Milano, Pisapia sgombera due campi rom. De Corato attacca: «Li ha trasferiti a cento metri»

L'ex vicesindaco denuncia: seicento abusivi spostati nel centro della Protezione Civile. «Grazia alla sinistra buonista i nomadi vengono in Italia per stanziarsi»

Lunedì, il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha fatto sgomberare due campi rom abusivi in zona Certosa. Per Riccardo De Corato, ex vicesindaco di Milano, è stato più un trasferimento che uno sgombero: «Quei seicento rom sono ancora lì, trasferiti a cento metri da dove erano accampati, nel centro della Protezione Civile di Milano in via Barzaghi», spiega il consigliere regionale di Fratelli d’Italia. «Si può parlare di sgombero? Chi li manterrà? Cosa succederebbe se, in caso di emergenza, i milanesi avessero bisogno di quella sede?».

Servirà a qualcosa lo sgombero di Pisapia?
Quando ero vicesindaco, la giunta non si limitava a far spostare i rom da un posto all’altro: stavamo loro addosso per impedire che si installassero nuovamente nei campi abusivi. Usavamo la deterrenza per impedire che costruissero altre favelas. Nel 2010, la Prefettura certificò che ne avevamo allontanati più di 6 mila. Ora invece, grazie alla sinistra buonista, stanno ricevendo soldi attraverso il terzo settore. Oltre a non mettersi in regola non se ne vanno, anzi, chiamano parenti e amici dalla Romania, dalla Bulgaria, dalla Serbia. I rom oggi vengono in Italia per restarci. Non si può più chiamarli nomadi, come l’Europa si ostina a fare.

Non esiste più il nomadismo?
Se i rom vengono in Italia per restarci, come si fa a chiamarli nomadi? Non fanno il giro d’Europa. Le faccio un esempio: dopo lo sgombero di Pisapia, al Tg3 ne hanno intervistati alcuni. Questi non avevano nessuna intenzione di andarsene da Milano, e anzi gridavano “casa”, “vogliamo una casa”. Ecco perché vengono in Italia. Perché vogliono stanziarsi. Adesso la situazione è più grave di qualche anno fa: i rom occupano anche gli stabilimenti: case popolari e di privati.

Ma perché espellerli? In Europa c’è la libertà di spostamento.
Dalla Francia, dove sono al governo i socialisti, ne sono stati rimpatriati ben 12 mila. Hanno potuto farlo perché c’è una direttiva dell’Unione Europea che lo consente: un cittadino europeo per risiedere in un paese dopo tre mesi deve poter assicurare di avere un domicilio, l’assistenza sanitaria e un lavoro. Quasi tutti i rom a Milano non rispettano alcuna delle tre condizioni. Inoltre sappiamo bene che è diffusa la delinquenza nei campi abusivi, dove quando va bene si tratta di accattonaggio e di piccoli furti.

Come risolvere il problema?
Non è facile. Innanzitutto bisogna attivare la normativa europea e smettere di fare i buonisti: una quota molto alta dei cosiddetti nomadi non ha né un domicilio né un lavoro. Poi vanno identificati, e verificate le loro fedine penali. Bisogna fare accordi bilaterali con i paesi di provenienza per rimpatriarli. L’Italia ha poche risorse, quindi deve interrogarsi se ha la disponibilità per offrire loro migliaia di posti per dormire oppure se è meglio rimandarli nei loro paesi.  

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