Milano, Pisapia blocca il traffico. Commercianti: «Negativo al 100%»

«Abbiamo avuto un 35 per cento in meno di entrate. Pisapia ci ha lasciato a tasche vuote e con una nuvolona di smog sopra la testa». Commenta così il padrone di un negozio di c.so Buenos Aires il blocco totale del traffico di due giorni voluto dal sindaco di Milano per abbattere l'inquinamento. Viaggio di Tempi.it tra gli umori (neri) dei commercianti

«È stata una scelta drastica, ma necessaria. La città ha compreso il significato della decisione, a fronte di un’emergenza sanitaria che ha reso doveroso un provvedimento straordinario». Con queste parole il sindaco di Milano Giuliano Pisapia si è detto colpito dal “senso civico” manifestato dai concittadini in occasione del blocco totale del traffico, indetto per l’8-9 dicembre. Un blocco che, però, non ha portato ai risultati sperati. Anzi, per paradosso, il giorno precedente lo stop aveva fatto registrare valori d’inquinamento al di sotto della soglia di allarme, che sono invece poi risaliti dopo i due giorni di blocco, per scendere di nuovo domenica.

Ma, al di là dei risultati, è vero o non è vero che i meneghini hanno acconsentito, e di buon grado, a lasciare la macchina in garage e a muoversi a piedi o con i mezzi pubblici? Carlo Sangalli, presidente nazionale di Confcommercio e dei commercianti milanesi, ha visto l’aspetto più prosaico della vicenda: «Ci rendiamo conto di cosa significhi, per migliaia di piccoli imprenditori, il 25 per cento di flessione negli introiti in un periodo cruciale come il ponte di Sant’Ambrogio?». Tempi.it ha voluto raccogliere le opinioni dei negozianti di corso Buenos Aires, che hanno vissuto sulla propria pelle (e nel proprio portafoglio) il disagio di una Milano spopolata. Per loro si è trattato di un lungo weekend di paura. A cominciare dallo storico “La Stilografica”, dove un commesso taglia corto: «Non ne voglio parlare. Negativo al 100 per cento».

Altri commercianti, invece, non mettono freni alla rabbia. «Durante il ponte abbiamo una forte affluenza – dichiara il responsabile della gioielleria “F.lli Solenne” – dalla periferia vengono a visitare la città, mentre i milanesi scappano in montagna. Quest’anno, però, non è entrato nessuno». Stesso risultato per il famoso locale “Viel”: «In periodo invernale, noi non facciamo grandi affari. Ma, con il ponte e l’Artigiano in Fiera, qualche cliente in più arrivava sempre». E sull’apertura dei negozi fino a mezzanotte, caramella offerta da Pisapia per addolcire il blocco? La risposta la offre la venditrice della profumeria “Bottega Verde”: «Non ci sono venuti incontro. Il nostro staff lavora secondo turni prefissati, non possiamo cambiare orari da un giorno all’altro. Chi volete che passi a mezzanotte? Con questo freddo, poi!». Il direttore del negozio di animali “I cuccioli della Grande Luna” dà una cifra approssimativa del disagio: «Abbiamo avuto un 35 per cento in meno di entrate. Il periodo natalizio serve anche per allontanare lo spettro della crisi. L’intervento di Pisapia, invece, ha avuto come risultato quello di arricchire i grandi centri commerciali dell’hinterland, lasciando noi a tasche vuote e con una nuvolona di smog sopra la testa».

Ma l’incremento dei mezzi pubblici non ha garantito una certa affluenza? «Assolutamente no – dichiara la responsabile di “Pre-Natal” – il supporto non è stato adeguato. Da noi vengono mamme con i passeggini: come possono prendere delle metropolitane così affollate?». Per non parlare del problema delle consegne mancate: «Abbiamo dovuto recapitare oggi moltissimi libri prenotati per sabato», ammette il titolare della storica “Libreria Puccini”. Al suo fianco, anche “Nau Ottica” ha subito la stessa sorte: «Alcune lenti a contatto sono arrivate solo domenica. E sabato si è incassato come se fosse stato un qualsiasi giorno feriale». E come se l’è cavata il più tradizionale commercio delle caldarroste? «Una tragedia – dichiara il lavoratore di un chiosco – l’anno prossimo, a Pisapia, glielo porto io il carbone».

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