È Musk l’uomo giusto per “liberare” Twitter? Forse sì

Il più ricco del mondo promette di rivoluzionare il social network che piace ai progressisti, e ha già tutti contro. Potrebbe non farcela, ma sarà comunque divertente vederlo all'opera

Elon Musk, nuovo proprietario di Twitter (elaborazione Ansa)

«L’uccellino è stato liberato», ha twittato venerdì scorso Elon Musk dopo avere finalmente comprato Twitter. L’arrivo del libertario fondatore di Tesla e SpaceX a capo del social network che piace tanto ai liberal è stato salutato come l’avvento dell’anticristo da una parte e come l’apoteosi del Messia dall’altra. Musk ha subito licenziato diversi dirigenti, promesso di istituire un “consiglio di moderazione”, assicurato che su Twitter tornerà a esserci vera libertà di parola senza però che la piattaforma si trasformi in un libera-tutti infernale.

Establishment progressista contro Musk

Ci riuscirà? Difficile a dirsi, data l’imprevedibilità del personaggio, che spesso sembra un ragazzino immaturo più che un imprenditorie visionario. Riporre troppe speranze in lui potrebbe portare grandi delusioni, ma vedere tanti a sinistra disperati per la sua acquisizione dice molto di come negli ultimi anni Twitter sia diventata una bolla in cui sono accettati, rilanciati ed evidenziati soprattutto pensieri, parole e opere del pensiero progressista politicamente corretto che scorre anche nelle redazioni dei giornali occidentali, nelle cancellerie europee, nelle università americane e in governi e Parlamenti di diversi paesi.

“Halloween with my Mom”, ha twittato Musk postando questa foto ad Halloween

In attesa di capire come e quando l’uomo più ricco del mondo cambierà Twitter (a partire dalla sempre più discussa possibilità che Donald Trump possa riavere indietro il suo account, cancellato e rimosso dopo i fatti del 6 gennaio 2020, fino all’ipotesi concreta di un pagamento mensile per gli account verificati), l’establishment americano si è già apertamente schierato contro di lui, e l’Unione Europea ha risposto a tono al tweet di Musk con una minaccia non troppo velata: «In Europa l’uccellino volerà secondo le nostre regole» (così il Commissario per il mercato interno Thierry Breton). Molte aziende che investivano in pubblicità sul social fondato da Jack Dorsey hanno a loro volta minacciato di non volere più investire su Twitter.

Twitter non reggeva più, vediamo cosa farà Musk

La verità è che il modello di business della piattaforma non reggeva più da tempo, i 44 miliardi di dollari di Musk sono stati la salvezza per i dirigenti che non sapevano più come reggere la baracca, gonfiata dalla comunicazione politica e dai giornali, ma sempre meno frequentata dalle persone “normali”. Il suo problema più grande sarà restituire un significato a “disinformazione” e “incitamento all’odio”, due categorie che nel tempo si sono allargate a dismisura, comprendendo opinioni differenti sui dati scientifici e credenze religiose: su Twitter chi nega l’olocausto o scrive insulti razzisti è spesso censurato come chi dice che i sessi sono due o pensa che i cambiamenti climatici non distruggeranno la Terra entro la prossima settimana.

Riportare chi pensa che sia giusto così (pochi ma molto influenti) a un nuovo principio di realtà sarà molto difficile, dato che questo tipo di ideologia attraversa ogni ambito politico e culturale dell’occidente. Musk avrà la voglia e la forza di farlo? Paradossale, notava sullo Spectator Gareth Roberts, che a rendere meno folle internet possa essere un folle come Elon Musk. Non chiudere l’account a chi esprime opinioni dissenzienti su argomenti politici come il Covid-19 o il cambiamento climatico potrebbe essere un buon inizio, ha scritto il Wall Street Journal. Per il resto, è difficile dire oggi se Musk salverà Twitter. Ma sarà divertente vederlo all’opera. Più che scrollare le nostre timeline politicamente corrette.

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