Detta così, sembrerebbe che il pomodoro non conosca la crisi. Com’è possibile?
Certamente le performance rilevanti degli ultimi dieci anni ci hanno permesso di crescere molto rapidamente e il nostro legame con il consumatore si è via via rafforzato. Ma non è sempre stato così facile come erroneamente si potrebbe credere: oggi raccogliamo i frutti di quanto finora abbiamo seminato. In particolare, quelli della scelta di aver investito su un prodotto di qualità in un’ottica di lungo periodo e di non aver difeso, invece, come pure avremmo potuto fare, posizioni già acquisite e quote di mercato, andando al risparmio e rosicchiando sui centesimi, secondo una logica che, però, avrebbe inevitabilmente avuto un orizzonte assai più breve.
Perché non è stato così semplice?
Il contesto in cui operiamo non è semplice e il contesto è ovunque condizione fondamentale, direi assoluta, per chi vuole fare impresa. Anche in Italia. In uno scenario globale, infatti, diventa importantissimo investire per migliorarsi, perché o si cresce oppure si è condannati a sparire sotto i colpi della concorrenza.
Cuneo fiscale e costo dell’energia a parte, che comunque rappresentano un limite oggettivo per chiunque voglia investire in Italia, si è persa nel corso degli anni quell’attenzione necessaria a costruire le condizioni adatte a fare impresa. E si è venuta a creare così una situazione generalizzata di complessità ormai difficile da risolvere. Ciò, forse, è l’esito di una visione un po’ “anni Settanta” del mondo dell’imprenditoria che non corrisponde più alla realtà. L’impresa, da noi, purtroppo, non è più vista come un patrimonio per la società, come il motore dello sviluppo.
Da dove ripartire?
Basterebbe eliminare qualcuno dei molteplici ostacoli di cui, fino a quando l’economia cresceva, non si avvertiva il peso, almeno non come ora. Per esempio, in Italia un’impresa è tenuta ad anticipare al fisco, un anno prima, il 98 per cento delle tasse e non è giusto, va cambiato. Oppure si potrebbe, come da anni un po’ tutti vanno ripetendo, eliminare le agevolazioni e gli aiuti dello Stato per impiegare le risorse nell’abbattimento sensibile del cuneo fiscale. Oppure ancora adottare una seria politica energetica volta a ridurre finalmente i costi di produzione.