Ncd. Mistero di un partito per cui nessun tema è tanto importante da «mettere a rischio la tenuta del governo»

Il ddl Cirinnà che introduce il simil-matrimonio gay? Alfano non è d’accordo, però lascerà fare a Renzi. Ma che futuro politico si immaginano lui e i suoi?

Al congresso dei democratici Matteo Renzi si è completamente immedesimato nella parte di Silvio Berlusconi, prospettando agli italiani un triennio da sogno e corsi e ricorsi dell’abolizione dell’Imu, tagli delle tasse, abrogazione dell’Irap e, di passaggio, il riconoscimento delle unioni gay, come chiede l’ambasciatore di Obama, entro l’anno.

Bene. Nella politica degli annunci il fiorentino ne sa una di più del Bertoldo di Arcore. Schiaccia nell’angolo una minoranza interna che con Cuperlo e gli altri vecchi arnesi dalemiani ha il solo programma di sopravvivere e rompe il clima d’assedio che nell’ultimo mese gli hanno cucito addosso le opposizioni di Grillo e Salvini. Così ringalluzzì e cantò l’uomo solo al comando.

Ma i suoi partner di governo e naturalmente i “responsabili” cosiddetti di Ncd, che fanno oltre che reggere il moccolo al Grande Timoniere? Sulle unioni gay Sacconi si prende il rischio di raccomandare un voto contro. Altri, come Pagano e Roccella, sono sulla stessa posizione. Ma il segretario Alfano pare di tutt’altro avviso e sorprende la sua euforia più renziana di Renzi.

Il ddl Cirinnà sulle unioni civili «è fuori dal patto di governo, ma non è un tema sul quale potrà essere messa a rischio la tenuta del governo».

Così dice il leader Ncd Angelino Alfano, con una dichiarazione (al Tg5) che è un (suo) classico capolavoro di coerenza votata alla sopravvivenza politica. Sulla strada del suicidio dell’Occidente, dopo i matrimoni gay arriveranno le multinazionali delle cliniche della buona morte e quelle del tabacco che strizzano l’occhio (e probabilmente smazzano i dollari) alla libera cannabis. Cosa dirà di nuovo il caro leader centrista e moderato? Che come per tutto il resto, lui non è d’accordo, «ma non sono temi che potranno mettere a rischio la tenuta del governo»?

Uno può pensarla come vuole, però qualcosa deve pur pensare. Ora, con tutta la simpatia che si può avere per il siciliano che in un’altra epoca sarebbe stato addirittura il delfino di Silvio Berlusconi, che razza di pensiero è «credo sia opportuno provare a raggiungere un’intesa» ma «se non ce la facessimo e il Pd dovesse provare a procedere a un accordo con altre forze politiche, non considereremmo questo un elemento tale da mettere a rischio il governo»?

Tradotto, il pensiero di Alfano sarebbe questo: “Sappiamo che al presidente del Consiglio e segretario del Pd non passa nemmeno per la testa di prendere in considerazione quello che Ncd pensa sull’argomento, sia esso il ddl Cirinnà, la Buona Scuola, o qualsiasi altra cosa. Però, siccome Ncd non intende sacrificare la propria posizione al governo, Renzi trovi pure la maggioranza che vuole in parlamento, che tanto noi qui stiamo e qui rimaniamo». Insomma, il “pensiero” Ncd coincide con la poltrona di Alfano al ministero dell’Interno.

Detta altrimenti la commedia è la seguente: c’è una proposta di legge molto chiara e molto prossima all’approvazione nel parlamento italiano. È sulle unioni civili e soprattutto punta a introdurre nell’ordinamento italiano il simil-matrimonio tra le persone dello stesso sesso e, di conseguenza, le adozioni omoparentali cosiddette. Come quello in materia di gender nelle scuole – che se ne infischia fragorosamente del diritto dei bambini a non fare da cavie per le sperimentazioni sociali di un mondo di adulti che hanno perso il ben della ragione –, anche il ddl Cirinnà è una legge da provincia regredita, colonizzata e conformista. Perfettamente in linea con l’America di Obama e l’Europa disfatta che danza sulla morte della famiglia, essa accentua il menefreghismo politico sulla disgregazione delle comunità familiari e fa causa comune con i fattori disgregativi che aggiungono povertà alla crisi economica, depressione negli adulti e sofferenza nei bambini.

Ebbene, al governo c’è un partito, Ncd, che della famiglia e del buon senso di una società fondata sul patrimonio sociale dell’alleanza uomo-donna, sulla difesa dei bambini e l’educazione delle nuove generazioni, dice di fare il suo biglietto da visita. Però, quando arriva al dunque, ogni qualvolta occorra dimostrare che quel che si predica bene, almeno approssimativamente, coincide con quel che si razzola, questo partito tira fuori dal cilindro il coniglietto e se la dà a gambe levate.

E perché se la dà a gambe levate? Perché deve mantenere una poltrona da ministro.

Domanda: ma perché persone capaci come Lupi, Giovanardi, Pagano, Roccella, Sacconi, Formigoni eccetera, che hanno pure cultura, identità, idee forti, assecondano questa commedia? Come possono immaginare di avere un futuro?

Per carità, non è che non si comprendano le ragioni di una pattuglia di parlamentari che stanno aggrappati al loro segretario di partito, a sua volta edera del governo Renzi, come starebbero aggrappati al salvagente i turisti di un battello rovesciato sul Nilo. Però, non dovrebbero neppure dimenticare che hanno presentato un programma agli elettori, hanno chiesto un voto al popolo e, per quanto il gruzzolo dei consensi sia risicato, sono pur sempre 1,2 milioni gli italiani che hanno votato Ncd alle ultime europee. Perché buttare via questo tesoretto? Mistero.

Di fatto, Ncd è diventato un partitino tra Scilla e Cariddi. Mentre al Nord scompare. E se sopravvive – dove sopravvive, come succede in Lombardia – è solo perché ha preso le distanze dal proprio ministro integrandosi e facendosi parte attiva al modello politico guidato da altri (nel caso lombardo, dal governatore Roberto Maroni). Una via (postberlusconiana) che lasciando a Salvini il lavoro sulla “pancia” della nazione (cosa che non è affatto da schifare se vuoi raggiungere una maggioranza nazionale), dovrebbe condurre alla ricomposizione di un centrodestra di governo, il cui banco di prova saranno le elezioni del 2016 per il rinnovo del sindaco e consiglio comunale di Milano (e probabilmente di Roma).

Di fatto, per Ncd si approssima l’ora della verità: essere coerente col proprio programma, quindi rischiare lo scontro e l’uscita dal governo Renzi sui temi distintivi della propria identità politica, facendosi così trovare pronto e legittimamente parte del centrodestra nel futuro prossimo in cui (sicuramente a Milano e forse anche a Roma) si configurerà la prima campagna elettorale che farà da banco di prova a quella nazionale per un governo finalmente eletto dal popolo e non più nominato dalla Troika dopo il quinquennio di nominati Monti-Letta-Renzi. Oppure sparire. Scenario che sembra piuttosto verosimile, ad oggi, per quella pattuglia di bravi ma spuntati deputati Ncd, il cui destino sembra quello di andare in pensione o, al massimo, di pietire un posticino (ma quanti gliene vorrà offrire Renzi? Uno o zero?) nel futuro Partito della Nazione.

@LuigiAmicone

Foto Ansa

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