Nicaragua. «Sono insegnanti, non sono criminali!»

Ancora tensioni nel paese. Il presidente Ortega fa licenziare i docenti che sostengono la protesta e gli studenti scendono in piazza. Le parole del cardinale Leopoldo Brenes

Articolo tratto dall’Osservatore romano – «La persecuzione di persone che non sono d’accordo con il governo è qualcosa di negativo: dobbiamo abbassare i toni in modo che il paese possa veramente raggiungere una autentica normalità». Così si è espresso ieri il cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua e presidente della conferenza episcopale nicaraguense, riferendosi alla repressione messa in atto dal governo del presidente Daniel Ortega che da aprile scorso ha causato oltre 400 morti. In alcune dichiarazioni rilasciate al quotidiano «El Nuevo Diario», Brenes ha parlato di «una normalità tesa», fittizia, ricordando che solo attraverso il dialogo sarà possibile trovare una soluzione della crisi.

In un’altra intervista rilasciata a «La Croix», il cardinale ha ricordato che il ruolo della Chiesa è quello di difendere i più deboli: «La nostra missione è quella di essere al servizio dell’umanità; siamo andati sulle barricate per recuperare i feriti, tra i quali c’erano anche militari e poliziotti». Il presidente «deve ascoltare i desideri di buona parte della popolazione». La conferenza episcopale «chiede di rimanere nel quadro della Costituzione. Non potremmo sostenere un colpo di stato. Domenica 29 luglio ho ricordato dal pulpito che spetta ai laici dare la giusta direzione al paese e condurre le azioni sociali e politiche». Nella stessa intervista, il cardinale ha illustrato quella che è la situazione attuale del dialogo nazionale. «Il dialogo consiste in due commissioni: una di verifica e sicurezza, che tratta di crimini, feriti e dispersi, e che continua il suo lavoro; e una seconda di democratizzazione che è sospesa. Tuttavia, credo che il governo sia sensibile alle richieste di riprendere il dialogo lanciato nella manifestazione per sostenere i vescovi del 28 luglio».

La tensione è alta in tutto il paese. Manifestazioni e scontri sono all’ordine del giorno. A far discutere è soprattutto la decisione del governo di licenziare tutti gli insegnanti della scuola pubblica che hanno sostenuto le manifestazioni di protesta. Proprio per opporsi a tale decisione, ieri, nella città di Condega, nel nord del Nicaragua, è avvenuta una mobilitazione studentesca. Molti studenti hanno rifiutato di entrare nelle aule, «per non sostenere gli assassini» recita un comunicato. Le lezioni sono state sospese in diverse scuole della città. Gli studenti hanno quindi invaso le strade con striscioni che chiedevano la riassunzione degli insegnanti licenziati. Durante la dimostrazione, trasmessa sui social network, gli studenti hanno gridato slogan come «Sono insegnanti, non sono criminali!».

Intanto, il presidente Ortega è tornato ieri ad accusare l’Organizzazione degli stati americani (Osa) di essere «controllata da governi di destra» che, con l’appoggio degli Stati Uniti, stanno compiendo gravi interferenze negli affari interni del Nicaragua. «L’Osa è nelle mani di paesi che sono totalmente irrispettosi verso il nostro popolo, perché hanno intrapreso azioni guidate dalla vendetta e dalla volontà di interferire» ha detto Ortega in un’intervista rilasciata a un quotidiano online. In questa intervista, che è stata diffusa ieri, lunedì, Ortega ha sottolineato che che «ciò che indebolisce maggiormente l’Osa al momento è l’atteggiamento di vendetta dei governi di destra che ora formano la maggioranza in America latina». Questi stati vogliono «fare la guerra a paesi che difendono una relazione di rispetto e non ingerenza» ha aggiunto il presidente.

Più volte negli ultimi mesi l’Osa ha duramente criticato il governo di Managua e chiesto una soluzione della crisi.

Foto Ansa

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