Miserere, storie di cristiani perseguitati. Ma a volte la menzogna è una persecuzione peggiore della morte

Ribnovo, Bulgaria. La vicenda di una notizia creata ad arte per fomentare l'odio religioso tra musulmani e cristiani.

Pubblichiamo la trentesima puntata di “Miserere”, la serie realizzata da Franco Molon e dedicata ai cristiani perseguitati (per leggere le storie precedenti clicca qui).

Stoyan guarda lo schermo del computer aspettando l’illuminazione; osserva l’ipnotico ciclo dello screensaver come un veggente fissa estatico il punto dell’apparizione che sta per accadere. La voce del direttore lo riporta con i piedi per terra:

“E’ pronto il pezzo su Ribnovo?”

“Ecco, a dire il vero, no” risponde quasi balbettando “il fatto è che la vicenda non mi è chiara, ci sono punti ancora oscuri, cose che devo controllare. Insomma, non sono convinto che la notizia sia vera al cento per cento. Sento puzza di marcio in questa storia.”

Al vecchio giornalista sfugge un sorriso ironico: “Guarda che non stiamo parlando del Watergate e tu non sei Woodward o Berstein. Le cose sono semplici: un preside di scuola, un musulmano fanatico, ha costretto tutti i bambini, cattolici compresi, a iscriversi alle lezioni di Corano dove l’insegnante ha poi obbligato tutte le bambine, cristiane comprese, ad andare in classe con il velo. Non ci vuole molto a buttar giù trenta righe sull’argomento, mi pare.”

Stoyan si gratta la testa perplesso, fa una smorfia, gira lo sguardo tutto intorno senza avere il coraggio di fissare il capo negli occhi: “Sì, ma non credo sia andata proprio così. Tanto per cominciare a denunciare l’episodio non sono stati i genitori ma un deputato di estrema destra. Fra un mese ci sono le elezioni e i voti dei 400 cristiani di Ribnovo possono fare la differenza in quel collegio. Poi ho parlato con il preside, un certo Feim Issa, che nega tutto, dice che non si è mai sognato di obbligare i bambini cristiani a seguire le lezioni di Corano e che la storia del velo è tutta un equivoco. L’insegnante ha solo chiesto alle ragazze cristiane di presentarsi al ballo di fine anno in abiti che non offendessero troppo i sentimenti delle ragazze musulmane.”

“Ma cosa ti aspettavi?” sbotta il direttore “che quei fanatici ammettessero tutto? Sì è vero siamo stati noi, vi chiediamo scusa, non lo facciamo più? E’ ovvio che neghino. La denuncia l’ha fatta il deputato a nome dei genitori perché questi, con molta probabilità, avevano paura di esporsi in prima persona temendo ritorsioni o aggressioni. Le elezioni non c’entrano niente. Sono solo una coincidenza. Ma poi, quell’insegnante del velo, non è mica un saudita? Un pazzo wahabita reduce dalla guerra di Bosnia. Non è stato forse lui a organizzare il pellegrinaggio alla Mecca per tutti gli studenti della scuola? Non mi dirai che ti fidi delle parole di questa gente?”

“Ecco” risponde il redattore “questo è un altro problema. L’insegnate non è un reduce dalla Bosnia, si chiama Boshnak di cognome; e non è un saudita, ma un bulgaro come me e lei. E’ vero però che ha passato più di un anno in Arabia, non si sa bene a fare cosa. Riguardo la faccenda del pellegrinaggio, poi, non sono riuscito a capire se è vera o una bufala. Non credo nemmeno sia mai stato fatto.”

“E secondo te, una persona normale, cosa ci va a fare in Arabia Saudita per un anno intero? Per passare le vacanze al mare? No di certo, per farsi indottrinare e addestrare! Per questo ci è andato, lo stronzo.”

“Quello che penso” risponde Stoyan “è che questa storia sia troppo confusa; bugie, mezze verità e interessi rendono difficile, forse impossibile, scoprire quanto accaduto realmente. Questo episodio dimostra che la menzogna è una persecuzione peggiore della morte perché confonde le acque e le menti, getta il dubbio anche sui perseguitati, li priva della loro ultima dignità, quella di essere vittime. Devo arrivare alla verità, qualunque essa sia, se voglio rendere loro un buon servizio.”

“Se cerchi verità leggiti la Bibbia o il Corano. I giornali pubblicano notizie, e questa è una notizia. Sbrigati a scrivere qualcosa altrimenti giro il pezzo a Bogdan.”

Marzo 2009 – Yane Yanev, deputato al parlamento e leader del partito di estrema destra RZS denuncia diversi episodi di conversioni forzate all’Islam in alcuni villaggi nel sud della Bulgaria. Tra questi l’episodio accaduto a Ribnovo dove il preside (Feim Issa) della locale scuola avrebbe imposto a tutto il personale docente l’uso di abbigliamento tradizionale musulmano. Nella stessa scuola l’insegnante di religione (Murat Boshnak, formatosi in Arabia Saudita) avrebbe costretto tutti i genitori a iscrivere i propri figli alle lezioni di Corano. La denuncia è avvenuta pochi giorni prima delle elezioni politiche. Successivamente Yanev è stato riconosciuto come membro attivo di un clan malavitoso locale; nessun genitore ha mai confermato gli episodi; il preside e l’insegnante hanno sempre negato l’accaduto.   

Questo filmato, caricato all’epoca dell’episodio raccontato, ha come sottotitolo “Ribnovo è la fortezza dell’Islam in Bulgaria”. Alternando immagini del paese e dei suoi abitanti con quelle dei luoghi santi dell’islam loda la fedeltà di Ribnovo e invita tutti a partecipare al pellegrinaggio alla Mecca.

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