle mucche dovrebbero riempire tutta la provincia e il loro fetore dovrebbe inondare l’aria». Invece non vi è traccia di tutto questo. Lo scontro etnico, sottolinea l’Icc, il più delle volte passa rapidamente al piano religioso, e i Fulani oltre a massacrare indistintamente uomini, donne e bambini, spesso bruciano anche le chiese.

L’IMPUNITÀ. È proprio questa, secondo l’Icc, una delle ragioni per cui i Fulani godono di un regime di impunità, sebbene il presidente nigeriano Muhammadu Buhari abbia espresso il suo «profondo sconvolgimento» per il recente attacco e abbia ordinato l’apertura di una indagine. «Le autorità del paese – scrive l’Icc – dovrebbero adempiere al loro primo mandato di proteggere i nigeriani dalle violenze e dalle minacce verso la vita e verso la proprietà, da qualunque parte provengano, invece che permettere che questi crimini rimangano impuntiti». Anche John Attah, sacerdote cattolico della zona e coordinatore della commissione giustizia, sviluppo e pace della diocesi di Otukpo, ha spiegato che «i cristiani sfollati hanno bisogno disperato di aiuto» e «la cosa sorprendente è che in questo momento gli omicidi continuano nella comunità e il governo nigeriano non è stato in grado di fare nulla».

@frigeriobenedet

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